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Un nuovo taglio di capelli era sempre riuscita a farla stare meglio. Non importava quanto duro fosse stato il periodo, con una pettinatura nuova sentiva che le cose avrebbero preso una nuova strada, quasi come una fenice che risorge dalle ceneri.

L'ultima visione che aveva avuto aveva fatto chiarezza su alcune cose; perché non riuscisse a trovare Finn, perché quel bastardo non avesse fatto nessuna mossa negli ultimi mesi, nemmeno gongolare per il fatto che il suo malefico piano insieme a Matt aveva iniziato a dare i suoi frutti.

Molte cose che prima le erano sfuggite cominciavano ad acquistare un senso, persino Klaus che nell'ultimo periodo era stato evasivo, impegnato con Rebekah e il corpo che la ospitava... avrebbe dovuto capire che c'era qualcosa che non andava, ma non era del tutto lucida da un bel po' oramai.

Ora finalmente era tornata la vecchia sé ed era pronta a fare ciò che doveva, senza l'aiuto di nessuno, come sempre nella sua vita.

La casa che aveva comprato a New Orleans era il primo segno di quella ritrovata indipendenza. Niente più villa Mikaelson, niente più strane alleanze o amicizie, niente più relazioni... niente di niente. Non con chi l'aveva presa in giro fingendo di essere dalla sua parte.

Ripensò a quando aveva parlato con Niklaus della punizione che Finn meritava... l'Ibrido originale le aveva detto che aveva carta bianca e ripensando al sempre e per sempre che i fratelli Mikaelson si erano giurati per secoli e secoli, la cosa le era sembrata strana. Non ci aveva fatto caso però, perché si fidava di lui. Grande errore, avrebbe dovuto essere più sveglia.

Non aveva detto a nessuno di trovarsi di nuovo in città, non ancora almeno e non era certa che l'avrebbe fatto. Tuttavia, la prima persona che aveva visto una volta tornata era stato Marcel e lui evidentemente non aveva saputo tenere la bocca chiusa visto che adesso Elijah e Klaus se ne stavano davanti la porta di casa sua, seduti sui gradini del portico di quella piccola villetta di periferia.

"Il nuovo taglio di capelli ti dona," le disse Klaus quando lei scese dall'auto e avanzò verso la porta.

"Grazie" rispose lei spostandosi un po' la frangia. "E ora andatevene via."

"Marcel ci ha detto che eri in città, gli abbiamo risposto che era impossibile perché se fossi tornata ci avresti telefonato o saresti venuta a casa" Elijah si piegò per farla passare. Poi si alzò e la guardò con attenzione.

"Io sono a casa" affermò lei indicando l'abitazione. "L'ho comprata una settimana fa."

"Vuoi dire che sei tornata da una settimana?"

Allison scosse il capo. "Oh no, sono tornata da circa dodici giorni. Ma mi ci è voluto un po' per trovare questa casa."

Klaus incrociò le braccia dietro la schiena. "Qual è il problema, esattamente?" chiese.

La cacciatrice si strinse nelle spalle, un sorriso sarcastico le colorò il viso. "Chiedilo a tua sorella" disse aprendo la porta.

"Rebekah? Non capisco" disse Elijah mettendo le mani in tasca. "Cosa ha fatto?"

"Non provarci" lo avvertì Allison e il suo tono era cambiato, era aggressivo e lei sembrava sulla difensiva. "Mi avete trattata come un'idiota fino ad ora ed è colpa mia che ve l'ho permesso, ma ho smesso di giocare a questo gioco. So che Freya è tornata e so che il caro Finn è custodito dentro un ciondolo che tiene gelosamente appeso al collo. Lo stesso Finn che ha riportato indietro mio fratello e le cui mani sono sporche del sangue di una donna e di un bambino mai nato."

Ci fu un attimo di silenzio, gli occhi di Elijah si incupirono, quelli di Klaus rimasero fissi sul viso furioso della cacciatrice. L'Ibrido pensò che avrebbe dovuto immaginarlo, era chiaro che lo avrebbe scoperto, anche se loro avevano provato a tenerglielo nascosto con tutte le loro forze.

"Come l'hai scoperto?" le chiese.

"Come l'ho scoperto?" fece eco Allison. "Forse credete di sapere tutto di me, ma in realtà non sapete assolutamente nulla."

Elijah sospirò. "Che vuoi dire?"

"Ho un dono, Elijah, a volte vedo delle cose, come delle visioni. Alcune volte sono cose che devono ancora accadere, altre volte sono già accadute, ma le vedo comunque."

Klaus corrugò la fronte, poi sorrise. "Questa è una svolta interessante."

"Sono felice che la cosa ti intrighi" la donna fece qualche passo dentro casa e poggiò a terra alcune buste che aveva in mano. "Sono in città solo perché ho ancora degli affari da portare a termine, ma farò la cose a modo mio da ora in poi, non sono sicura che vi piacerà e onestamente non me ne importa assolutamente nulla."

"Allison" le disse Elijah avanzando di qualche passo. "Perché non ci fai entrare, così potremo parlare. Devi capire che nonostante tutto, Finn è nostro fratello e affidarlo a Freya in fondo fa contenti entrambi; non darà più fastidio a nessuno e magari un giorno potrà tornare nel suo corpo originale per redimersi."

"Non c'è niente di cui parlare e comunque non crederei ad una sola parola. Non riesco neppure a sopportare il suono della tua voce, Elijah. Andate a casa e lasciatemi in pace."

Chiuse la porta, anzi gliela sbatté in faccia e cercò di scordarsi di loro. Ma il pensiero la accompagnò per tutto il giorno.

****

La chiamata di Josephine arrivò quando Elijah stava cercando di togliersi di dosso quella strana sensazione che la discussione con Allison gli aveva lasciato.

Più di tutto gli faceva male il senso di tradimento che aveva visto dentro quegli occhi nocciola di cui era innamorato, ma a cui non aveva ancora confessato i suoi sentimenti. Forse, visto come stavano le cose adesso, non avrebbe mai avuto l'occasione di farlo. Gli tornarono in mente le parole del giovane Sam Winchester: non tirare troppo la corda, gli aveva detto e lui aveva fatto un errore ancora peggiore di quello.

"Pronto," disse sospirando. "Josephine, cosa posso fare per lei?"

"Signor Mikaelson," rispose lei con calma. "Mi è giunta voce che lei e la sua famiglia siete in contatto con una persona che vorrei davvero conoscere."

"Sarebbe utile se lei mi dicesse di chi sta parlando esattamente. Io e la mia famiglia siamo in contatto con molta gente."

"La signorina Allison Morgan" gli fece sapere Josephine. "Vorrei conoscerla, vorrei che voi veniste a cena da me, domani sera. Oh e se può porti anche quella simpatica violinista, Gia."

"Josephine" Elijah fece un grosso respiro e si guardò intorno. "Non sono certo di poter esaudire il suo desiderio. Io e... le due giovani donne che lei vorrebbe a cena non siamo nei migliori dei rapporti in questo periodo."

Dall'altra parte del telefono si sentì una risata ed Elijah pensò che era la prima volta che la sentiva ridere, anche se si trattava di una risata quasi soffocata.

"Oh, signor Mikaelson" disse dopo qualche secondo. "Mi creda, capisco perfettamente quello che intende, ma non è un mio problema. Voglio che Allison Morgan venga a cena qui e vorrei che anche lei e Gia foste presenti."

"E posso chiederle perché è così importante per lei conoscere Allison?"

"La convinca a venire a cena e avrà la sua risposta."

La donna riattaccò prima che Elijah potesse dire altro e lui rimase fermo, con il cellulare ancora poggiato all'orecchio.

"Fantastico" mormorò pensando a come avrebbe fatto a convincere Allison e anche a convincere Gia.

****

Mikael bevve un sorso di bourbon, poi si mise in piedi e afferrò il bastone con cui si allenava ogni giorno. Il suo giovane studente sarebbe arrivato da un momento all'altro, ma Freya non sembrava essere d'accordo con quella sua nuova amicizia.

"Padre" gli disse. "Perché ti ostini a voler fare questa cosa? Abbiamo altre cose di cui occuparci, cose più importanti."

"Quello che sto facendo è importante, Freya" le rispose lui. "Anche se forse tu ora non riesci a capirlo, fidati di me."

"Cos'ha di speciale quella donna? Sembra che pendiate tutti dalle sue labbra in qualche strano modo."

Il vampiro cacciatore di vampiri sospirò muovendo le braccia, poi lo sentì; il suo studente era arrivato.

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