I knew you were trouble

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Nina stava seduta su una panchina ombreggiata da una grossa quercia.

Era il suo posto preferito.

Si sedeva spesso lì a leggere, ascoltare musica, riflettere... Era la parte sfigata di sé che viveva in disparte.

Tutti la conoscevano come la bionda pelle e ossa dall'armadio costoso quanto un'auto di lusso e la fama da popolare per eccellenza.

Nessuno sapeva che era intelligente davvero e amava la letteratura e i classici romanzi d'amore. I suoi occhi azzurri nascondevano sapientemente un cuore tenero e romantico, in fondo in fondo. Bastava saper scavare.

- Come mai qui da sola?

Nina sussultò alla voce di Ray.

Max se n'era andato, Ray invece aveva notato una testa bionda e si era avvicinato. Mai si sarebbe aspettato che Nina Phillis leggesse romanzi.

Nina chiuse il libro e lo ripose in borsa. Si alzò di scatto e lo inchiodò con lo sguardo.

- Se osi parlare, giuro che te ne pentirai. - sibilò, prima di voltarsi.

- Hai già un accompagnatore per il ballo? - le chiese lui, cambiando discorso.

- Non sono cose che ti riguardano. Addio. - disse Nina freddamente.

- Posso accompagnarti io?

Le guance di Nina diventarono scarlatte. Era furiosa.

- E tu pensi di essere all'altezza di fare il mio accompagnatore al ballo di inizio anno?

Ray guardò i suoi occhi sprezzanti e le labbra contrite di un rosa pescato. I capelli biondi erano chiari, e donavano al suo incarnato di una particolare tonalità di rosa tenue, a tratti leggermente aranciato. Gli occhi azzurri, di un colore chiaro e vivo, risaltavano l'armonia di sfumature.

- I gradini su cui pensi di stare stanno più in alto del cielo.

Ray la lasciò con il gusto amaro delle parole volteggianti in aria.

Nina non si aspettava una risposta così. Era abituata a tristezza, rabbia, indignazione... Ma la delusione aveva lanciato una prospettiva tutta nuova sul suo modo di vedere le cose.

Infine si convinse che parlare con gli sfigati portava a inevitabili svantaggi, e lasciò perdere la discussione, senza, però, dimenticarla. Nina non dimenticava, sapeva che dimenticare non era facoltativo e preferiva affrontare i ricordi piuttosto che tentare di sopprimerli.

Forse, dopotutto, certi ricordi dovevano convivere con noi stessi, pensò, per aiutarci a non dimenticare che una seconda volta non avremmo dovuto sbagliare.

***

Il vento si abbatteva sui vetri della camera di Cady.

Chiedeva il permesso di entrare.

E Cady lo lasciò entrare.

La ringraziò, abbracciandola, accarezzandola, lasciandole baci astratti sulle labbra dischiuse.

Cady guardava l'aria muoversi, invisibile. Percepiva lo spostamento, sentiva l'atmosfera cambiare. Davanti ai suoi occhi, però, non succedeva nulla.

Si affacciò alla finestra.

No. Non può essere vero.

Avrebbe voluto non averlo mai fatto. Jake stava camminando verso la porta di casa sua con un mazzo di rose rosse in mano.

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora