Crazy?

3.1K 204 81
                                    

La sala d'attesa del dottore era piena di anziani.

Cady era disgustata dagli sguardi di certi vecchietti, che fissavano le sue gambe lunghe strette negli skinny scuri. Si maledisse mentalmente per non aver indossato una maglia lunga e larga che nascondesse le sue forme, seppur misere.

Attese venti minuti prima che fosse il suo turno. Per circa diciannove minuti aveva passato le dita tra i capelli. Nel minuto restante aveva sistemato a scatti la maglietta.

Il dottore la salutò calorosamente.

- Cady, come stai? Ti vedo un po' giù di morale. - commentò il dottor Styles.

Cady era infastidita dalla confidenza che certe persone dimostravano senza basi su cui scusarla. Tipo il dottor Styles.

- Sono svenuta al ballo della scuola. - replicò Cady secca, come a voler dire "come vuole che stia?".

Il dottore le misurò la pressione sanguigna.

- Cady! Hai la pressione troppo bassa! È normale che ci voglia poco perché tu perda i sensi. Dovresti seguire un'alimentazione più regolare e anche più consistente, oserei dire. - aggiunse, soffermando lo sguardo sul corpo magro della ragazza.

Cady sentiva il volto tirato. Se avesse sorriso si sarebbe squarciato. Era talmente triste che avrebbe potuto far piangere un bambino mentre mangia il gelato. Alla tristezza si sommavano l'acidità, più accentuata del solito, e la scontrosità di sempre.

- Sai, ragazza mia, molti problemi salutari partono dalla mente. - soggiunse il dottor Styles - Sarebbe bene che andassi a parlare con uno psicologo.

Cady si accigliò. Le stava dicendo che era pazza?

- Io ho la pressione bassa, non sono pazza dottor Styles. - ribatté seccata.

- Non ti sto dando della pazza. Una chiacchierata con un professionista può davvero aiutare, Cady. Sto cercando di farti capire che forse lo stress della vita quotidiana ti toglie le energie e contribuisce a peggiorare il tuo problema. Mi segui?

Cady aprì leggermente la bocca per far passare l'aria. Sentiva una spinta contro la gola racchiudere il canale attraverso cui passava l'aria. Respiri lenti e pesanti occupavano tutto lo spazio che lei poteva percepire.

Pensò alla sua reputazione. Nessuna ragazza popolare andava da uno psicologo. In realtà, nessuna ragazza di cui avesse mai tenuto conto era andata da uno psicologo. Perché lei, la più importante di tutte, avrebbe dovuto farlo?

- Visto che so che non ci andrai di tua spontanea volontà, informerò tua madre e la incaricherò di assicurarsi che tu faccia almeno quattro sedute. - le sorrise il dottor Styles.

Per essere così giovane, era un buon dottore, pensò Cady, nonostante i suoi difetti.

Uscendo, Cady si strinse nella maglia per combattere il freddo e cominciò a camminare per le strade.

Non stava andando a casa sua. Stava andando a vedere dove fosse lo studio dello psicologo che Styles le aveva consigliato.

Louis Tomphson.

Cady si chiese con curiosità se non fosse giovane ed esperto come Styles.

Prima di accorgersene, era già entrata nell'edificio.

Suonò il campanello e attese.

- Signorina, la posso aiutare? - disse l'uomo di fronte a Cady.

Era alto, forse di qualche anno più vecchio di Styles, e aveva due occhi blu mare. Lei si chiese come apparissero i propri agli occhi degli altri.

- Louis Tomphson? - domandò Cady.

- Sono io. Di che cosa ha bisogno?

- È libero per una seduta?

- In realtà la signora con cui stavo parlando fino a poco fa, che è ancora nello studio, è l'ultima per oggi.

Cady vide addossarsi due chili di piombo sulle spalle, di getto.

- Ma per lei posso fare un'eccezione, signorina... ?

- Può chiamarmi Cady. - sorrise debolmente lei, al limite dell'elasticità facciale.

- Bene, attenda solo qualche minuto. - le sorrise lui di rimando.

Cady osservò l'atrio del palazzo.

Il pavimento era composto di piastrelle a motivi geometrici verde scuro e nocciola, le pareti vagavano sul beige dolce e le porte del pianoterra erano color cioccolato.

L'ascensore era accanto alla porta dello studio dello psicologo, mentre le scale stavano di fronte. Era un'ambiente dal timbro serio e professionale, senza troppe decorazioni ma con dettagli eleganti. Cady amava l'eleganza, cercava di raffigurarla ogni volta che poteva.

La porta dello studio si aprì e ne uscirono una signora sulla sessantina e il cagnolino bianco. Un piccolo, pulcioso, barboncino.

Cady indietreggiò, più per schizzofrenia che per cortesia.

- Avanti, Cady. - sorrise lo psicologo.

***

Sophie chiamò suo padre.

- Dimmi, tesoro. - le rispose gentilmente egli.

- Volevo informarti che questo finesettimana verrò a farvi visita... Per l'ultima volta prima di Natale. - disse lei esitante.

Ogni due o tre finesettimana era abituata a riabbracciare la famiglia, e non poterlo fare stavolta le portava un po' di tristezza.

- Cosa ti trattiene a Chicago così a lungo?

- Il mio capo. Io, lui e pochi colleghi andremo in Europa questo autunno per svolgere il nostro lavoro e mi sarà impossibile fare viaggi così frequenti a tale distanza. - spiegò Sophie con voce malinconica.

- Va bene, tesoro. Ci vediamo venerdì. - la salutò il padre affettuosamente.

Sophie chiuse la comunicazione, preoccupata per la reazione della sorella.

Come l'avrebbe presa Cady? Erano abituate a parlare di tutto durante le visite di Sophie.

In più, Sophie aveva intuito che questa era una fase delicata per Cady. Voleva insegnarle a trattare con i ragazzi in modo adulto, a reggere lo stress senza disperarsi e ad affinare la sua prospettiva di vita.

Sapeva che non era completamente nelle sue mani questo compito, ma aiutarla era come un dovere per lei, come una ricompensa per essere così lontana dalla sua vita di ogni giorno.

Guardò lo schermo del portatile, su cui era aperta la mail più recente di Cady:

"Ti voglio bene, Sis ❤"

Sorrise. Poi raccolse una lacrima.

Perdonami, Cady.

Cady (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora