Capitolo 1 - La fine delle vacanze

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«Ehi, Raggionero! Al volo!» urla una voce alle mie spalle.

Faccio appena in tempo a girarmi per vedere un pallone da beach volley che sfreccia verso di me, e un attimo dopo vengo colpito in piena faccia. L'impatto mi stordisce quanto basta per farmi indietreggiare di qualche passo mentre porto le mani verso il naso, lasciando cadere l'ombrellone che stringevo un momento prima.

Subito dopo vedo un ragazzo alto e corpulento che si avvicina a fatica, piegato in due dalle risate.

«Matt...sei un idiota!»mugugno, le mani che ancora mi coprono il volto.

Lui, per tutta risposta, ride ancora più sguaiatamente, appoggiandosi ad una macchina vicina per non cadere.

«E quando la smetterai di chiamarmi Raggionero potrò morire felice» aggiungo con un sospiro mentre mi chino per raccogliere l'ombrellone. È un soprannome stupido che mi ha dato quando ci siamo conosciuti, tre anni fa, a causa del mio nome: Blake Ray. Per qualche motivo, la prima volta che abbiamo parlato lui ha capito "Black" al posto di"Blake", e da allora mi chiama così. Non che mi dia particolarmente fastidio, ma non ho mai smesso di sperare che la smettesse.

«Su, non fare l'offeso adesso» ridacchia quando, dopo aver smesso di sganasciarsi, riesce a raccogliere il pallone e ad avvicinarsi a me.

«Mi hai fatto male, deficiente» rispondo, non riuscendo a trattenere un sorriso mentre gli sferro un leggero pugno sulla spalla.

«Quanto è lontana ancora la macchina?» chiedo poi, sfinito. Stiamo camminando sotto il sole con gli zaini in spalla e questo maledetto ombrellone da almeno un quarto d'ora e non ce la faccio davvero più: quest'ultima settimana passata al mare mi ha distrutto, e preferirei riuscire a reggermi in piedi domani, dato che sarà il primo giorno di scuola.

«Eccola lì» risponde Matt indicando un punto alle mie spalle, gli occhi castani socchiusi a causa del sole, che fa un effetto strano sui suoi corti capelli biondi, facendolo sembrare quasi calvo. Entrambi ci avviamo verso quella che più che una macchina sembra una polverosa scatoletta di latta blu su ruote, piena di graffi e ammaccature.

Mentre mettiamo gli zaini e l'ombrellone dentro il bagagliaio, non posso fare a meno di notare il mio riflesso sul finestrino di una macchina vicina, e subito mi salta all'occhio un rivolo rosso: sudato come sono non me ne ero accorto, ma a quanto pare mi sanguina il naso. Mi avvicino di più al vetro per vedere meglio e mi ritrovo a fissare il viso di un ragazzo dalla carnagione bronzea, con un pizzetto incolto e i capelli castani abbastanza lunghi da risultare leggermente mossi e da nascondere gli occhi di un verde scurissimo. Nonostante Matt sia più grande di me di un anno e di corporatura piuttosto massiccia, al contrario di me, che ho un fisico parecchio asciutto, guardandoci in viso chiunque penserebbe che sono io il più grande tra i due, probabilmente a causa dei suoi lineamenti, molto più delicati dei miei, e della sua mancanza di peluria facciale.

«Che fai, ti specchi?» mi chiede mentre chiude il portabagagli.

«Eh? No, no, è che...mi sanguina il naso grazie alla tua idea geniale con quel pallone!» rispondo voltandomi verso di lui in modo che veda.

«Ma dai, che vuoi che sia? Anche se te lo rompessi, quel naso, sono sicuro che a Liz andresti bene lo stesso» ribatte lui con un sorriso beffardo un attimo prima di aprire lo sportello ed entrare in macchina.

Sgrano gli occhi e mi affretto a salire in macchina mentre con il braccio mi pulisco la faccia dal sangue: «Adesso che diavolo c'entra Liz?».

«Oh, ti prego! Lo sai benissimo che è da un anno e mezzo che aspetto che torniate insieme, e non sono l'unico» sghignazza mentre mette in moto l'auto.

Il Sogno di ArdarionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora