Capitolo 7

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Mi ricordo di quando ero piccola e se mi succedeva qualcosa che mi faceva star male correvo da Nate che era il mio migliore amico. Lui prendeva la mia mano nella sua e mi guidava fino alla casetta sull'albero nel suo giardino e una volta salita la scaletta di corda mi abbracciava forte. Poi prendeva Tobia, un asinello di peluche che i suoi gli regalarono a due anni e mi faceva ridere. E io ridevo davvero. Quando mi chiese di metterci insieme disse che mi amava fin da allora, fin da quando nella casetta sorridevo. Disse anche che senza di me non poteva vivere, che ero come l'aria: indispensabile. Ora mi sembra tutto così falso. Come se un momento avesse cancellato la purezza di due bimbi che si abbracciano, la gioia nel ricevere un bacio sulla guancia. Non resta più nulla di quello che eravamo.
Basta, devo smettere di pensarci o finirò per piangere ancora ed ho promesso a me stessa che non avrei più pianto. Matt seduto nel sedile davanti mi lancia occhiate dallo specchietto. Elizabeth mi passa le dita tra i capelli mentre con l'altra mano mi tiene stretta.
Mi fa star meglio.

Raggiunsi il parcheggio del parco dove mi avevano lasciata all'inizio. Matt non c'era e neanche Avan. C'era solo Elizabeth seduta sul marciapiede che messaggiava con il cellulare. Io cercai di asciugare le lacrime, non volevo che mi vedesse così e che magari facesse qualche commento. Alzò lo sguardo dal telefono e mi fissò a lungo. Poi non disse nulla, semplicemente si alzò e venne ad abbracciarmi. Appena le sue braccia cinsero il mio busto non trattenni le lacrime che iniziarono a scendere mio malgrado.
Eli: Sst, tranquilla.
Quando mi calmai almeno in parte si stacco leggermente tenendo sempre le braccia dietro la mia schiena.
Eli: Che cosa ti è successo?
Rimasi assai colpita da quel comportamento, non che mi dispiacesse o cose simili... solo non era nello stile di Elizabeth. Ma tanto quella ragazza mi stupiva ogni minuto di più.
Ari: Io... io... io lo ho visto a letto con la mia ex migliore amica.
Scoppiai nuovamente in lacrime mentre lei mi stringeva nuovamente e mi carezzava la schiena per calmarmi.
Se una qualsiasi persona avesse visto quella scena avrebbe pensato che fossimo amiche intime. Invece ci conoscievamo appena. Quando per la seconda volta il suo abbraccia placò le mie lacrime e ci staccammo leggermente potei vedere che anche lei aveva gli occhi lucidi.
Ari: Piangi?
Lei subito si scosse e mi spinse bruscamente: la solita Elizabeth, era tornata.
Eli: Non sono affari tuoi.
Ari: Scusa io non volevo...
Sbuffò leggermente ed estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
Eli: Avan e lo sfigato dovrebbero essere gia qui...
Ari: Staranno arrivando.
Infatti dopo qualche istante sentii la voce di Matt e dopo poco ancora comparse da dietro l'edicola dell'angolo con Avan. Gli corrsi incontro e lo abbracciai saltandogli in braccio. Lui mi prese.
Mat: Che ti è successo?
Ari: È un bastardo, Matt... è un bastardo.
Lui come se avesse capito annuì stringendomi più forte. Dopo qualche minuto mi poggiò a terra e raggiungemmo Avan ed Elizabeth. Elizabeth aveva già informato Avan dell'accaduto perchè mi strinse in un abbraccio anche lui. Stavo per piangere ancora.
Na: Ariana!!! Ti prego ascoltami!!!
Mi voltai verso quella voce. Nate stava correndo verso di me. Iniziai a tremare tra le braccia di Avan. Nate ci raggiunse, ansimava, aspettò qualche istante. Non sapeva che dire.
Na: Ti prego Ariana, ho fatto la cazzata più grande del mondo, ma ti amo ancora!!! Ricordi? Te lo dissi quando mi confessai. Tu sei come l'aria per me. Ho bisogno di te. Non respiro senza.
No seppi che rispondere. Infondo anch'io lo amo ancora e volevo solo baciarlo come se nulla fosse successo. Ma guardai le sue labbra e pensai a Jennifer e a lui.
Ava: È okay amico, ti dò due secondi per sparire. Poi ti meno io, porco schifoso. Lo sai che le ragazze non vanno trattate come giocattoli? Lo sai che hanno bisogno di rispetto?
Mi girai leggermente per incrociare lo sguardo di Nate. Annuì leggermente.
Na: Giuro me ne vado, ma a te non posso rinunciare.
Si avvicinò leggermente ed io mi allontanai da Avan. Mi spostò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e sorrise con malinconia. Poi si chinò verso le mie labbra e lasciò un leggero bacio a stampo prima di andarsene. L'ultimo bacio.

Elizabeth mi risveglia dai miei pensieri su Nate indicando il finestrino con l'indice.
Eli: Ecco, questo è l'ospedale dove passeremo maggior parte del tempo.
Poi prosegue nel dare informazioni ad Avan su come arrivare all'hotel e in una decina di minuti arriviamo. Avan parcheggia la Panda nel largo parcheggio davanti all'edificio. Scendiamo giù dal veicolo, prendiamo le borse ed ascoltiamo Elizabeth che ci da inicazioni sul dafarsi.
Eli: Io ed Ariana andiamo a prendere il bambino, Avan e Matt andate a prendere le camere.
Guarda velocemente l'orologio: sono le 8,32.
Ava: Okay, allora dateci le borse.
Gli porgo il borsone e Matt lo prende sorridendo leggermente. Lo stesso fa Elizabeth con Avan e poi ci separiamo. Noi andiamo verso l'uscita del parcheggio mentre i ragazzi si avviano verso l'edificio grigiastro.
Ari: Dove prenderemo "il bambino"?
Eli: Tu seguimi e basta.
Annuisco mentre accellero il passo per starle al lato. Arriviamo i una piccola piazzetta ed lei tira fuori un foglietto spiegazato scritto in blu.
Eli: D'accordo, tra poco dovremmo esserci.
Entra in un vicolo chiuso ed c'è un uomo con un fagottino in mano. Elizabeth si avvicina con passo sicuro mentre io resto dietro un po' incerta. Mi fa paura quell'uomo.
Eli: Grabby?
Sig°: Gillies?
Eli: Si, sono io.
Sig°: Ecco.
Le passa il fagottino avvolto in delle coperte azzurrine. Lei lo prende goffamente.
Eli: Quanto?
Sig°: Nulla perchè è storpio. Ci fai un favore.
Elizabeth annuisce leggermente e l'uomo se ne va scontrando leggermente la mia spalla.
Ari: Non ho ancora capito cosa stiamo facendo qui...
Scosta leggermente la coperta e un musetto bianchissimo fa la sua comparsa. Ha gli occhi chiusi ed un espressione serena.
Eli: Avevamo bisogno di questo.
Ari: Posso?
Annuisce e mi passa il fagottino. Sembra così fragile. Con l'indice gli carezzo il viso, arriccia il naso e sospira.
Eli: Andiamo: non mi piace questo posto.
Mi guardo attorno: non ha tutti i torti. Potrebbe sembrare la scena del crimine di qualche film horror con i lampioni che illuminano appena la strada.
Senza farmelo ripetere due volte inizio a camminare velocemente verso l'hotel. Ad ogni sagoma mi sembra di vedere un potenziale assassino. Stringo più forte il bambino al seno.
Torniamo alla piazzetta di prima dove sono arrivati cinque ragazzi non proprio affidabili. Appena ci vedono quello che sembra il boss fa un fischio.
Boss: Hey belle, sta sera non ho nulla da fare!!! Potreste venire nel mio letto.
Gli altri ridacchiano. Elizabeth mi prende il braccio e mi trascina.
Eli: Non guardarli.
Abbasso lo sguardo sul bambino che tengo in braccio. Dorme ancora tranquillamente.
Boss: Hey, sto parlando con voi.
La voce del ragazzo è troppo vicina, come se ci stesse seguendo.
Eli: Corri.
Inizio a correre. Anche il ragazzo dietro a noi affretta il passo e riesce a fermarmi prendendomi per una spalla.
Eli: Lasciala coglione.
Gli tira un calcio imezzo alle gambe.
Eli: Corri!!!
Mi prende per un braccio e inizia a tirarmi correndo verso l'hotel.
Non sento più i passi del ragazzo dietro di noi, ma ho paura a girarmi. Finalmente vediamo il parcheggio illuminato dell'hotel. Lo percorriamo senza rallentare. Solo quando siamo dentro ci fermiamo a prendere fiato. Guardo il bambino, dome ancora. Non so come mai non si sia svegliato dopo la corsa. Forse è morto. Poggio l'orecchio sul suo torace e sento un battito leggero.
Eli: Ha una malformazione. Per questo non lo ho pagato.
Alzo lo sguardo su Elizabeth.
Ari: Ma cosa vuol dire?
Eli: Andiamo in un posto meno affollato e ti dico.
Annuisco seguendola fino alla recepcion. Una donna di mezza eta ci accoglie con un sorriso.
Sig.*: Come posso aiutarvi?
Eli:Non ha niente al nome Jogia?
La signira guarda sul computer ed annuisce.
Sig.*: Si, la 103 e la 104. Chiamo qualcuno che vi accompagni.
Eli: Grazie.
Sig*: George?
Ge: Si?
Sig*: Accompagna le signorine alla 103.
Il ragazzo annuisce e ci fa cenno di seguirlo. Saliamo delle scalinate che portano ad un corridoio pieno di porte. Il ragazzo si ferma davanti alla 103.
Ari: Grazie.
Ge: Se avete bisogno di altro...
Eli: Okay, ora vattene.
Lui fa un piccolo inchino e se ne va. Elizabeth sbuffa e poi apre la porta. Ci sono le nostre valige al centro della stanza, ma dei ragazzi non c'è traccia. Mi avvicino al letto e mi siedo con il bambino ancora in braccio. Dopo poco anche Elizabeth si siede vicino a me. Tiene lo sguardo basso.
Eli: Sei la prima persona a qui racconto tutto questo...

My new life (Ariana Grande)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora