Capitolo 10

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Mi sveglio sdraiata su un fianco nel pavimento di una stanza bianca. Attorno a me non c'è nulla, provo ad alzare la testa e noto una finestra come tetto. Ma da quella finestra non si vedono paesaggi o stelle. C'è solo una scritta, in bianco sul nero.
Ari: Ariana.
Mi stendo a pancia in sù per guardarlo.

Subito quell'immagine cambia e compare una donna con un bambino in braccio. Poi appare un bambino piu grande che spinge la madre per avvicinarsi al bambino.
-Ciao piccola Ariana, io sono il tuo fratellino. Sai che sei proprio bellissima? Mamma, non è bellissima?-
-Si, lo è. Vuoi tenerla un poco?-
-Si mamma!!!-
Lentamente la madre si sposta e lascia al piccolo quella creaturina. Il bebè emette qualce gemito e inizia a battere le manine ridendo.
Lo schermo si fa nero e passa alla scena seguente. Non so esattamente quello che sia... ma pensavo che una volta in paradiso avrei visto la mia storia.

Ci sono io con mio padre, siamo alla casa in montagna vicino al lago. Non c'è mia madre. Solo io e lui. Io sto correndo inseguita a mio padre. È strano vivere dall' esterno una scena che ricordo così bene. Per il mio sesto compleanno mio padre aveva affittato la casetta di montagna vicino al lago e mi aveva portata lì per un paio di giorni.
La piccola me continua a correre, giù verso la riva del lago. Arriva appena vicino all'acqua e mi tolgo le scarpe e i vestiti restando solo con le mutande e poi entro in acqua seguita a ruota da mio padre. Nuoto verso il largo, poi lui mi raggiunge e mi prende tra le sue braccia. Entrambi ridiamo. Ricordo che quello è stato il giorno più bello della mia infanzia.
Poi la scena cambia.

Sono a casa con i miei genitori. Stò discutendo con mia madre. Avrò appena otto o nove anni. Ad un certo punto lei mi tira uno schiaffo. Io inizio a piangere e mi massaggio la guancia. Lei continua ad urlare e mi indica la porta di casa. Io inizio a correre verso essa e la spalanco uscendo in cortile. Continuo a correre non ostante le grida di mio padre. Mi fermo dopo un paio di minuti davanti alla casa di Nate. Busso alla porta e mi apre un bambino. Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. I SUOI occhi azzurri. Non parla, solo mi stringe fra le braccia fino a placare i miei singhiozzi. Poi mi fa salire nella casetta sull'albero. Entra dentro ed esce dopo poco con un piccolo asinello di peluche. Inizia a far finta di parlare con lui e noto la mia espressione cambiare radicalmente. Un sorriso, poi rido proprio di gusto. Un sorriso solca anche le labbra di Nate.
Lentamente la scena si dissolve e compare un altra situazione.

Sono sempre con Nate nella casetta sull'albero, ma i nostri corpi sono cresciuti. Lui è diventato altissimo e io resto sempre nana. Indosso un vestito rosso fuoco e a giudicare dalla neve e dalla gente che c'è sotto il suo portico deduco che sia la festa di capodanno di quando avevo quattordici anni. Nate ed io siamo seduti sul bordo della terrazzina con i piedi a penzoloni nel vuoto. Mi ricordo questo momento: ora si alzerà in piedi e mi farà alzare per dirmi quanto mi ama. Infatti dopo poco si alza e mi sussurra all'orecchio. Io obbedisco e mi alzo, siamo l'uno davanti all'altro. Io mi mordicchio il labbro inferiore, segno di imbarazzo. Lui si mette una mano tra i capelli e sorride un po' rimbambito. Poi dice qualcosa con le gote che ad ogni parola diventano più rosse. Alla fine del discorso abbassa lo sguardo sui piedi mentre aspetta una mia risposta. Con l'indice gli alzo il mento e faccio congiungere le nostre labbra. Lui mi cinge i fianchi e risponde al bacio.
Schermo nero: cambia la scena.

Siamo sempre io e Nate, siamo cresciuti ancora e questa volta siamo a scuola. La mia scuola superiore nella vecchia città. I corridoi sono deserti, solo io e lui che ci teniamo per mano mentre ci dirigiamo nelle rispettive classi. Lui mi accompagna avanti alla porta della mia classe: prima ce. Dolcemente fa congiungere le labbra in un ultiml bacio prima di lascirmi entrare nell'aula dove la professoressa sta già spiegando. Mi sgrida per il ritardo e poi mi lascia raggiungere il mio banco nel fondo della classe affianco a Jennifer. Subito inizia a farmi mille domande su Nate e io pazientemente rispondo. La prof infastidita dal nostro chiasso ci manda dal preside. Quella fu la prima ed ultima volta che vidi il signor Brown, preside della scuola vecchia. Appena rientrai in casa mia madre mi sgridò tantissimo e quando seppe del motivo del ritardo e del rimprovero da parte del preside mi disse che dovevo mollare Nate. Io mi opposi. Forse fu l'errore più bello della mia vita.
Lo schermo si scurisce per poi trasmettere una scena nuova.

La scena risale a pochi mesi fà, prima che io partissi per Boston. Ci sono io che saluto i miei genitori che escono a cena fuori. Poi rientro e vado in camera mia. Apro il cellulare e trovo un messaggio di Nate che dice di affacciarmi alla finestra. Obbedisco e lo vedo seduto su di un ramo con la chitarra in mano pronto a suonarmi un qualche pezzo. E fù così, mi cantò il brano più dolce e carino che aveassi mai sentito e che probabilmente mai sentirò. Poi sale lungo il ramo, scavalca la balaustra ed entra in camera mia. Mi saluta con un bacio sulla fronte e poggia a terra un borsone che non avevo notato prima. Mi dice qualche parola prima di far scorrere le cerniera e rivelare le cose contenute in quella borsa. Oltre a molte felpe e magliette sue, oltre ad un suo profumo ed un pacco di sigarette (anche se io non fumo era per ricordarmi il sapore dei suoi baci prima d'entrare a scuola), oltre ad un CD inciso da lui sul fondo c'era una piccola scatola con all'interno un piccolo anello con inciso il suo nome. Lui mi disse che era una promessa di fedeltà ed un modo per essere sicuri che in un futuro ci saremmo sposati. Io con le lacrime agli occhi mi lasciai mettere il piccolo anello che porto ancora addosso.
La scena nuovamente cambia.

Siamo sempre in camera mia. Lui è sopra di me con le gote arrossate e i capelli sudati. Il lenzuolo ci copre fino al bacino, giusto giusto il culo. Io sono appunto sotto al corpo di Nate con i capelli sul cuscino e le guance rosse. Sono nuda. I miei vestiti sono sparsi sul pavimento affianco al letto. Le labbra di Nate si posano sulle mie facendo incontrarele nostre lingue.

La scena sucessiva si apre nella scuola a Boston. È ora di ricreazione ed Leon, Matt, Victoria ed io stiamo mangiando la nostra merenda seduti sul muretto esterno. Stiamo ridendo. Visto dall'esterno da un altra percezione. Gli occhi di Matt sono fissi su di me indipendentemente dal fatto che sia io a parlare o qualcun altro. Poi ad un certo punto tiro fuori il cellulare per rispondere ad una chiamata, se non ricordo male di Nate, e resto stupita dallo sguardo triste di Matt nel vedermi andare via per parlare con Nate.
La scena si oscura e poi riapre su quello che è successo pochi minuti fa.

Io sono seduta su una seggiola a rotelle, dietro di me ci sono Avan e mio padre. Janette, la ragazza madre, parla della sua vecchia relazione. D'un tratto smette di parlare e io tiro fuori il cellulare. Scrivo ad Nate e provo a chiamarlo. Nel frattempo mio padre si allontana per una chiamata urgente. Dopo qualche altro messaggio io mi accascio sulla seggiola e mentre Avan si china in avanti per sorreggermi dal cadere un equip di medici mi circonda.
Lo scermo si scurisce un ultima volta.

Compare una sola scritta:
VUOI CONTINUARE LA PARTITA?

My new life (Ariana Grande)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora