Feel like a failure

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- Odio le giornate senza sole, fanno schifo.

- Sai cosa diceva mia nonna? - rispose Cam, sorridendo.

- Cosa? - sbuffò la ragazzina tredicenne, osservando le nuvole imperiose che la sovrastavano e nascondevano il sole che tanto amava.

- A volte pure il sole non sopporta il mondo e si nasconde dietro le nuvole per non vederlo.

Cady sorrise al ricordo, poi rabbrividì.

Era ancora indecisa. Non sapeva se rispondere o no al messaggio improvviso di Seth.

Nonostante non avesse ancora definito nella mente ciò che provava nei suoi riguardi, il fatto di averle augurato la buonanotte la fece riflettere: se le aveva scritto voleva dire che aveva pensato a lei e se aveva pensato a lei voleva dire che era abbastanza importante da occupare i suoi pensieri. D'altronde, di non essergli indifferente l'aveva capito già da un pezzo.

Si addormentò piano piano, con l'espressione addolcita in viso, e poi profondamente.

***

Al mattino Cady venne svegliata dalla peggiore delle sveglie: sua madre.

Nonostante non urlasse come una pazza, come aveva sentito dire da alcune sue compagne di classe le cui madri davano di matto già alle sette del mattino, era comunque molto irritante e fastidiosa.

In più, pretendeva pure che facesse colazione.

- Non se ne parla. Io dormo e mi alzo quando mi pare, senza dover mangiare quando vuoi tu. - fu la risposta recisa e categorica della figlia.

- Oh, se fosse per te, moriresti di anoressia dopo neanche una settimana! Non mangi mai, Cady. Devo sempre stare dietro alla tua alimentazione e verificare che tu non sia troppo sottopeso. Quando diventerai responsabile abbastanza da meritare fiducia? Non chiedo tanto, solo che tu sappia badare a te stessa. - la rimproverò la madre.

Cady rimase in silenzio, assorbendo la profondità più assoluta di quelle parole.

Non era mai stata una studentessa modello, i professori sapevano che lei trattava con arroganza e sufficienza gli altri studenti, con rarissime eccezioni. Non era mai stata una figlia modello, non seguiva una dieta sana e aveva l'immagine della ribelle menefreghista che faceva come voleva, senza seguire i parametri tipici di una "brava ragazza". Non era mai stata una ragazza modello, rifiutava più appuntamenti di quanti ne accettasse ed era più che stronza con i ragazzi.

E allora si chiese se aveva mai fatto qualcosa di buono nella sua vita.

Sembrava che il suo unico intento fosse di ferire, umiliare e sovrastare gli altri. E mai prima di allora la dura realtà le era apparsa tanto crudele.

Perché prima o poi le persone si stufavano di venire maltrattate. E reagivano.

Ma lei era pronta ad affrontare la controffensiva?

Era pronta ad essere ripagata delle sue azioni?

Quel giorno riuscì ad averla vinta, ma si sa... La fortuna gira.

***

Jake non era ancora riuscito, a suo parere, a incidere il taglio profondo che aveva pianificato per Cady, e stava cominciando a stufarsi di aspettare che lei venisse a sapere di lui e della sua migliore amica.

A tal proposito, architettò il più semplice dei suoi piani: sarebbe andato a farle visite come tante altre volte era successo e avrebbe "casualmente" chiamato Nina per chiederle se potevano uscire insieme il giorno seguente.

Presa la decisione, aspettò che l'ora di storia finisse per poi cercare di uscire senza farsi vedere, dato che storia era la penultima ora della sua giornata scolastica.

I minuti non passavano mai. I secondi parevano immobilizzati, addormentati in quell'infinito spazio di tempo riempito di parole vuote, che aleggiavano nell'aria senza arrivare alle orecchie di nessuno.

- Professoressa, non mi sento molto bene. Posso uscire? - finse poco dopo.

- Sarebbe opportuno che lei seguisse la mia lezione invece di dormire, signor Cooper. - fu la risposta acida della donna.

- Io davvero... Non mi sento bene sul serio, le giuro che non sto mentendo... - si difese il ragazzo dall'ultimo banco, facendo ondeggiare un poco la testa e socchiudendo gli occhi per simulare la sua finzione.

- Va be', vada. - concesse infine, lasciando intendere con l'espressione del viso che non credeva a una singola parola dell'alunno.

Jake uscì dalla scuola furtivamente, per poi sospirare di sollievo e ringraziare il cielo per avergli risparmiato la fine del discorso sulla riunificazione dello stato germanico.

Camminò a passo svelto per le strade ampie costeggiate dagli alberi, caratteristica tipica della zona più ricca della città.

Quando suonò il campanello, udì un tonfo sordo dall'interno della casa e attese un paio di minuti buoni prima che Cady comparisse sulla soglia sorretta con l'aiuto delle stampelle.

- Vuoi una mano? - le chiese.

- No, piuttosto dimmi cosa ci fai qui. Ancora. Non finisci mai di tormentarmi? - disse lei, seccamente.

- Perché pensi sempre che io voglia danneggiarti?

- Non è forse così? - insinuò Cady.

- Non sempre.

- Vai dritto al punto.

Gli occhi color ghiaccio della ragazza penetrarono i suoi, rompendo tutte le sicurezze che si era creato nelle ultime ore.

Non sarebbe stato capace di infierire così tanto, non in quel momento. Guardandola con dolcezza, si pentì infinitamente di essersi comportato tanto male con lei. In fondo... In fondo tutto ciò che aveva preteso era essere amata.

- Spero ti rimetterai presto... Scusa per il disturbo. - farfugliò, per poi girare i tacchi e scomparire dietro gli angoli delle strade.

La vista di un'auto nera perfettamente lucida e fiammante che si fermava davanti a casa sua la fece esitare all'uscio.

Non era una limousine, ma era comunque un'auto lunga e dall'aria lussuosa, con i finestrini scuri, come quelle delle celebrità.

Non sapeva cosa aspettarsi.

Quando ne venne fuori lui, le mancò letteralmente il respiro.

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora