Dark Grey

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Il mattino dopo Seth osservò Cady con insolita accuratezza.

Qualcosa era cambiato in lei. E in cima a tutte le cose che voleva scoprire, c'era questa.

Tante domande gli frullavano in testa: perché era appoggiata al muro di quel palazzo? Perché piangeva? E, soprattutto, perché gli era sembrata così profonda?

Tutti sapevano benissimo che era la ragazza più popolare della scuola. Tutti sapevano che era alta, magra e aveva i capelli castani. Tutti sapevano che il suo sguardo ghiacciato aveva il colore dell'acqua salmastra, brillante e cristallizzato. Tutti sapevano che aveva un sorriso dolcissimo, forse l'unica parte di lei che avesse della dolcezza. Poi non si sapeva più nulla.

Non c'era nessuno che dicesse che era simpatica o antipatica, intelligente o stupida, impulsiva o riflessiva.

Forse solo Nina Phillis conosceva qualcosa di lei, ma Seth aveva l'impressione che neanche Nina conoscesse a fondo Cady.

Così come era convinto che era lei stessa a opporre resistenza, perché chiunque si interesserebbe di una ragazza così bella.

- Seth, stasera si va alla Suerte? - chiese Max.

Seth ci pensò. Era indeciso... Non sapeva perché, ma non era sicuro di volerci andare.

- Su, amico, ci saranno tante ragazze fighe! - aggiunse Ray.

- Vi farò sapere più tardi. - concluse Seth, entrando in classe con lo sguardo del professore addosso.

Le lezioni procedevano lente, Seth sentiva la concentrazione venire sempre meno e avrebbe preferito dormire piuttosto che ascoltare la storia ottocentesca.

All'intervallo continuò la sua indagine mirata su Cady.

Indossava un paio di skinny grigi a vita alta e una camicia color lilla smorto. Ai piedi aveva un paio di anfibi alti. Attorno alle spalle si era lasciata uno scialle leggero rosa confetto.

Al solito, era di una bellezza straordinaria. Quel giorno, avvolta dall'atmosfera nuvolosa e indistinta dei colori chiari che indossava, sembrava una dea irraggiungibile.

Si avvicinò.

La raggiunse.

Era sola con Nina, perciò sarebbe stato più facile parlarle.

- Cady, possiamo parlare? - azzardò.

Lei smise di parlare con Nina e lo squadrò. Poi riprese a parlare con Nina, sotto lo sguardo sufficiente di quest'ultima.

- Cady, voglio parlare con te. - ritentò.

Cady alzò gli occhi al cielo. Volse la testa e strinse la mascella, portando leggermente in fuori le labbra piene.

Mormorò un "ci vediamo dopo" a Nina e trascinò Seth nei bagni dei maschi.

Era il luogo meno affollato, quindi il più sicuro per la sua reputazione.

- Fai in fretta.

Seth la guardò, un po' offeso da quell'atteggiamento impaziente e insensibile.

- Voglio solo sapere se stai bene.

Lei scoccò la lingua sul palato.

- Veramente? Cioè... È per questa stupida e inutile domanda che devo perdere tempo con te? Se la prossima volta mi vuoi chiedere qualcosa di serio, prega che lo sia davvero. - rispose lei duramente.

- Non è una domanda stupida, Cady. È una domanda sottovalutata. Ma forse avrei dovuto chiederti subito perché non stai bene.

- Tu non sei nessuno per venire qui e farmi l'esame mentale. Sparisci.

- Forse nessuno ti fa l'esame mentale e sei troppo irritata per dirmi che invece vorresti rispondere esaurientemente.

- Ho detto che devi sparire. - affermò lei, punta nel vivo.

- È il bagno dei maschi.

- Credi che m'importi?

- Trattare male la gente non può veramente farti sentire bene... Non capisco perché lo fai. - mormorò Seth sovrappensiero.

C'era una spiegazione molto semplice dietro la domanda di Seth, che Cady non avrebbe mai fornito in quel momento con tanta facilità: lei era convinta che chi non trattava male le persone, veniva trattato male. Perciò preferiva infliggere che subire.

Era una cosa nata dal rapporto con suo padre, il quale peraltro era praticamente inesistente, e Cady sapeva bene che sensazioni si provavano.

Essere trattati male fa schifo, lo sapeva. Ma fare del male poteva salvarla.

Era come una divisione in due classi: chi faceva del male evitava di subirne dagli altri, perché si riconosceva nella stessa categoria, e i subenti si compativano a vicenda.

Non era facile distribuire equamente la perfidia, perché una volta impossessata della persona è difficile reprimerla, e qualcuno a volte si lasciava prendere la mano.

Cady era di manica larga: scaricava stress e tensione della giornata su tutti quanti.

Chi ne risentiva di più alla fine era sua madre: colei che aveva visto crescere la sua bambina intelligente, astuta e manipolatrice. Ripensava spesso alla bimba dalle notevoli capacità apprensive che era sua figlia, che sin dalle prime parole aveva imparato ad articolare frasi esatte di senso compiuto e sin da piccola aveva avuto l'accortezza di imparare i pericoli di ogni cosa è proteggersi da essi.

Come girava al largo dal torrente della casa di sua nonna, girava al largo dai rapporti affettivi profondi intorno a lei. Non voleva essere travolta dalla potenza e dalla velocità del torrente, che l'avrebbe sicuramente portata in un posto ignoto, pericoloso e oscuro. E l'ignoto, per lei, era la paura più grande.

- Devi imparare a farti gli affari tuoi. È probabile che la tua vita sia migliore. - replicò infine Cady.

- A volte è un bene non farsi gli affari propri. La vita potrebbe essere anche più interessante. - ribatté Seth, uscendo dai bagni.

La vita non le era mai sembrata più grigia. Sentiva della nuvole scure e dense incombere su di lei. Quel ragazzo, Seth, aveva qualcosa legato a tutto ciò che la spaventava. E alla paura non poteva essere indifferente.

Cady si resse con tutta la forza che aveva in corpo, ma non bastava. Aveva bisogno dell'aiuto della mente, e solo una persona poteva aiutarla.

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora