Mood

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Cady odiava le domeniche. Erano esattamente quei giorni in cui non sapeva cosa fare se non studiare. E studiare la annoiava da morire.

Sua madre insisteva nel volerla mandare a scuola il giorno seguente, riteneva che una settimana di assenza fosse già abbastanza. Inoltre aveva il benestare del fisioterapista.

- Lui non capisce un cazzo, mamma. Lascia perdere il tizio e ascolta me: non me la sento di tornare a scuola.

- Quanto la fai difficile, Cady. Devi solo seguire le lezioni seduta in silenzio, non ti si chiede di fare nulla di che. - ribatté la signora Wharton.

Cady alzò gli occhi al cielo. Avesse dovuto usare il Super Attack per incollarsi al letto, non sarebbe andata a scuola.

Superato quel primo battibecco mattutino, si concentrò poi nello sfruttare le ore che le restavano da passare con Sophie.

Dio solo sapeva quanto avrebbe sofferto alla sua nuova partenza. Allora più che mai aveva bisogno di lei.

Nel pomeriggio presero una tazza di té insieme.

- Quando tornerai a stare con noi? - le chiese Cady.

Sophie mordicchiò il labbro inferiore.

- Non so se tornerò mai a vivere qui. A Chicago ho incontrato delle persone ottime, che mi aiuteranno a inserirmi nel mondo del lavoro. E poi c'è un ragazzo che mi piace davvero tanto. - sorrise al pensiero.

- Parlami di lui.

- Oh - disse Sophie ridacchiando - è alto, con un bel viso, simpaticissimo e ha l'approccio giusto. Insomma, è quel tipo di persona che ti piace sin dal primo impatto, dal primo "ciao", dal primo insignificante gesto. E poi la sua famiglia è adorabile, ha un fratellino che è un amore.

Cady cercò di immaginare la scena. Era un bel pensiero, ma lei non ne faceva parte e questo la intristiva un po'.

- Non preoccuparti, Cady, troverai anche tu il tuo equilibrio. Non deprimerti perché sarò lontana, piuttosto cerca la tua pace e una persona che ti stia accanto.

- Perché non puoi essere tu la persona accanto a me? - piagnucolò la sorella.

Un sospiro.

- Io mi sono costruita una vita che non è qui. San Francisco non mi appartiene più... Quella che chiamo casa ora è Chicago.

E improvvisamente Cady capì: Sophie stava scegliendo di andarsene. E contro la sua volontà, non poteva nulla.

***

- È stato molto infantile da parte tua fare l'offesa. - disse la signora Wharton.

Erano in macchina, di ritorno dall'aeroporto dove Sophie aveva preso il volo per Chicago.

- È molto infantile da parte vostra, semmai, litigare e separarsi senza dirlo a nessuno e senza spiegarmi nulla. Non sono una bambina, potete dirmelo se non volete più stare insieme. - protestò Cady.

- Non osare giudicarci, ragazzina. Stiamo semplicemente riflettendo sulla situazione per non prendere scelte affrettate. - replicò il padre.

- Ma certo, la famosa "pausa di riflessione"! Il preludio della fine di ogni coppia. Credete che io sia così idiota?

- Adesso basta. Taci. - sibilò la madre.

- E comunque, mi dovete ancora delle spiegazioni.

- Cady!

***

Fu estremamente traumatico tornare alla realtà scolastica della vita. Già svegliarsi presto favoriva il pessimo umore.

Cady si aiutava con le stampelle e si sentiva a disagio. Tutti la fissavano.

Stufa di essere lo zimbello della scuola, chiese a Nina di aiutarla camminando a braccetto, cosa che almeno affievolì l'attenzione sulla sua instabilità.

Quei primi giorni di ritorno a scuola furono infernali: scarrozzata in macchina da casa a scuola e viceversa, tutto ciò che poteva fare nel tempo restante era rifiutare il cibo, studiare talmente tanto da stare male, dormire e passare ore con il telefono in mano, per noia. Spesso ascoltava musica, ma ciò che preferiva era risfogliare i vecchi classici. Stava imparando Orgoglio e Pregiudizio a memoria.

Santo fu, per lei, il giovedì di quella settimana: il fisioterapista le disse che finalmente poteva camminare senza stampelle, seppur limitando lo sforzo fisico e facendo attenzione.

In occasione della guarigione, pensò di dare una festa quel sabato.

La sera chiamò il proprietario di un bel locale in periferia, per affittarlo per la festa.

Una volta confermata la prenotazione, si mise al computer e stampò i volantini da distribuire in giro. Sebbene non fosse importante lo scopo della festa, era importante che in molti la vedessero e ritrovassero la loro regina.

Prima di andare a dormire, pensò a Seth. Non l'aveva visto lunedì a scuola né i giorni seguenti. Chiedere di lui le sembrava azzardato e preferiva aspettare. Chissà dov'era finito negli ultimi giorni.

Quello che più preoccupava Cady, però, era la scomparsa dalla circolazione sia di Jake sia di Cam.

E improvvisamente tutto diventò un po' più chiaro: ognuno di loro tre stava facendo qualcosa che c'entrava con gli altri due e di sicuro c'era in ballo la questione dei milioni di Cam.

La vera domanda era: che ruolo aveva Seth in tutto ciò?

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora