Capitolo 12 - Festa di compleanno

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«Eccoci qua!» esclama Carter, fermando la macchina. Guardando fuori dal finestrino vedo una grande villa bianca a tre piani circondata da un giardino piuttosto esteso che, via via che si allontana dalla casa, appare sempre più abbandonato a se stesso, fino a mischiarsi con la campagna che si estende oltre la staccionata che ne delimita il confine: deve trattarsi della casa che Ashley ha preso in affitto per la festa di stasera. Si trova leggermente fuori Uxton, ma davvero di poco, considerando quanto abbiamo impiegato ad arrivarci in macchina.

«Le altre devono essere già qui» commenta Ashley dal sedile anteriore mentre superiamo il grosso cancello nero già aperto e avanziamo con la macchina lungo una stradina di ghiaia che attraversa a zig zag tutto il giardino, fino a giungere ad uno spiazzo lastricato che si estende davanti alla facciata frontale della casa, sul quale è parcheggiata un'altra auto che, prima di entrare, non riuscivamo a vedere. Mentre Carter posteggia, dalla casa escono due ragazze, probabilmente le altre festeggiate, che riesco a vedere solo grazie ai faretti che illuminano il piccolo portico che precede l'ingresso e lo spazio antistante, dato che tutto il resto è immerso in un buio quasi totale: una mi sembra di conoscerla, credo che frequenti la mia stessa scuola, mentre l'altra non ho idea di chi sia, ma potrei averla vista in giro qualche volta, dato che il viso non mi è totalmente sconosciuto. Entrambe si avvicinano per salutare Ashley e Leah quando scendono dalla macchina, mentre io e Carter restiamo seduti ancora un po'; la situazione rispecchia abbastanza quello che è successo stasera, da quando ci siamo incontrati a casa di Ashley, per tutto il viaggio in macchina, finchè non siamo arrivati qui: mentre Leah, ovviamente, non mi rivolgeva la parola, passando il tempo a chiacchierare con Ashley, io parlavo d'altro con Carter, che ogni tanto veniva coinvolto nei discorsi delle ragazze, dato che conosce Leah, ma se ne tirava fuori piuttosto in fretta, riprendendo a parlare con me.

«Blake» mi dice all'improvviso, guardandomi dallo specchietto retrovisore, «Ash dice che ti ha già spiegato tutto, ma volevo scusarmi per quello che è successo l'altro giorno, a casa».

«Scusarti?» chiedo, confuso. Si riferisce chiaramente alla telefonata a cui Ashley non ha risposto, ma non capisco perchè si stia scusando.

«Sì, beh...potevo risparmiarmi quella reazione, almeno davanti a te» risponde lui con una scrollata di spalle.

«E mi chiedi scusa per quello? Probabilmente al tuo posto avrei fatto lo stesso, o anche peggio» ridacchio, prima di aggiungere: «Piuttosto dovresti scusarti con Ashley, perchè per colpa tua ho continuato a giocare a Star Wars con lei, e ho dovuto distruggerla al posto tuo».

«Per quello credo di essere a posto, sai: dopo che sei andato via e che io mi sono dato una calmata, ha voluto sfidarmi e...mi ha stracciato» scoppia a ridere lui.

«Ecco, vedi che le cose si rimettono a posto da sole?» rido a mia volta.

«Dai, ora iniziamo a sistemare!» esclama Carter dopo un po', aprendo la portiera e scendendo dalla macchina. Faccio lo stesso, raggiungendolo davanti al portabagagli aperto: all'interno, oltre ad alcune grosse casse nere, si trovano numerosi cavi e diverse aste in metallo. Per prima cosa, io e Carter prendiamo le casse, dirigendoci verso l'interno della casa e rivolgendo un rapido cenno di saluto alle due ragazze mentre passiamo loro accanto; sono sicuro che Ashley ci dice i loro nomi, ma sono talmente concentrato nello sforzo di tenere la cassa che non li sento. Una volta oltrepassata la porta d'ingresso, io e Carter ci troviamo in un corridoio lungo e stretto, dalle pareti ocra su cui si aprono alcune porte, il tutto illuminato da due lampadari appesi al soffitto. La prima porta sulla destra è aperta e lascia passare una forte luce bianca intervallata da piccole sagome circolari di vari colori.

«Mi pare che il salone fosse di là» dice Carter indicandola con un cenno del capo, prima di entrarci. Lo seguo con la massima velocità che il peso della cassa mi consente, trovandomi in una stanza rettangolare quasi completamente vuota, tranne per un paio di poltrone e un divano posizionati lungo la parete a destra, alcuni tavoli di legno sul lato opposto rispetto alla porta, sotto una grande finestra coperta da lunghe tende bianche, quella che sembra una piccola postazione bar nell'angolo in fondo a sinistra, accanto ad una sorta di pedana rialzata circondata da una specie di barriera in legno alta poco più di un metro, e un tizio in piedi su una scaletta in legno che, dandoci le spalle, armeggia con alcune luci colorate fissate alle pareti. Essendo spoglia, la sala sembra davvero enorme, ma sono sicuro che apparirebbe piuttosto grande anche se fosse piena di mobili.

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