Capitolo 33

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*1 FEBBRAIO*
Un giro di nastro ed anche l'ultimo scatolone è chiuso. Lo raccolgo ed esco dalla mia stanza ormai vuota. Percorro l'ultima volta il corridoio di casa e al solito lancio un occhiata allo studio di mio padre; lo vedo lì curvo sulla sua scrivania che sistema le cartelle psichiche dei pazienti. Sentendo gia un nodo alla gola entro nel suo studio.
Ari: Io ho liberato la stanza.
Lui alza lo sguardo su di me e sistema gli occhiali di metallo sul naso ad unco. Tiene le labbra strette e mi guarda da capo a piedi più volte. Forse è stato un errore dovevo andarmene e basta. Infondo lo hanno detto: per loro sono morta.
Pa: Bene, metti qui le chiavi e buona fortuna per tutto.
Le lacrime scendono a rigarmi il viso mentre cerco le chiavi nelle tasche e le appoggio sul legno chiaro della scrivania. Mio padre le prende e le mette nel cassetto, torna a scrivere ed sistemare i fogli. Mi giro ed esco dalla stanza, in realtà mi fermo allo stipite della porta.
Ari: Mi mancherai ed anche mia mad...
Pa: Barbara.
Mi interrompe gelido senza alzare lo sguardo. Mai mi aveva trattata così, beh fino ad un mesetto fa quando gli ho detto del bambino e mi hanno cacciata di casa.
Ari: Si, anche Barbara.
Pa: Bene.
Esco dalla camera ed con la coda dell'occhio vedo mio padre che cala la testa tra le braccia e sento qualche singhiozzo. Avvelocizzo il passo per non cadere in tentazione di tornare, tanto farebbe solo più male. Ho fatto uno sbaglio con Nate ed ho tradito la loro fiducia. Attraverso la sala e vedo mia mad... Barbara seduta sul divano. Perchè quando lasci le persone a te più care stai sempre così male? E domentichi tutti i lati negativi?
Ari: Me ne vado. Ho lasciato le chiavi a pa... Franck.
Lei si alza e mi viene vicina. Mi stringe tra le sue braccia e mi lascia un bacio tra i capelli, quel bacio che non avevo mai ricevuto e non avrò mai più.
Ma: Tutti facciamo delle scelte, e alla fine queste delineano chi siamo e chi vogliamo attorno.
Annuisco leggermente ascigando velocemente le lascime con il polsino della felpa.
Ari: A volte non compiamo scelte ma succede e basta.
Ma: Non è vero. Sei incinta perchè tu hai voluto scopare con Nate!
Abbasso la testa, tanto qualsiasi cosa dirò lei ha ragione e io devo andarmene.
Ari: Io vado.
Lei si siede sul divano e continua a guardare la TV. Vado alla porta ed esco. Tengo con mani tremanti lo scatolone mentre le lacrime scendono ancora.
Perchè quella sera ho consentito a Nate di scoparmi? Perchè lo amo... amavo. Lo amavo. Certo è anche suo questo bambino, ma a rimetterci tutto sono solo io.
Scendo le scale velocemente ed esco dal palazzo incamminandomi verso la casa dei nonni di Av... i nostri nonni. Abitano in una di quelle case singole un po' fuori dalla città. Starò da loro per un po'... beh fino a quando non saprò cosa fare. Metto le cuffiette e faccio partire una canzone di Mika.

Arrivo sottocasa di Avan ed vedo la sua auto parcheggiata nel vialetto... ho buone speranze che sia in casa. Raggiungo la porta, tolgo le cuffiette e suono il campanello. La porta si spalanca ed Avan fa copolineo un po' assonnato.
Ava: Ciao!
Ari: Ciao... uh! Che buon profumino!
Ava: Entra. La nonna sta facendo la crostata di mele, avremo una buona merenda...
Gli sorrido ed entro.
Ari: Io andrei in camera...
Ava: Si! Dimmi se hai difficoltà.
Annuisco e salgo in fretta i gradini. Sono venuta qui altre quattro o cinque volte per portare le mie cose o conoscere i miei nonni.
Anyway, la mia stanza è la prima su dalle scale. Apro la porta e poggio lo scatolone con gli altri. Mi siedo sul materasso spoglio e mi guardo attorno... avrò un grosso lavoro da fare. Le pareti sono bianche e il pavimento è di legno. Meglio iniziare subito: più lavoro meno penso; e qui sbaglio di grosso perchè il primo scatolone che apro è pieno di foto: un mare di ricodri e rimpianti. Sul fondo c'è una scatola di latta vuota, la prendo e metto dentro tutte le foto, le collane, il profumo di Nate, le sigarette, gli anelli i bracciali.... tutto quello che mi ricorda la vecchia vita e metto la scatola in alto nell'ultimo ripiano infondo all'armadio. Poi ho più fortuna e trovo uno scatolone di felpe e sistemo l'armadio.
Nel giro di un paio di ore ho vuotato metà degli scatoloni e la camera mi sembra meno spoglia.
No: Toc-toc?
Ari: Si?
La nonna apre la porta con un vassoio in mano.
No: Ti ho portato la merenda, sai è bene che mangi nelle tue condizioni, piccola.
Ari: La ringrazio.
Prendo il vassoio e lo poggio sulle gambe.
No: Dammi del tu! Sono tua nonna!
Si siede accanto a me.
Ari: Si scusa è che è così difficile... si insomma è un mese che la... eh... ti conosco e a me sembra di essere un po'un estranea.
No: Sei la figlia di mia figlia?
Ari: Così dicono le analisi del mio DNA.
No: E allora non preoccuparti di nulla, a me piace viziare i miei nipoti. E poi ho sempre voluto una nipotina femmina.
Ari: Si certo... solo che è strano.
Lei mi carezza una guancia e si alza dal letto dirigendosi alla porta.
No: Tu mangia tutta la torta che io devo preparare la cena.
Ari: Perchè cucini così tanto?
Lei sospira e guarda un punto preciso del corridoio, se non ricordo male ci dev'essere la fotografia dei miei genitori.
No: Perchè lavorare mi aiuta a non pensare a lei, la mia piccola Kate. Era troppo giovane.
La voce arrochita e le mani tremanti mi suggeriscono che sta soffrendo ancora per mia madre.
Aspetta ancora qualche istante prima di tornare in cucina. Mi affaccio dalla porta e guardo il quadro: la prima volta che vedo mia madre biologica. È praticamente uguale a me solo che ha gli occhi più scuri come quelli di Avan mentre mio padre li ha chiari come i miei e ha il fisico simile al mio fratellone.
Torno in camera; finisco di sistemare le cose nella mia nuova camera e mangio la mia merenda.

My new life (Ariana Grande)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora