Capitolo 3

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La villa era situata su una collina in modo che dal salotto del primo piano si potesse vedere il lago e le montagne che la circondavano. Ovviamente la villa era sorvegliata dal custode, il signor Leonardo, che abitava di fronte al cancello secondario, assieme a sua moglie e a due splendidi gemelli che avevano tre anni. Il custode, oltre che a tenere d'occhio la villa, badava anche alla mia tenera cagnolina di nove mesi. Un labrador tutto nero. Ogni volta che mi incontrava, mi saltava sempre addosso, appoggiando le sue belle zampe sulla mia pancia. Il suo nome era Laika, un nome suggerito da mia madre. Avevo sempre desiderato avere un cane ma con tutti gli impegni che mi tenevano indaffarata, non avevo certo il tempo di curarlo, così mio padre me lo regalò lo stesso, lasciandolo però al custode in modo che ogni volta che andavamo alla villa, avrei rivisto il mio cane.

Durante il tragitto, domandai a mia madre «Senti ma... io e Mattia giocavamo sempre insieme?».

«Eravate inseparabili. Mi ricordo ancora il giorno in cui loro dovettero partire. Tu piangevi incostantemente ma poi nell'attesa che loro imbarcassero, Mattia ti aveva promesso qualcosa che ora non ricordo perché tu ti potessi calmare» disse mia madre.

Rimasi in silenzio, cercando con tutte le mie forze di ricordarmi di quel giorno, di ricordarmi di Mattia e della promessa che ci eravamo scambiati.

Mattia di certo si ricordava molto bene dell'impegno che aveva preso con me ma come era possibile che non ricordavo più nulla di lui, se eravamo stati così affiatati? Mi domandai.

«Ma io... non mi ricordo» mormorai pensierosa.

«Tesoro, vedrai che ti ricorderai di lui. Hai rimosso quel periodo dalla tua mente perché continuavi a star male nel vedere che lui non c'era più con te a giocare e quando hai iniziato a frequentare le elementari... beh... l'hai proprio dimenticato» disse mio padre, dopo aver pagato alla casella autostradale.

«Lui... c'è rimasto male» dissi infine.

«Non ti preoccupare. Sicuramente non se l'è presa con te per questo» mi fece notare mio padre.

«Ma io mi sento lo stesso in colpa perché lui si ricorda molto bene di me mentre io...» iniziai a dire, guardando fuori dal finestrino della macchina.

I miei genitori rimasero in silenzio, non sapendo che altro dirmi per non farmi demoralizzare.

Una volta giunti alla villa, il custode ci accolse con un sorriso caloroso e famigliare ma la prima di tutte che voleva darmi il benvenuto, era Laika.

Appena mi vide, corse verso di me, saltandomi addosso e iniziò a leccarmi il viso.

«Ciao bella, calmati, sono qui» dissi, accarezzando il muso della cagna.

«Non sa quanto ha sentito la sua mancanza, signorina» disse Leonardo, il custode. «Ogni notte dormiva sul suo letto altrimenti non prendeva sonno e ha passato intere giornate a stare davanti al cancello nell'attesa che lei ritornasse».

Guardai Laika con le lacrime agli occhi.

«Tesorino... ora sono qui» sussurrai a Laika mentre la strapazzavo di coccole.

Mattia scese dall'auto assieme a Ilenia. Laika corse subito verso Mattia ma appena la bambina vide il cane, si spaventò e scoppiò a piangere.

«Laika, vieni qui!» dissi, raggiungendola.

«Hai visto? Hai spaventato Ilenia, non si fa così» la rimproverai dolcemente e mi accucciai accanto a Laika, passando la mano lungo il dorso del cane.

Ilenia mi fissò con lo sguardo appannato dalle lacrime mentre Mattia cercava di tranquillizzarla. La mise a terra e raggiunse suo padre nell'aiutarlo a scaricare i bagagli.

Presi Laika per il collare e guardai con tenerezza Ilenia, allungando la mano verso di lei.

La bambina mi guardò stupita. Strinse a se la sua bambola e si morse il labbro inferiore.

«Hai paura dei cani?» le domandai con un sorriso e lei accennò con la testa, affermando la mia domanda.

«Non devi averne con Laika. Lei si chiama così. Le piace giocare e farsi dare le coccole» continuai a dire mentre Laika riprendeva a leccarmi il viso.

«Sul serio non mi farà del male?» mi chiese con voce morbida.

«Non s'azzarderebbe mai a farlo» le assicurai.

Ilenia allungò la mano tremante, afferrando la mia e si avvicinò un po' a me.

«Non mi morderà?» mi domandò ancora e le sorrisi, accarezzandole i capelli.

Presi la sua piccola mano e le feci accarezzare il soffice pelo di Laika. Notai mille emozioni attraversare il volto della piccola Ilenia in quel momento e mi guardò poi con meraviglia e contentezza, come se avesse riscoperto un nuovo tipo di peluche.

«Non ho mai toccato un cane... com'è morbido!» esclamò con un sorriso.

«Hai visto?» le feci, poi mi rivolsi a Laika «Loro sono nostri ospiti quindi ti devi comportare bene con Ilenia, ok?» e Laika seguitò ad abbaiare una volta e Ilenia ritrasse la mano, piena di spavento.

Scoppiai a ridere e dopo qualche istante anche Ilenia iniziò a ridere nervosamente, cercando di allontanare da se ogni tensione e ricominciò ad accarezzare il muso di Laika con lentezza.

Laika abbaiò ancora piena di contentezza per le attenzioni che stava ricevendo e spiegai a Ilenia il motivo per cui stesse abbaiando ancora.

Mattia corse verso di noi, allarmato dal latrato del cane e si bloccò a metà strada assieme a sua madre che gli stava dietro

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