Lose the game

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- Jen dove cazzo sei finita?! Sono ore che ti chiamo! - strillò Cady al telefono.

- Calma, Candice. Ho una vita anch'io.

Cady avrebbe voluto bestemmiare il trentasette lingue diverse.

- Ma che cazzo di vita puoi avere tu! L'unica cosa che fai è sbavare dietro Bentley Sfigato D'Oro! - sbottò.

Jen riattaccò. Kate le aveva insegnato a non farsi calpestare da Cady, e lei ne andava fiera.

Cady la richiamò.

- Cosa vuoi ancora?

- Vaffanculo, troia. - sibilò Cady, poi riattaccò.

Jen rimase a bocca aperta.

Balzò in piedi dal letto e si cambiò in fretta. Scrisse un messaggio a Kate e poi uscì, diretta a casa sua.

Era un fresco pomeriggio di fine ottobre e le nuvole regnavano in cielo.

Jen sistemò la gonna e suonò il campanello di casa Morton.

- Jen, perché sei qui? - disse Kate annoiata.

- Cady ha riattaccato dopo un'offesa.

- Oh, ma dove siamo, all'asilo? Le potevi rispondere a tono o ignorarla, invece di subire in silenzio.

Kate le rivolse un'occhiata espressiva.

- Non ricordi proprio nulla dei miei insegnamenti?

Silenzio.

- Santo cielo. Entra, va'.

***

Era il quarto giorno che Seth pedinava Cady al pomeriggio.

Aveva notato che andava sempre allo stesso palazzo, ma non era riuscito a scoprire chi incontrasse.

Si appiattì contro il tronco dell'albero e sporse l'orecchio per affinare l'udito.

- A domani allora. Rifletti su quello che ti ho detto.

- Certo, Louis. A domani. - disse Cady.

Seth rimase immobile a pensare a Louis. Era il suo ragazzo?

Diede un'occhiata rapida.

Un uomo probabilmente giovane, alto, moro e ben vestito stava tornando nell'edificio. Cady camminava in direzione opposta, nel suo abbigliamento scuro con dettagli giallo fluo.

Si chiese se non aveva freddo.

Una folata di vento la colpì e Seth la vide rabbrividire.

I capelli volteggiavano in aria, la figura esile si muoveva aggraziata e silenziosa.

Seth fece qualche passo lentamente.

Cady si piegò a raccogliere qualcosa e Seth, completamente concentrato su di lei, appoggiò male il piede sinistro.

Cadde senza farsi seriamente male, ma producendo un tonfo sonoro.

Cady si voltò.

Rise quando lo vide.

- Come stalker fai proprio schifo, lasciatelo dire. - ridacchiò.

Seth le rivolse un'occhiata seria, poi sorrise anche lui nel vedere la sua gioia.

Era bella mentre sorrideva.

- So riconoscere i miei limiti. - disse Seth, in risposta.

- Risparmiami le tue perle di saggezza, Connor.

Seth la osservò con muto stupore. Perché sembrava così diversa in quel momento?

Spontanea, simpatica, sorridente e perfino solare... Tutto il contrario della solita freddezza glaciale.

- Vuoi vedere un bel posto? - disse all'improvviso.

Cady assunse un'espressione confusa.

- Un bel posto?

- Vieni con me.

Seth le afferrò la mano e la trascinò con sé.

La zona erbosa vicino al parco era delimitata dal boschetto da alberi. Oltre gli alberi, un sentiero percorreva il bosco, dando tanti sbocchi lungo la via.

Seth ricordava lo sbocco numero cinque a destra, che si apriva su un piccolo spazio vuoto, con tre panchine disposte a ferro di cavallo.

Dietro la panchina centrale, piena di scritte, c'era un albero con la corteccia tutta incisa di cuori e iniziali.

Sotto uno strato di foglie secche c'era un taglierino, lasciato apposta per mettere le proprie iniziali, in modo da sigillare il proprio amore con qualcuno.

- Mi spieghi che problemi ti affliggono? Mi hai portata qui per mostrarmi le iniziali di cinque deficienti che pensano di far durare il loro amore all'infinito incidendolo su un albero?

Cady lo guardò con un sorriso derisorio.

- No... Volevo mettere il nome della mia ragazza con il mio.

- Tu hai una ragazza?

- Cioè, ex ragazza...

- E perché mi hai portata con te? Potevi benissimo farlo da solo.

- Dicono che quando si è in due funziona.

- Stronzate.

Cady sbuffò e fece per andarsene, ma Seth la trattenne per il polso.

- Il suo nome comincia con la lettera C. - sussurrò lui.

I loro sguardi si intrecciarono. Si tirarono forte e si strinsero tanto da far male. Fecero un passo avanti.

Cady barcollò e si appoggiò all'albero. Seth le fu davanti, come se i suoi occhi l'avessero strattonato.

Non c'era aria fra loro.

Il battito di ciglia era l'unico movimento registrabile.

Poi era tutto profumi, sensazioni e chimica.

Il profumo di Cady, mescolato all'aroma autunnale delle foglie umide, sapeva di naturalezza e ipnosi.

Lei percepiva questa strana vicinanza ed entrò in uno stato d'allarme. Non poteva stare così vicina a Seth.

Ma le sue gambe erano immobili. Non rispondevano ai comandi, e preferivano reggersi all'albero mentre lei cadeva in uno stato completamente confusionale.

Forse erano le labbra scolpite di Seth a impegnarle la mente. O forse il modo in cui i suoi bruciavano sulle sue labbra piene.

Cady non ebbe tempo di respirare e regolarizzare il battito cardiaco.

Le labbra di Seth si avvicinarono tanto alle sue da poterle sfiorare.

Era persa.

Non capiva nulla... Il controllo le era sfuggito dalle mani.

In preda a questa odiosa sensazione, cercò di far combaciare le proprie labbra a quelle di Seth.

Lui dovette fare un passo indietro, per appoggiare il piede in modo sicuro. Senza volerlo, evitò il bacio di Cady.

Lei, indispettita dalla resistenza più che dalla persona che le aveva resistito, ispirò e si spostò, togliendosi dal pericolo di trovarsi ancora così vicina a lui.

Lui guardò la corteccia dell'albero, poi guardò lei. Alzò un angolo della bocca e chiuse gli occhi.

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora