Quando riapro gli occhi sono in un letto con le lenzuola bianche. Tutte le pareti accanto a me sono bianche. C'è un letto affianco al mio distante pochi metri, dove una ragazza bionda sta girata dalla mia parte con sguardo assente. Vicino a lei c'è una culla di plastica trasparente ed dentro c'è un bambino. Tento di alzarmi a sedere, ma appena sollevo la schiena dei fili mi impediscono l'azione. Seguo con lo sguardo dove portano e scopro al mio fianco un macchinario complesso con un cardiogramma che indica il mio battito cardiaco. Sbuffo leggermente e provo a staccare un cavo dal mio petto. Subito il macchinario inizia ad suonare e in breve un paio di infermieri accorrono alla mia stanza.
Inf1: Hey, che succede qui?
Si avicina al mio letto e spegne la macchina. Mi rivolge un sorriso.
Inf1: Carl, vai a chiamere il dottor Grande e la dottoressa Gillies e tra un paio di minuti puoi far entrare anche il ragazzo.
Ari: Scusi, se possibile non far entrare il dottor Grande?
L'infermiere al mio fianco sorride e annuisce.
Inf1: D'accordo, Carl avverti solo la dottoressa Gillies. Intanto io ti aiuto con questi cavi.
L'altro infermiere ecsce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. L'infermiere sorridente scosta le lenzuola e inizia a lavorare togliendo i cavi che sono collegati a me. Nel giro di qualche minuto sono libera d'alzarmi, anche se ciò mi provoca un dolore acuto alla testa e quindi preferisco stare stesa.
Il primo ad entrare è Matt. Appena mi vede sorride. Si siede sul bordo del letto affianco al mio bacino. L'infermiere mi rivolge un ultimo sorriso prima di uscire.
Mat: Come stai?
Ari: Bene, anche se non capisco cosa sia successo prima. Ciuè un attimo prima ero di là e poi eccomi. Che cosa mi è successo?
Prende un grande respiro e poi sospira. Sembra che non sappia cosa rispondermi.
Ari: Matt, la verità.
Mat: La verità è che hai avuto un infarto che stava per portarti nell'aldilà. Ma per fortuna ti sei svegliata.
Ari: Ma quanto ho dormito?
Mat: Diciamo un giorno. Ti sei addormentata ieri intorno alle cinque ed ora sono le otto di sera. Quindi si be... un giorno.
Ari: E cos'è successo in questo giorno?
Mat: Niente d'importante. Tranquilla. E poi...
Viene interrotto dalla porta che si spalanca e compare Elizabeth. Poco dietro vedo anche Avan. Eliabeth si avvicina al letto. Mi guarda con sguardo truce. Inizio ad avere paura. Poi però fa un sorriso e mi carezza la fronte.
Eli: Come stai?
Ari: Bene, bene.
Si avvicina anche Avan con il bam... volevo dire Jack in braccio.
Ava: Ho recuperato questo.
Mi porge il mio cellulare.
Ari: Grazie mille.
Lo afferro e lo appoggio sul comodino.
Eli: Posso farti una domana che penso ci poniamo tutti?
Ari: Si, dimmi pure.
Eli: Che cosa è successo prima che svenissi?
Cerco di ricordarlo ma le immagini sono sfuocate e faccio fatica a ricordare il momento. Mi ricordo perfettamente che ero in cerchio, che stavo fingendo di avere una qualche depressione post-parto... ma niente di più.
Ari: Davvero, io non ricordo...
Ava: Avevi chiamato qualcuno.
Prendo il cellulare per guarare il registro delle chiamate. L'ultimo numero chiamato è quello di Nate, ma davvero non ricordo perchè dato che con lui ho chiuso un paio di giorni fa.
Mat: Che importanza ha? Lei sta bene, tutto si è risolto... sembra un lieto fine.
Tutti annuiscono e io ripongo il cellulare sul comodino. Proprio in quel momento l'inserviente dei pasti mi porta la cena. Poggia due minestre (una per me e una per la mia compagna) sul tavolo e porta un vasetto di omogenizato per il bebe.
Eli: Va bene, dato che devi mangiare forse è meglio se noi andiamo via, no?
Ava: Si dai, così ti riprendi un poco che poi domani è l'ultimo giorno e giovedì torniamo a Boston.
Ari: Okay, tranquilli.
Ava: Per ogni cosa puoi chiamarci ti abbiamo salvato il mio numero e quello di Elizabeth tra quelli d'emmergenza.
Eli: Allora ciao, a domani?
Ari: A domani.
Ava: Ciao, riprenditi.
Si avvicinano alla porta.
Eli: Sfigato, non vieni?
Mat: Punto primo ho un nome e secondo... no resto un poco qua con lei.
Avan ed Elizabeth annuiscono ed escono dalla camera con Jack. Matt si alza dal tavolo per prendere il piatto di minestra. Lo poggia sul comodino vicino al letto e gira la tavoletta in modo che mi faccia da tavolo. L'altra ragazza non si muove dal suo letto. Allungo la mano verso il cucchiaio. Lo prendo e cerco di portare la minestra alla bocca, ma la mia mano trema e tutto si rovescia in parte sulla tavoletta e in parte sulla mia maglia.
Matt, con la sua solita delicatezza prende il cucchiaio dalle mie mani e inizia ad imboccarmi.
Dopo aver finito la minestra resta un poco con me. Mi propone di passare la notte con me, dormendo sulla sedia; ma rifiuto convincendolo ad andare a dormire nell'albergo.
Mat: D'accordo Ariana. Ma per qualunque cosa chiamami o chiamaci. Domani ci vediamo attorno alle otto. Ora vado.
Si sporge di poco per raggiungere la mia fronte e lasciarci un piccolo bacio. Gli sorrido di rimando. Mi rimbocca le coperte e si avvicina alla porta.
Ari: Ciao Matt.
Mat: Ciao.
Esce dalla porta e resto sola con la mia compagna. La sua minestra ormai è fredda. Il bambino è sveglio ed ha uno sguardo triste. È un po' inquietante che la ragazza bionda mi continui a fissare senza parlare o spostarsi. Allungo la mano sul comodino per prendere il cellulare. Appena lo accendo noto diversi messaggi, uno è di Jennifer. Un messaggio vocale. Metto gli auricolari e lo ascolto.
Jen♡: Nana, (sopranome di AriaNA) devo assolutamente dirti una cosa. Non voglio ora passare dalla parte della santa perchè ovviamente non è così. Però quello che devo dirti è che non dovresti essere arrabbiata con me ma con Nate. Infondo quella volta è stato lui a baciarmi. Appena lo ha fatto sono scappata via da casa sua. Ma davvero, te lo giuro, non ci sono andata a letto. Okay, stavo per farlo ma non è successo perchè sei arrivata tu. Spero tu possa perdonarmi.
Dalla sua voce sento che sta per piangere. Anch'io sento che sto per piangere. Le rispondo.
"Hey Jen, quello che è o non è successo non c'entra. Quello che non posso sopportare è che tu pur sapendo che mi facevi star malissimo ci hai provato comunque. Poi che sia stata tu o sia stato lui non m'importa. So solo che è successo e non posso perdonarlo facilmente."
Jen♡: "Ariana, tu mi hai trattata così per cinque anni. Fin da quando in prima media Gege mi ha chiesto di essere fidanzati poi in realtà voleva solo stare con te. Pensa che anche Harry (fidanzato attuale di Jen) mi ha detto che all'inizio mirava a te attraverso me; e so che è ancora così.
Sai cosa si prova a vivere nell'ombra di qualcuno per così tanti anni?!?"
"QUESTO NON È UN BUON MOTIVO PER FARTI IL MIO RAGAZZO!!!"
Non ricevo risposta. Ma lei ha visualizzato ed è online. Blocco il telefono e lo poggio sul comodino sbuffando. Le parole di Jennifer mi hanno ferita. Non avevo mai pensato d'essere un amica così orribile.
Il bambino nella culla inizia a piangere sollevandomi ai miei pensieri. Guardo verso la bionda che non sembra avere intenzione di muoversi.
Ari: Non gli dai a mangiare?
Jan: Prima o poi smetterà.
Ari: Ma poveretto.
Mi alzo dal letto e lo sollevo dalla culla. Appena lo poggio al seno smette di piangere e mi guarda con il labbro tremulo. Mi siedo sulla sedia vicino al tavolo e poggio il piccolo su una coscia. Apro il vasetto d'omogenizzato e inizio a darglielo in piccole cucchiaiate. Il piccolo mangia voracemente e in breve ha finito il vasetto. Fa qualche urletto di soddisfazione. Lo alzo, ha il pannolino da cambiare. Cerco sotto la culla un pacco di pannolini e ne prendo uno. Stendo il piccolo sul tavolo e gli tolgo i pantaloncini e apro il body. Gli cambio il pannolino e lo rivesto. Lo poggio nuovamente nella culla e la faccio dondolare fino a quando il piccolo non dorme. Appena prende sonno mi siedo nuovamente sul mio letto.
Ari: Perchè non vuoi bene al tuo bambino?
Lei sta zitta. Un silenzio carico di tensione. Le sue labbra si muovono ma non emette alcun suono.
Ari: Cosa ti succede?
Niente. Continua a stare in silenzio. Mi alzo dal mio letto e mi siedo al bordo del suo. Ho deciso: se lei non vuole parlare parlerò io.
Ari: Il mio ragazzo mi tradiva con la mia migliore amica. Il problema è che io con questo tipo ci ho fatto l'amore ed ora non mi vergogno a dirlo ma non ho il ciclo da ormai un mese e mezzo. Puo essere stress ma puo essere un bambino. E il bello è che non so che fare.
Wow, non lo avevo mai detto a nessuno ed ora mi sono tolta un peso enorme dalla coscienza.
Jan: Scrivigli. Digli che pensi d'essere incinta. Infondo è anche il suo bambino.
Ari: Quindi dovrei farci pace?
Jan: Si. Non fare il mio stesso errore.
Ari: Perchè che errore hai fatto?
Jan: Non lo ho perdonato e lui ha deciso di suicidarsi.
Tiene lo sguardo basso, ma ha un sorrisetto malinconico.
Ari: Mi dispiace...
Jan: E sai la cosa più bella?
Ari: Quale?
Jan: Sono passati due anni, ma io mi ricordo ancora il suo sorriso e i suoi occhi. È come se la mia mente non riuscisse a dimenticarli.
Abbasso lo sguardo. Anch'io mi ricordo gli occhi di ghiaccio di Nate e il suo sorriso. Con il suo solo sorriso riusciva ad illuminarmi la giornata. Con una sua sola occhiata scordavo tutti i rancori.
Ari: Anch'io mi ricordo di Nate.
Jan: Nate. Nathan.
Ari: Come scusa?
Jan: Il mio ragazzo si chiamava Nathan. Nathan Krass.
Ari: An... comunque che sciocca. Io sono Ariana, Ariana Grande.
Jan: Ed io sono Janette McCurdy.
Quel nome mi fa torna alla mente l'ultima cosa che ho scoperto prima di svegliarmi su questo letto: Nate è morto.
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My new life (Ariana Grande)
أدب الهواةÈ arrivata l'ora di partire per la nuova città; e si sa: nuova città vuol dire nuova scuola, nuovi amici... in poche parole si volta pagina. Ed è questo che sta succedendo ad Ariana: è costretta a cambiar vita.