capitolo 1

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Esco di casa, prendo il mio i-pod nel taschino della giacca, inserisco le cuffie e seleziono la playlist di Nesli. Con la musica a palla nelle orecchie e correre fino al lavoro mi aiuterà a non pensare a nulla, questo è il mio unico momento per sfuggire dalla realtà, ormai le persone programmano tutto, da che ora svegliarsi a che ora andare a letto, da cosa mangiare, cosa fare,cosa studiare, le persone programmano ogni cosa, ogni singolo istante della loro vita. Beh, io non sono mica una di quelle che vive alla giornata perchè il futuro mi ha sempre spaventata, ma non ho mai programmato nulla della mia vita. Ho smesso di farlo circa sei anni fa, quando avevo programmato di trasferirmi a Milano insieme alla mia amica e al mio ragazzo, ormai ex e tutti i miei programmi sono andati a rotoli trasformandomi in quella che sono oggi. Sono rimasta sempre una ragazza a cui piace ridere e scherzare, allegra ma il mio sguardo ormai da troppo tempo è palesemente spento. Dai miei occhi ormai non trafila nessuna emozione, sono spenti, vuoti. Il fatto che rido spesso non cambia ciò che sono. Rimango sempre la ragazza MEDITERRANEA testarda, impulsiva, menefreghista, stronza e spesso imbranata. Non ne combino mai una giusta. Non ho mai avuto certezze o stabilità nella mia vita. Ho paura del futuro perchè come faccio a programmare qualcosa di tanto grande se non so nemmeno cosa voglio fare? Tutti pensano che non me ne importi più nulla. ma non è cosi. Forse in parte è vero, mi sono laureata un'anno fa e dopo alcuni mesi ho perso i miei genitori in un incidente d'auto. Avevo solo 24 anni e la vita mi ha strappato via l'unica cosa più cara che avevo, sono rimasta da sola in una città che fondamentalmente nemmeno conosco bene, anche se vivo qui da sei anni ancora non mi sono abituata, la mia terra è la mia terra. Nella Sicilia ci sono le mie origini, la mia casa, la mia terra, e in quella terra sono sepolti i miei genitori. E' dalla loro sepoltura che non ritorno più in Sicilia. Il ricordo fa ancora troppo male. Io ci provo veramente a superare tutto e ad andare avanti, ma senza una ragione per far andare bene le cose , non ha molto senso. Tutti mi ripetono che la ragione per cui dovrei andare avanti deve essere per me stessa. Ma io non mi basto, non mi basterò mai. Inutile dirlo, non mi sono mai amata abbastanza e questo è il mio enorme difetto. La cosa di cui ho sempre avuto bisogno è di avere una persona al mio fianco, questo vuoto è stato sempre riempito dai miei genitori, anche se negli ultimi anni non erano presenti fisicamente ma erano sempre vicini con messaggi e chiamate odierne. Non mi lasciavano mai libera, erano soffocanti a volte, glielo facevo notare sempre e mio padre mi rimproverava spesso dicendomi che non erano soffocanti ma premurosi, mia madre invece mi ricordava " un giorno quando avrai dei figli capirai" e oggi pagherei oro per poter risentire le loro ramanzine. Adesso senza di loro mi sento persa. Non lo faccio notare a nessuno questo è certo, indosso una maschera da dura, ma ho lei, Jessica la mia migliore amica dall'età di otto anni, la mia gemella, la mia spalla, la mia ancora, lei è tutto per me, lei è l'unica che riesce sempre a capirmi e a farmi ridere, beh lei è lei. Mentre cerco di scacciare via tutti quei tristi ricordi mi rendo conto che stavo camminando e non più correndo, abbasso lo sguardo sull'orologio e noto 09:10 << oh cazzo! >> molte persone si girano a fissarmi, beh so di aver detto una parolaccia ad alta voce, forse altissima, ma non è poi cosi scandalistica. Sono strana lo so, mi sono laureata il letteratura, lavoro in una libreria e il mio linguaggio dovrebbe essere più fine, ma sono così cosa ci posso fare. Arrivo in libreria con 15 minuti di ritardo. Entro piano, rimetto nel taschino il mio i-pod e silenziosamente senza farmi notare dal mio capo mi infilo nel camerino per indossare la divisa. appena arrivata alla porta del camerino sento qualcuno che mi chiama << Carlotta>> " oh porca puttana mi ha beccata" non mi ha mai chiamata con il mio nome intero, sarà molto arrabbiato. Mi volto piano piano <<dimmi jack>> beh si, direi che è molto infuriato, lui odia i ritardatari. << ti sembra ora di arrivare? sei in ritardo>> il suo viso è rosso fuoco, fa molto contrasto con i cappelli biondi e gli occhi verdi, forse dovrei dirgli di calmarsi un po, c'è il rischio di un infarto. << lo so benissimo, scusami>> rispondo con naturalezza <<bene visto che lo sai, oggi andrai a casa più tardi del solito>> ma che stronzo, per 15 minuti di ritardo sicuramente mi farà rimanere un' ora in più. Lo sapevo, ogni volta che mi perdo nei pensieri faccio tardi al lavoro e mi tocca subire la punizione.C'è l'ha con me Jack lo so di certo. E' da quando sua madre, la signora Renèe mi ha assunto in questa libreria che lui ci prova con me. Ma quando iniziai a lavorare per loro ero appena uscita da una storia seria, avevo il cuore spezzato, dovevo pensare allo studio non avevo tempo per l'amore. Jack è un mio coetaneo, è molto bello, è affascinante, alto, muscoloso, con gli addominali scolpiti, biondo e occhi verdi, da mozzarare il fiato a chiunque lo guarda. Ha la fila di ragazze che vengono il libreria solo per scambiare due inutili paroline con lui per una banale informazione su un libro che non conoscono nemmeno l'esistenza, e io mi chiedo per quale motivo continua a perdere tempo ancora con me? ho cercato di farglielo capire in mille modi ma niente. Ha la testa dura e mi tratta male per mascherare la delusione. Non ho mai avuto tempo per l'amore sei anni fa figuriamoci adesso. La giornata in libreria vola e con un'ora in più come avevo previsto.


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