Capitolo 2

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La mattina dopo, mi alzai di buon ora, non vedendo il momento in cui avrei ritrovato i miei amici del lago. Intorno alle nove del mattino, qualcuno suonò alla porta e così andai ad aprire.


Di fronte a me, trovai un signore di bell'aspetto con un sorriso smagliante. Portava i capelli corti, castano scuro e i suoi occhi erano color azzurro chiaro e indossava abiti estivi che gli davano lo stesso un'aria professionale. Era ben piazzato di corporatura come mio padre. Mentre la donna che stava affianco a lui, portava i capelli lunghi, di colore rosso spento e le lentiggini le davano un'aria da ragazzina. Aveva occhi color verde scuro e un sorriso molto dolce.


«Buongiorno Selene! Non so se ti ricordi di noi ma io sono Giorgio e lei è mia moglie Marta, gli amici dei tuoi genitori!» si presentò il signore.


Sorrisi, cercando di scavare nella mia memoria, i loro volti.


«Come sei cresciuta e ti sei fatta pure carina! Sei uguale a tua madre» osservò la signora Marta.


«Grazie» dissi «Purtroppo non mi ricordo di voi» gli risposi dopo qualche secondo.


«Ma prego, entrate pure in casa» continuai a dire, aprendo ancora di più la porta per farli passare.


«Certamente» mi rispose il signor Giorgio, girandosi.


«Ragazzi, scendete dalla macchina» disse poi e prima di entrare in casa, sua moglie mi informò «Selene, non darci del lei, ok?».


«Ci proverò» le risposi.


Un ragazzo aprì la portiera della macchina posteriore e fece scendere una graziosa bambina che indossava un bel vestitino rosa. Aveva le guancia un po' arrossate dal caldo. I suoi capelli color mogano splendevano sotto il sole e aveva gli occhi chiari come la madre.


La bambina mi guardò per un attimo e le feci un sorriso di benvenuto ma lei si nascose dietro la portiera della vettura, intimidita.


Il fratello maggiore, scese infine dall'auto e la presa in braccio, divertito. Mentre stava attraversando la strada, notai che portava i capelli un po' lunghi, a forma di crestino senza mettere il gel però, sul castano scuro quando i suoi occhi erano d'un azzurro intenso. Aveva una corporatura media dove si notava leggermente il petto ben delineato attraverso la maglietta bianca della A style anche se era un po' magro e in altezza mi superava di qualche paio di centimetro. Tutto sommato era un bel ragazzo.


Si avvicinò e mi sorrise educatamente.


«Ciao... spero ti ricordi di me» disse il ragazzo.


Sorrisi, presa dall'imbarazzo. Scostai i capelli dietro l'orecchio e strinsi nervosamente la maniglia della porta.


«Mi devi scusare. Mi ricordo solo il tuo nome perché me lo ha ricordato mio padre, Mattia» gli risposi, percependo le guancia infiammarsi dalla mia pessima memoria.


Il ragazzo mi guardò all'inizio con aria sbalordita e poi fece una piccola smorfia e continuò a dire «Non ti preoccupare, è più che normale, Selene».


«So che giocavamo spesso insieme da piccoli».


«Ma neanche questo ti ricordi, vero? Allora... non ti ricorderai nemmeno della promessa che ci siamo scambiati» mormorò poi e lo guardai confusa.


«Nulla!» esclamò poi, mascherando la sua delusione.


«Lei è la mia sorellina, si chiama Ilenia» concluse.


La bambina si strinse ancora di più al fratello, senza voltarsi a guardarmi in volto.


«Dai Ilenia, non fare così» consigliò Mattia ma la piccola era irremovibile.


«Non importa, dalle tempo di abituarsi alla mia presenza» gli dissi poi.


Feci accomodare Mattia e la sua sorellina in salotto dove trovammo i nostri genitori scambiarsi saluti affettuosi.


Dopo un'ora trascorsa ad ascoltare i loro vecchi ricordi, partimmo per raggiungere la villa al lago di Como.


L'amore attraverso la musicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora