Everything i didn't say

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Farsi l'ex della propria amica più stretta il sabato sera in condizioni poco sobrie non era probabilmente una fonte di orgoglio personale per Nina Phillis.

Mentre la pioggia ticchettava nervosa sul vetro della finestra di camera sua, Nina rifletteva sui suoi sensi di colpa.

Era stata obbligata... Nonostante fosse solo uno stupido gioco per incasinare la vita di tutti i partecipanti. Era un gioco divertente, ma... A volte era bene chiedersi se ne valesse la pena.

Nina avrebbe evitato ogni tipo di riflessione in quel periodo. Vedere sua madre cambiare uomo come cambiava le mutandine era già una frustrazione sufficiente. E poi quell'anno le valutazioni scolastiche erano scese di livello, soprattutto perché i nuovi professori erano delle merde. Cady era un altro dilemma che doveva affrontare: cosa nascondeva? perché rispondeva a una chiamata su cinque? e soprattutto, era bene dirle di Jake o era meglio seppellire la questione?

Raccolse i capelli in uno chignon un po' disordinato, da cui uscivano alcune ciocche di capelli, e strinse la felpa sui fianchi, incrociando le braccia.

Si risolse ad alzarsi dal letto e smettere di deprimersi, mise la musica dal suo iPod e cominciò a volteggiare per la stanza a ritmo.

Con animo rinnovato e parole melodiose rimodellate dalle sue labbra, si sentì decisamente meglio.

Si fermò davanti allo specchio e osservò il proprio riflesso: prese la trousse e diede carattere ai suoi occhi azzurri con un trucco pesantemente nero. Ravvivò i capelli con qualche scossa della testa a ritmo di musica e si mise a ridere del proprio ridicolo.

Nonostante ancheggiare cantando per la stanza non fosse esattamente un comportamento da ragazza con una reputazione superiore e impeccabile, non smise di farlo. E anzi, cominciò a provare vestiti.

Trovò nell'armadio un top a fiorellini che le piacque per come fasciava il suo busto magro e abbinò dei jeans chiari.

Poi chiamò Jen al telefono.

- Ciao Nina!

- Ehi, ti va di fare un giro?

Jen fece una piccola pausa, poi Nina sentì un sussurro. Non capì bene le parole, perciò successivamente tese le orecchie per carpire più informazioni possibili.

- Jen?

- Sì? - rispose lei, come se avesse dimenticato la domanda.

- Allora, vuoi fare un giro?

- Ehm... Avrei da fare.

- Andiamo, che cos'hai di meglio da fare che uscire con me? - insisté Nina.

- Senti, devo andare. Ciao.

Jen riattaccò.

Troia, pensò Nina.

Ma perché l'aveva fatto?

A meno che... Kate e Kate Numero Due non fossero con lei. In quell'ottica avrebbe avuto un senso il comportamento di Jen.

Nina uscì ugualmente. Decise di andare in libreria, magari avrebbe potuto trovare qualche bel romanzo interessante con cui far passare velocemente la domenica.

Le strade erano deserte, principalmente perché la pioggia cadeva ancora, seppur meno di prima.

Nina strinse le dita affusolate al manico dell'ombrello e si fermò solo davanti all'ingresso della libreria.

***

- Sempre tu. Ovunque. Che fai, mi segui? - si lamentò Cady alla vista di Seth.

Lui la guardò accigliato.

- Scommetto che sai dove sto andando. - proseguì lei.

Seth si passò una mano tra i capelli.

- In realtà me ne stavo andando per i cazzi miei. Non so perché sei sempre sulla mia strada. - ribatté, con tono abbastanza sorpreso.

- Evita di fare la vittima. Le spiegazioni qua sono due, e una sola è logica: o mi segui o mi hai attaccato un GPS addosso e sai sempre dove sono.

L'aggressività più pacata e tagliente di Cady lo meravigliò più del fatto di averla incrociata sulla via di casa anche quel giorno.

- Il mondo non gira intorno a te, Cady. È impossibile che io impazzisca a tal punto da seguirti sempre... Non ha senso. Quello che sostieni non ha basi su cui reggersi.

- In ogni caso, vedi di starmi alla larga. - sussurrò lei, col fiato sospeso.

Seth si era avvicinato. E le sue labbra irregolari illuminavano il grigiore del pomeriggio.

- E se non volessi? - sussurrò, tanto piano da disperdere le lettere come polvere in aria.

Ma lei sentì.

- Come? - domandò, pianissimo.

- E se non potessi? - riprese lui, sullo stesso tono di prima.

Bollicine elettriche pronte a scoppiare legavano Cady e Seth.

Forse era tempo di lasciare che la fortuna facesse il suo gioco.

***

- Sophie, tu non puoi farmi questo.

Cady si stava conficcando le unghie nei palmi delle mani.

Non trovava una posizione comoda, ogni movimento la infastidiva.

Sophie camminava nervosamente per la stanza. Da tempo temeva l'ira della sorella.

- Mi dispiace. Cady, è qualcosa che non posso rifiutare. Cerca di capire... Ogni opportunità che mi viene offerta può tornarmi utile, e rifiutare sarebbe da pazzi. Inoltre ho già dato il mio consenso, non posso tirarmi indietro.

- Promettimi che non sparirai.

La flebile preghiera di Cady addolciva un po' l'amara e triste atmosfera.

- Sarai forte anche senza la mia presenza costante. Sei nata forte e hai imparato molto da zia Esther, non dimenticarlo. E poi, insomma, è solo fino a Natale. Il tempo passerà in fretta.

Sophie cercò di sorridere.

- Non si tratta di questo. Comincia sempre così: due mesi qui, tre lì, sei là... E poi un anno intero. È facile passare a periodi più lunghi.

- Cady, io ci sono sempre per te. Non sentirti mai sola, è a questo che serve una sorella.

Una lacrima comparve sul suo viso. C'era qualcosa di profondo in tutto ciò che la scombussolava.

- Te ne stai andando. Tu te ne stai andando.

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora