Capitolo 22

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«Scusami Selene» disse tra un singhiozzo ed un altro.


«Shhh» dissi, accarezzandogli i capelli.


Pianse fino quasi ad addormentarsi. Ci sedemmo sul divano e lui appoggiò la sua testa sulle mie gambe e presto intesi che si fosse addormentato ma se lacrime continuavano a scivolare lungo il suo viso. Non lo avevo mai visto cosi indifeso e fragile ma credo anche che dopo tre anni di una relazione importante, venire poi a scoprire che era tutto finto, morboso, malato e privo di amore ma solo possessione, lo abbia destabilizzato a livello sentimentale. Sorrisi, guardando il suo viso.


Tanti ricordi di noi da bambini si affacciarono alla mente, tra cui quello più importante, il giorno che ci eravamo conosciuti. Chiusi gli occhi, iniziando a piangere in silenzio.


Ecco come avevo dimenticato Mattia.


Da bambina spesso mi chiudevo in me stessa e alcuni maschietti della mia classe all'asilo mi prendevano in giro per via del mio umore sempre triste, per il mio viso triste e per il mio corpo sempre più magro. Avevo smesso di avere appetito e avevo perso la gioia di vivere da quando Mattia si era trasferito. Passavo le giornate a piangere in bagno durante gli intervalli o in classe. Spesso gli insegnanti non sapevano come aiutarmi nonostante cercassero di deviare i miei pensieri da Mattia ma niente funzionò. I miei genitori erano sempre più preoccupati per la mia salute mentale e fisica. Non potevano immaginare che un bambino potesse aver influito così tanto e affondo le mie giornate, i miei sorrisi, la mia spensieratezza.


La nonna mi rimase sempre accanto. L'unica gioia era il pianoforte per me. L'unico amico che non mi avrebbe mai abbandonata. Ma non potevo suonare o sentire la musica che suonava la nonna se stavo a scuola.


Quando iniziai a frequentare le elementari, la situazione non era cambiata di molto.


Un giorno un bambino mi schizzò con il fango il viso e il vestito quando aveva lanciato un sasso nella pozzanghera. Si scusò perché non lo aveva fatto apposta. Lo guardai e poi me ne andai senza dir niente. L'insegnante quando mi vide così sporca mi sgridò davanti a tutta la classe, chiedendomi la motivazione e molti iniziarono a ridere e additarmi, affibbiandomi vari nomignoli.


«Maestra! È stata colpa mia» disse a gran voce un bambino e si avvicinò a noi. Era lo stesso bambino che aveva lanciato il sasso. Si scusò di nuovo e la maestra gli disse di accompagnarmi in bagno e di aiutarmi a dare una ripulita.


Lui continuava a parlare e io lo fissavo senza emozione sul volto. Con un panno umido mi pulì il viso. Mi guardò con un sorriso. «Lo sai che sei molto carina?» disse poi e scoppiai a piangere.


Quel bambino era il primo che non mi prendeva in giro e cercava di far amicizia con me.


Quando mi vide piangere, mi diede qualche buffetto sulla testa, come fanno le mamme e si presentò «Io mi chiamo Luigi, ma puoi chiamarmi Lu se ti piace».


Lo fissai per qualche istante e gli sorrisi dicendo «Io sono Selene».


«Devi sempre sorridere perché sei ancora più carina cosi» mi fece notare.


Da quel giorno le mie giornate non erano più grigie. A fatica andavo avanti e Luigi mi difendeva spesso e cercava di farmi sorridere. I miei genitori si risollevarono di morale e furono felici della mia amicizia con Luigi. Era una buona dose di buon umore quel bambino. Con il tempo Luigi imparò a conoscermi e scoprì il motivo della mia tristezza. La lontananza di Mattia. Mi promise che fino a quando non si sarebbe ripresentato, lui sarebbe stato sempre accanto a me. Ma ben presto anche lui si trasferì alla fine del quinto anno delle elementari al lago di Como e per una serie di coincidenze, i miei genitori pensarono bene di non farmi mancare anche la lontananza di Luigi, portandomi ogni qualvolta possibile al lago per stare in sua compagnia.


Crescendo, conobbi altre persone e iniziai ad essere me stessa, piena di vita e giornate con sorrisi e allegria. Tutto è partito da quel giorno. Lui sempre forte, pronto a difendermi anche a costo di perdere qualcosa a lui importante. Lui è Luigi, il mio migliore amico.


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