Capitolo 9 - Intrappolato

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Dopo aver attraversato il consueto tunnel di luce verde mi risveglio nel mio letto, completamente ricoperto di sudore. Faccio per girarmi su un fianco, in modo da raccogliere il cellulare dal pavimento e bloccare la sveglia, quando mi accorgo di un peso sopra di me. Non riesco a vedere di cosa si tratti a causa del buio, ma mi rendo conto che è qualcosa che stringo nella mano sinistra. Mi basta sollevare l'altra mano, con cui impugno il coltello, e toccare una corda per capire: è l'arco che mi ha dato Erdex! Lo avevo con me quando la sveglia ha iniziato a suonare e non ho fatto in tempo a lasciarlo prima di svegliarmi: stavamo camminando nella Foschia, tornavamo a Draising, e prima che il tunnel mi risucchiasse sono riuscito appena a sfilarmi la faretra; non ho neanche sentito bene la sveglia. Già, a proposito della sveglia...

Gli altoparlanti del cellulare esplodono quando il delicato arpeggio viene interrotto dal prepotente ingresso della batteria e della chitarra elettrica che accompagnano un cantato lamentoso, facendomi sobbalzare: dopo aver spostato leggermente l'arco, mi affretto ad allungare una mano per bloccare la musica. Impreco a denti stretti dopo essermi ripreso dallo spavento, ma dopotutto avrei dovuto aspettarmelo: ho scelto io la canzone.

Mi metto in piedi a fatica e punto la luce del cellulare sul materasso, guardando l'arco. A quanto pare è possibile portare nel mondo reale cose che provengono da Ardarion; ha perfettamente senso, in realtà: se posso portare ad Ardarion oggetti del mondo reale, perchè la cosa non dovrebbe funzionare anche nel senso opposto? Buono a sapersi, ma ora questo affare dove lo metto? Dovrò tenerlo nascosto fino a stanotte, finchè non potrò riportarlo ad Ardarion: se i miei lo trovassero, sarebbe piuttosto difficile spiegare come mai ho un arco in camera. Potrei metterlo sotto il letto: lo afferro e mi chino a terra, poggiandolo sul pavimento e spingendolo il più possibile verso il lato del cuscino, poi mi alzo per controllare che non si veda. Dovrebbe andare bene.

Esco dalla stanza per dirigermi in cucina e, non trovando mia madre in giro per casa, capisco che è già andata al lavoro; mio padre, invece, ancora non si è alzato. Faccio colazione velocemente e, dopo essermi dato una lavata, torno in camera per vestirmi. Il mio sguardo cade sulla spada appesa al muro mentre infilo una t-shirt blu, e non riesco a non essere felice all'idea che finalmente ho la possibilità di trovare qualcuno che mi insegni ad usarla: venerdì sera non ci ho neanche pensato, ma ieri, poco prima di andare a dormire, mi sono ricordato che Mike dà lezioni di scherma antica, perciò sa sicuramente usare una spada! Me l'ha accennato un paio di volte, questa estate, e non posso fare a meno di sentirmi un idiota per non averci pensato subito: chiederò a lui. Più tardi, almeno: non mi sembra il caso di disturbarlo a quest'ora.

Ho finito di vestirmi, così afferro lo zaino ed esco di casa. È una mattinata fresca, e le piccole ma numerose nuvole che velano il cielo azzurro lasciano sperare che oggi non ci sarà troppo caldo: questo pensiero confortante viene subito annullato dalla consapevolezza che oggi è lunedì; l'idea di dover affrontare un'altra settimana non è per niente allettante. In più c'è la ferita al braccio che, anche se si è già rimarginata, ogni tanto mi manda delle brevi ma intense fitte di dolore.

Mi incammino e in pochi minuti raggiungo la scuola. Il cortile è già pieno di gente, così devo farmi strada a spintoni verso la scalinata, dove Matt, Chris e Liz mi stanno aspettando. Li ho quasi raggiunti quando in mezzo alla ressa, dalla parte opposta del cortile, vedo un lampo rosso: Ashley. Gli altri non mi hanno ancora visto, così decido di cambiare direzione e di andare a parlare con lei: ieri sera, con la scusa di chiederle conferma per studiare insieme oggi pomeriggio, le ho telefonato per parlarci un po', ma era strana; mi è sembrata incredibilmente fredda, e ha subito trovato un pretesto per chiudere la chiamata. C'è sicuramente qualcosa che non va, e voglio capire cosa.

Con tutta questa gente ammassata muoversi non è per niente semplice, e lo zaino che ho sulle spalle sicuramente non aiuta, ma la situazione peggiora quando suona la campanella e tutti iniziano a muoversi verso l'ingresso. Mentre vengo spinto da una parte all'altra dalla fiumana di gente, anche lei inizia ad allontanarsi.

Il Sogno di ArdarionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora