Capitolo 4

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Le successive giornate proseguirono nello stesso modo, ai miei messaggi non seguì risposta o con monosillabi, le conversazioni furono sempre più difficili e imbarazzanti e mi sentii sempre più stretta in me stessa. Non mi permise di vedere più i miei amici ma cercai ugualmente di prendermela troppo, per movimentare le cose gli proposi qualche serata un po' particolare, un evento, uno spettacolo teatrale..assurda la risposta che mi diede alla proposta di assistere alle riprese di "Colorado Cafe": "è argomento di studio? "eh si perché oltre ai mille pensieri avevo anche due esami da preparare. La stessa università che dovetti mettere da parte quando lui due anni prima fu licenziato; più di una volta mi accusò di averlo trascurato, ma la verità fu che non si accorse dei sacrifici che feci per lui.
Ebbe solo me a sostenerlo in così tante occasioni..fu un momento difficile per lui e molte persone lo evitarono, non era dell'umore migliore in quel periodo..neanche la sua famiglia, a dirla tutta, lo sostenne come avrebbe dovuto. C'era un clima davvero pesante in casa loro e sua madre cadde in una sorta di depressione che non aiutò l'umore di nessuno. Un pomeriggio mi impuntai talmente tanto che passai due ore a scrivere il curriculum al posto suo; aveva già deciso che non avrebbe trovato lavoro e che non voleva "lavorare sotto padrone". Scelse la via più semplice di aprire la partita Iva per collaborare con suo padre. Chi lo supportò nella scelta nonostante la ritenesse sbagliata? Io. Cos'altro avrei dovuto fare? Cos'altro dovrebbe fare una ragazza per meritare il suo affetto?

Odiai trascorrere in questo modo le nostre giornate proprio perché ogni giorno pensavo a ciò che nel corso di 7 anni, volenti o nolenti, fummo costretti ad affrontare, la complicità che avevamo era unica e vederlo così vicino ma sentirlo così distante mi opprimeva. Noi fummo sempre molto più di così. Con quale coraggio avrei dovuto prendere e mollare tutto? Come avrei potuto rassegnarmi all'idea che non saremmo stati altro che due estranei?

Non so perché fossi convinta che tutto si stesse risolvendo sta di fatto che raccontai entusiasta la serata in vineria a mia sorella, la quale non gioì particolarmente, chiamai mia nonna, che era la piu sconvolta dalla nostra rottura tanto che se ne uscì giorni prima con un "mandalo a dar via il culo". Ero felice.

Dato che non si può essere felici per troppo tempo, passati due giorni, "Anna pomeriggio ci vediamo che dobbiamo parlare". Riuscii solo a pensare a cosa diavolo potessi aver combinato ancora.
Passò a prendermi alle 15, si lamentò perché andai a prendere un pezzo di focaccia dopo che lui si rifiutò di accompagnarmi, tappa tabacchi dove mi impedì di comprargli le sigarette..per poi fumare le mie. Capii un'ora più tardi perché non volle che le comprai anche a lui.

Decise di fare un giro in macchina, con il solito imbarazzo lo riempii di domande e come al solito lui neanche mezza, pensai proprio che non gli interessasse nulla delle mie giornate. Dopo una mezz'oretta di giri inutili decise di andare al parco per una passeggiata. Camminammo tranquillamente mano nella mano in cerca di una panchina dove fermarci per parlare, finalmente ne trovammo una, sotto gli alberi, riparata dal sole ancora alto di settembre.
A cavalcioni sulla panchina, ci guardammo e sganciò la bomba. "Io non ti amo più".

Naivety [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora