Capitolo 27

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La libertà di poter fare ciò che si vuole è un concetto del tutto illusorio.

Aperitivo, secondo aperitivo. Gara per rientrare verso il solito bar. Maschi contro femmine. Vittoria schiacciante delle donne.

Drink al volo e idea pazza.
"Ma se domani dopo il lavoro andassimo a Torino a far serata con Danika?" proposi.

Tutti entusiasti, tranne lei.

Spinti da questo messaggio "No è uno sbattimento, mi manca casa, mi manca la mia vita. Questo è un carcere con terrorismo psicologico. Sto impazzendo" pensammo fosse carino portarle un pezzetto di casa.
Ma gli orari assurdi del suo lavoro ce lo impedirono.

Un po' delusi per la gita saltata, decidemmo di consolarci con un buon bicchiere di vino. Scrissi a Pietro, del resto non riuscimmo ad organizzarci per vederci in settimana, avvisandolo che saremmo andati.
Ci raggiunse dopo il calcio insieme a Matteo e mi stupì sedendosi al tavolo con noi.

Ricordo come Gianni si sentisse a disagio nel vederlo entrare nel locale.."non so come comportarmi, dovrei andare a salutarlo?" continuava a ripetere. Ricordo come Mattia tolse immediatamente le gambe da sopra le mie..gliele stavo accarezzando.

Solo il suo ingresso li destabilizzò, a me non importò un granché.
Parlai con tutti e, a dirla tutta, non mi interessò la sua presenza.
Mi piacque che si preoccupò quando gli scrissi che andammo addosso a due macchine facendo manovra..

Ele ubriaca è un pericolo al volante.

A stomaco praticamente vuoto dividemmo tre bottiglie di vino in cinque..due pecorino e una passerina. Vini scelti solo per il loro nome ma ottimi.

Ancora prima di uscire per andare via, il clima tra noi si raffreddò. Saremmo tornati al bar da Stefano e sicuramente mi avrebbe abbracciata, baciata e strapazzata..e a lei non andava bene. Arrivati, presi addirittura un altro drink, un vodka lemon.
Tasso alcolico decisamente sopra il limite consentito.

In fame chimica, andammo alla ricerca di cibo.
Guidai io.
La portai a colpo sicuro al McDonald's, chiuso. Ovviamente.
Seconda scelta? Paninaro.

Fortunatamente lo trovammo aperto, un panino con cotoletta e fontina e uno salamella peperoni e ketchup.
Giusto per star leggere.

Mi salvò da una conversazione che non volevo avere, lo assaporai per bene, e dai postumi del giorno dopo.
Lo digerimmo il pomeriggio seguente, ma tenendo in considerazione che erano le quattro di notte e la mattina dopo riuscimmo ad andare a lavorare..lei con una sveglia assurda alle 6.40, io con una molto più tranquilla alle 8..tanto male non fece.

Tra l'altro, guidai ubriaca, a tarda notte e senza patente..rimasta nella sua macchina. Mancava non più di un chilometro al parcheggio, sarei stata in salvo.
Volante dei Carabinieri.
Fortuna che accostò in una piazzola dall'altra parte della strada e fermò un'altra auto.
Mancava solo questa rottura.

Giurammo di non parlarne più.
Promessa mantenuta fino alla sera successiva. Quando le dissi che, dopo mesi, due giorni prima, baciai Ste con la lingua. Una toccata e fuga tra l'altro..

Apriti cielo.

Ancora, ancora, ancora.
Davvero? Di nuovo?

Ennesima conversazione estenuante finita di nuovo con entrambe ubriache e come novità..la comparsa delle sue lacrime.

Perché?

Avevo bisogno che anche lui sapesse quanto oltre fosse andata questa situazione assurda. Ero stanca di essere l'unica a sbuffare.
Lo accompagnai a buttare la spazzatura, cinquanta metri.
Quante cose si possono dire in cinquanta metri?
Salii sulla sua auto per portarla fuori dal cancello interno, stava chiudendo il bar. Dieci metri.

Cosa mai sarebbe potuto accadere in sessanta metri da portare una ragazza a piangere?

La stessa ragazza che diceva di sentirmi libera di fare ciò che volevo ma che evidentemente era più sotto di quanto volesse ammettere, forse anche a se stessa.
Poi, sentirsi libera di fare cosa..non so, l'ultimo mio desiderio era combinare qualcosa con lui.

Avevo i miei pensieri, il mio pensiero. Volevo le attenzioni di un ragazzo, un ragazzo del tutto diverso da lui.

Ciò che ci ferisce è cumulativo, succede con il tempo, lentamente, assorbiamo colpo dopo colpo, senza lamentarci o darlo a vedere, shock dopo shock, uno dopo l'altro, dolore dopo dolore.

Finché alla fine cedi.

Naivety [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora