Capitolo 28

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Con l'avvicinarsi delle feste di Pasqua e Pasquetta e le previsioni di maltempo, ci ritrovammo in difficoltà su dove andare a grigliare tutti insieme.

Arrivata la domenica, sentii Pietro per i consueti auguri..
Le feste lasciavano sempre dietro una nostalgia, un senso di incompletezza.
Il famoso amaro in bocca.
Il ricordo di come le passai con lui, ciò eravamo soliti fare..
Mi aspettai facesse almeno finta di invitarmi.
Mi mancava davvero qualcuno con cui festeggiare, qualcuno da avere accanto.
Non mi importò mai un granché della Pasqua..

Come al solito, tutte le mie aspettative si rivelarono sbagliate.

Nella vita avrei dovuto fare tutto il contrario di ciò che la mente mi suggeriva.

Risultò del tutto evidente come il mio modo di vedere il mondo fosse agli antipodi rispetto al suo.

O magari avrei dovuto smetterla di aspettarmi qualcosa da lui..

Nonostante le premesse non fossero delle migliori e la totale mancanza di organizzazione, festeggiai bene.
Pranzo in famiglia, fortunatamente solo con mamma e papà, dove andò tutto liscio, e raggiunsi nel primo pomeriggio Marco e i suoi parenti.

Aveva una bella famiglia, strana, vivace e particolare..tre zii settantenni, due dei quali con una cotta per me.
Lo zio Bruno, vedendomi entrare, mi riempì di complimenti..Marco qualche giorno prima mi aveva riferito che suo zio aveva chiesto espressamente che andassi in gonna..assolutamente no.
Mi presentai in leggins neri strappati, maglietta bianca di pizzo con manica a tre quarti e golfino nero.
I capelli sciolti e uno stivaletto nero con un po' di tacco completavano il tutto.
Look molto semplice.
Sembrò comunque apprezzare dato che volle una mia foto..

Per Pasqua, essendo lui un produttore di salami nostrani, me ne regalò addirittura uno..fu una situazione un po' imbarazzante ma alla fine ci risi su.

Trascorsi con loro un paio d'ore e alla fine costrinsi Marco a spostarci per raggiungere due amici..Mattia e Manu.

Già provati dal pranzo e soprattutto dai vari giri di limoncello, riuscimmo comunque a fare un paio di giri di aperitivi.

Nessuno aveva voglia di rientrare dai parenti, per cui occupammo casa di Mattia..
Arrivati da lui ci raggiunse anche Ele e insieme giocammo coi due cani..lanciammo la palla da tutte le parti, ci fecero praticamente fare attività fisica.
Finché lanciai la palla oltre la staccionata e Shila mi guardò malissimo..non ci arrivava.
Povera.

Con tutta la buona volontà del mondo, Mattia propose di preparare la cena..una banalissima pasta al pomodoro.
Dire che fece un disastro sarebbe riduttivo.
Ridemmo un sacco anche i giorni successivi per cui andò bene anche così.

Arrivata la sera, ancora non avevamo idea di cosa avremmo fatto il giorno successivo..ci aggregammo quindi al pranzo a casa di Giorgio, fratello di Marco.

Pranzo..antipasto e casoncelli del giorno prima avanzati.
Il dramma furono le bottiglie di vino che stappammo.

Non bevvi mai così tanto come in quei giorni..

La situazione degenerò rapidamente nel momento in cui i maschi decisero di cominciare una sorta di sfida a brindisi e i primi a cedere furono Mattia e Charlie.
Mattia in due ore barcollava in giro per casa, Charlie si buttò sul divano per dormire e lì vi trascorse tutto pomeriggio.
Il giorno dopo scoprì che si alzò solamente verso le otto di sera per raggiungere la madre per cena, con quasi un'ora di ritardo.

Noi invece chiamammo Manu, rimasto a casa dai genitori per pranzo..ci serviva un guidatore sobrio.
Direzione Milano, Navigli.

La migliore amica trevisana di Mattia era in città e voleva vederla.
Un quarto d'ora di macchina e un quarto d'ora di metro dopo arrivammo in Porta Genova..
Spritz al volo con loro dato che di li a un'ora avrebbero avuto il treno per rientrare.
La solita Eleonora ruppe un bicchiere guadagnandosi un'occhiataccia da parte della cameriera.

La lasciammo andare e noi ci incamminammo lungo il naviglio grande..una bella passeggiata nonostante il mio umore che decise di giocarmi un brutto scherzo.

Non so se lo fece più del solito oppure io me ne accorsi solo quel giorno ma il mio occhibelli mi snobbò, e l'invidia e la gelosia fecero la loro comparsa in me.

Sicuramente sbagliai a reagire come feci ma non riuscii più a sostenere quella situazione.
Appena arrivati in zona, mi feci accompagnare a casa, presi la macchina e andai a fare un giro..dovevo smaltire il nervosismo.

Raggiunsi dopo una mezz'oretta gli altri amici e la situazione non cambiò, anzi peggiorò.

Avevo bisogno di liberare la mente e di sfogarmi. Mi presentai a casa di Marco, coccolai il suo cucciolo e a stento riuscii a trattenere le lacrime.

Come al solito riuscì a rimettermi in piedi, mi spinse a parlare e a chiarire con la persona che stava causando le mie lacrime.
Mi spiegò per la centesima volta forse che anche gli altri hanno delle colpe e non posso sempre farle ricadere su me stessa.
Servì per cui anche se l'indomani ci fu un po' di imbarazzo..fui contenta di essere stata sincera.

Naivety [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora