Capitolo 33

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Mattia si divincolò di scatto dalle braccia di Luigi e Franco. Mi prese tra le sue braccia e nascosi il mio volto tra il suo collo e la sua spalla.


«Per favore. Qualcuno poi può stare con mia sorella?» domandò Mattia, prima di varcare la soglia del bungalow.


«S-sì... certo... ci penso io e Luisa» rispose spaesato Franco.


«Grazie» disse Mattia con voce glaciale ed entrammo nel bungalow.


Mi portò dentro la nostra camera da letto e sbatté la porta con un calcio.


«Selene?» mi chiamò ed alzai lo sguardo su di lui. Mi guardò intensamente. Quei occhi verde chiaro mi fissavano come non mai.


«Non piangere, amore mio... non è colpa tua» mi disse.


Avevo bisogno di lui, di sentirmi sua.


Gli presi il volto fra le mani ed iniziai a baciarlo dolcemente. Mattia ricambiò il mio bacio, stringendomi a sé. Mi posò sul letto e si stese accanto a me. Man mano, sentivo il suo bacio farsi sempre più passionale, intenso, coinvolgente. Il suo respiro iniziò a far parte del mio respiro. Lo strinsi a me quando la sua mano scivolò sotto la maglietta. Mi accarezzò dolcemente la pancia, la schiena fino a sfiorare il laccio del reggiseno. Sentii i brividi corrermi lungo tutto il corpo.


Posò infine il suo capo sul mio petto e mi strinse a se. Gli accarezzai i capelli, dolcemente.


Non mi era mai capitato di provare certe emozioni passionali prima d'ora con un ragazzo. Mattia scatenava in me il desiderio e il piacere di condividere tutto con lui.


«Tu... l'hai già fatto con lui?» mi domandò ad un tratto Mattia.


Lo sollevai e lo guardai negli occhi.


«Amore... non l'ho mai fatto. La prima volta la voglio fare con la persona che io amo davvero».


Mi guardò intensamente e si avvicinò al mio orecchio.


«Sono sincero... nemmeno io l'ho mai fatto» disse con un filo di voce. Lo vidi arrossire e mi fece tanta tenerezza.


«Sai che sei poco credibile?» gli domandai, divertita.


«Lo so... sembro un grande playboy ma ho anch'io dei principi morali» disse, ridendo.


«Ma smettila!».


«Veramente... aspettavo di condividere questo momento con te, tesoro mio» mi rispose poi, e lo abbracciai, posando il mio capo sul suo petto.


«Avresti aspettato cosi tanto solo per questo?» gli chiesi.


«Beh... sapevo che sarei ritornato a Milano prima di compiere diciotto anni. Quando ero a Roma da piccolo, i miei genitori avevano capito che non ero felice li. Crescendo, mia madre notò che mi portavo sempre la tua collana addosso. Lei stessa mi disse che sicuramente tu mi avresti dimenticata e che ti frequentavi con altri ragazzi. Decisi di uscire con qualche ragazza ma nessuna era come te. Nonostante fossimo cresciuti, sapevo che anche tu non saresti stata come lo eri da bambina ma qualcosa mi diceva che presto io e te saremmo stati assieme».


«Ah si?» domandai.


«Sì. Mia madre con il tempo capì che io pensavo sempre a te e che le altre ragazze non mi piacevano, a prescindere da come trattavano mia sorella anche. Ne parlò con mio padre e così è riuscito a ottenere lo stesso posto a Milano ed eccoci qui! Devo dire che un po' mi hai scioccato quando mi hai fatto capire di non ricordarti di me, di noi».


«Aspetta... mi stai dicendo che i tuoi probabilmente sanno che forse io e te adesso stiamo assieme?» chiesi, incredula».


«Cioè... nel senso che sanno che sono stracotto di te fin da piccolo ma non sanno che stiamo insieme ora... se lo sapessero, non credo ci lascerebbero stare sotto lo stesso tetto, no?» mi fece notare.


«Io inizio ad avere qualche dubbio in merito. Insomma... ora che mi hai detto il vero motivo per cui vi siete ritrasferiti a Milano, immagino che anche i miei sappiano tutto».


«Non credo».


«Ma quanto sei ingenuo?!» gli domandai, sedendomi di scatto «Non capisci del perché i tuoi non volevano che Ilenia stesse con noi? Non credo che sia solo per la sua sicurezza ma più per lasciare noi due da soli senza nessuno in mezzo a rovinare il tutto!» spiegai, concitata.


«Sul serio!?» mi chiese, sempre più confuso.


«Massì! Loro sperano che diamo l'annuncio che ci siamo messi assieme» continuai.


Mattia rimase per qualche secondo in silenzio, riflettendo sulle mie parole.


«Fosse così... allora... dovremmo dirglielo» disse poi.


«Lo preferirei anch'io. Almeno non dobbiamo nasconderci. Insomma... volendo poteva succedere ciò che loro temono, anche qui. Non pensi anche tu?» gli feci notare e lui annuii con il capo.


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