Thinking out loud

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- È un fottuto scherzo? Vi siete messi tutti d'accordo per mandarmi al manicomio? Bravi, ci state riuscendo!

Louis e Styles la guardarono apprensivi. Il fatto che l'uno fosse psicologo e l'altro dottore non aiutavano la situazione, per Cady già assurda di suo.

- Da quanto tempo va avanti? Elena lo sa? Come l'avete scoperto?

- Ahm... - Louis era terribilmente in imbarazzo.

Perché non potevano essere andati direttamente a casa di Harry e farsi le coccole là, al riparo da occhi indiscreti?

Cady era esattamente una di quelle persone che Louis voleva evitare.

Non avevano mai parlato di omosessualità, ma era propenso a credere che lei pensasse che fosse una cosa negativa, come quasi tutto il resto del mondo.

Possibile che uno appena messo il naso fuori di casa dovesse incontrare puntualmente persone che di solito non vuole incontrare?

- È stata una cosa graduale. Dovendoci vedere spesso per lavoro, è capitato che ci siamo accorti di cosa stava succedendo e... Abbiamo deciso di provarci. - rispose Styles.

Cady attendeva il resto delle risposte, in freddo silenzio.

- Elena non lo sa. E tu non devi dirle niente. - aggiunse Louis.

- Oh, per quanto mi riguarda, ho già abbastanza problemi di mio. Di sicuro non vado a cercarne altri! - rise Cady amaramente.

- E... No, non va avanti da molto. Certamente dopo che io e te... Diciamo.... Insomma, hai capito.

Styles studiava Cady, cercando di capire cosa Louis avesse trovato di attraente in lei.

Indubbiamente era bella, ma sapeva che Louis non si era invaghito solo della sua bellezza.

Forse gli erano piaciuti gli occhi vivaci e cristallini, quasi frizzanti, ma al contempo glaciali. Un'esplosione di scintille ed emozioni diverse.

Forse aveva ammirato quella sua postura caratteristica, quell'aura che ogni persona ha di differente da ogni altra. Harry non si sarebbe mai sentito a proprio agio con lei attorno.

Forse era stata l'essenza del suo profumo o il suono della sua voce... Di nuovo, Harry non vi trovava nulla di speciale.

Pero' aveva notato un certo magnetismo che scaturiva da quella esile ragazza. Se era presente, non passava di certo inosservata. Anche involontariamente, si prendeva coscienza di lei e in un qualche modo la mente era obbligata a decidere come comportarsi. Bisognava fronteggiarla.

Era quello il motivo per cui Styles, nonostante in quel momento non stesse ascoltando la conversazione, si accorse che Cady si stava congedando.

- Ciao Cady. - la salutò.

Lei lo guardò negli occhi e alzò una mano in cenno di saluto, sorridendo, già ad alcuni metri di distanza.

***

- Soph, che cosa devo fare? - domandò stancamente Cady alla sorella, il mattino seguente.

- Uhm... Prima di tutto mangia un paio di biscotti e prepara una buona tazza di té. È rilassante, credimi.

Cady sbuffò, poi prese gli unici biscotti che mangiava volentieri, quelli con le gocce di cioccolato.

- Parlando di cose serie?

- Parlando di cose serie, l'unico che ti può aiutare è papà. Lo sai benissimo anche tu. - Sophie sospirò dall'altro capo del telefono.

Chicago le sembrava così genuina... La sua vita lì era tranquilla, procedeva al passo del lavoro e del rapporto stupendo che aveva con il suo ragazzo.

Pensando alla sua povera sorella a San Francisco, contò i giorni al loro nuovo incontro. Tra loro c'erano una ventina di giorni e tremilaquattrocento chilometri.

Aveva insistito tanto con Eric per trascinarlo a San Francisco e passare il Natale là con la sua famiglia.

Cady le mancava tantissimo.

Era la sua sorellina, il piccolo stecchino di famiglia che riusciva a essere incredibilmente dolce con un solo sguardo e altrettanto fredda con un respiro.

Intelligente, acuta osservatrice di dettagli e affettuosa al punto giusto, rimaneva una delle persone a cui voleva bene più sinceramente al mondo.

Ricordava ancora quegli atteggiamenti ostinati e viziati di quando viveva ancora con lei e forse, trasferendosi completamente altrove, aveva davvero raggiunto il suo intento: Cady era maturata.

Non aveva più tempo per le sciocchezze, non si perdeva più in inutili vizi insolenti e stava imparando a dare più importanza alle persone.

Era stato difficile, ma ne era valsa la pena.

- Cosa dovrei dire a papà? A malapena ci parliamo. È stato un miracolo che l'altro giorno mi abbia detto tutto.

- Pensaci bene: la tua strategia dev'essere vincente, giusto? Allora non allearti con chi ha obiettivi contrastanti ai tuoi, ma chi vuole raggiungere i tuoi stessi scopi. Da quello che mi hai descritto, sicuramente papà è l'alleato migliore che puoi avere.

Cady ringraziò la sorella e poi la salutò.

Ma perché avere un solo alleato quando poteva giocarseli tutti?

Prese un foglio di carta color lavanda e lo tagliò in tre pezzi.

Questione importante.
Domani alle 18, ai giardini abbandonati.
Cady

Infilò ogni pezzo di carta in una busta e la richiuse con cura, poi scrisse i tre nomi: Seth, Jake e Cam.

Andò a casa di Seth e lasciò il biglietto per terra, poi suonò il campanello e schizzò via.

Il biglietto per Jake fu incastrato tra la porta e il muro, nel minuscolo spazio che permetteva il passaggio giusto giusto di un foglietto di carta sottile.

Per consegnare il biglietto a Cam, ingaggiò Dean Spiders, che si rivelava sempre a sua disposizione.

Dopo che Dean le ebbe mandato un messaggio per confermare la consegna, Cady si diede all'organizzazione della sfida.

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, no?

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora