Capitolo 25 - Bentornato

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«Ma buongiorno! Pensavamo non arrivassi più!» esclama Matt quando Liz ci raggiunge ai piedi della scalinata, proprio mentre all'interno della scuola inizia a suonare la campanella.

«Mi sono svegliata in ritardo» risponde lei con un'espressione assonnata, spostando di lato la ciocca di capelli bianchi con un rapido movimento della mano. Subito dopo, tutti e quattro ci incamminiamo verso l'ingresso della scuola.

«Stai bene? Hai una faccia...» commenta Chris, fissandola in viso per un momento. In effetti, Liz non sembra per niente riposata.

«Sì, tutto ok. Sono solo un po' stanca: stanotte mi sono sentita male e ho dormito poco» spiega brevemente lei con un'alzata di spalle, poi si rivolge a me e ridacchia: «Mi sa che ieri ho mangiato un po' troppo».

«E rompevi le palle a me per una fetta di crostata!» ribatto con una risata. Lei, per tutta risposta, mi dà uno spintone che mi sposta a malapena di un centimetro, poi riprende a camminare come se niente fosse, con la differenza che ora sorride.

Abbiamo quasi raggiunto il portone d'ingresso, quando noto Leah poggiata al muro lì accanto, con lo sguardo abbassato sul cellulare. Indeciso su cosa fare, rallento il passo fino a trovarmi alle spalle degli altri: se si accorgesse di me e mi salutasse, vorrei evitare che Liz la vedesse e facesse qualcuno dei suoi commenti.

Proprio mentre Liz, Matt e Chris attraversano la soglia, Leah alza lo sguardo e mi saluta con un sorriso: «Ehi».

«Ehi» ripeto, sorridendo a mia volta. Senza aggiungere niente, lei torna a concentrarsi sullo schermo del cellulare, così continuo a camminare: dopo esserle passato accanto e aver superato il portone aperto, mi rimetto al passo con Liz, Matt e Chris. La mia speranza che non si siano accorti di quello che è successo va in fumo un istante dopo, quando Liz getta un braccio intorno alle spalle di Chris e, con un tono di voce decisamente troppo alto, commenta: «Questo strano rumore...l'hai sentito? Sembrava il ronzio di un moscerino, era piuttosto fastidioso, non pensi?».

Chris, chiaramente in imbarazzo, si limita a scrollare le spalle e rivolgermi un rapido sguardo, poi tutti e quattro ci dirigiamo verso l'aula della prima lezione.


«Lara, siamo noi!» annuncia Chris al citofono con un gran sorriso stampato in faccia. Un attimo dopo, il portone si apre e lui si fionda all'interno, seguito da me, Liz e Matt.

Abbiamo deciso di venire qui stamattina, quando Lara ci ha scritto un messaggio per dirci che Mike era stato dimesso. Così, appena usciti da scuola, ci siamo messi in cammino per venire a trovarlo a casa.

«Cosa è questa fretta? Mike non scappa mica!» si lamenta Matt alle mie spalle quando Liz e Chris ci distaccano di un'intera rampa di scale e spariscono dalla nostra vista.

«Smettila di lamentarti e datti una mossa» ridacchia la voce di Liz sopra di noi, rimbombando per la tromba delle scale.

«Te la do io, una mossa» borbotta Matt tra sé e sé con la voce spezzata dal fiatone, strappandomi una risata che mi costringe a rallentare per prendere il respiro. Quando finalmente arriviamo all'ultimo piano ho la sensazione che i polmoni mi vadano a fuoco, e a quanto pare non sono l'unico: Matt, alle mie spalle, si poggia al muro cercando di riprendere fiato; Chris fa la stessa cosa accanto alla porta chiusa dell'appartamento, e sembra ancora più stanco di Matt; Liz, invece, sta dritta in piedi e ci fissa con un'espressione tranquilla, come se avesse appena salito un piano invece di sette, ma il suo petto che si alza e si abbassa velocemente tradisce il fatto che non è rilassata come vuole far credere.

«Bene, vecchie signore, volete che vi chiami un'ambulanza?» ridacchia cercando di mantenere un tono di voce calmo.

«Liz...» sbuffa Matt, non riuscendo a terminare la frase per via del fiatone. Liz approfitta della pausa per correggerlo con un'espressione corrucciata: «Elizabeth».

Il Sogno di ArdarionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora