Capitolo 1

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Sono passati già undici anni, penso.
Poi il rompipalle di Logan mi parla e devo ritornare al presente.
-Che palle 'sto giro di ricognizione!- dice a voce alta Logan mettendosi le mani dietro la testa.
Lo guardo, lo conosco da parecchio tempo,  è cresciuto parecchio dal bambino biondo che era.
È due anni più grande di me, ha diciassette anni e due begli occhi azzurri.
Lo guardo con aria di rimprovero -Puoi smetterla gentilmente di urlare la nostra missione ai quattro venti? O magari vuoi che lo sappia tutta la città?-
-Tutta la città? Dimmi se vedi un'anima viva in giro!-
Senza accorgersene mi calpesta un laccio sciolto dei miei anfibi neri, facendomi cadere.

In risposta alla sua domanda un gruppo di ragazzi, della sua età più o meno, scoppia a ridere.
Si unisce anche lui.
Capisco che questa è una di quelle giornate in cui voler commettere un omicidio diventa il tuo desiderio più grande.
Fulmino con lo sguardo prima Logan che smette di ridere e poi i ragazzi,che lo imitano.
Tranne uno.

Mi fissa con un'aria di sfida e una faccia da schiaffi.
Vorrei prenderlo per i capelli neri e trascinarlo per l'intera città.
Poi mi ricordo che non dobbiamo attirare l'attenzione, cosa che, tra l'altro, abbiamo già fatto.
Allora mi alzo, mi pulisco dalla polvere i jeans neri ,che si sono strappati sul ginocchio destro, e la canotta dello stesso colore.
Ci rimettiamo in cammino.
Gli occhi verdi del ragazzo che mi ha guardata con aria di sfida mi squadrano dalla testa ai piedi.
Partendo dai capelli mori fino ai piedi.
Ho proprio voglia di rompergli la faccia.
Mi impongo di non farlo.
Sospiro e mi rimetto in cammino senza aspettare Logan che intanto se la ride dietro.

Quando ritorniamo alla base sono stanca, non abbiamo trovato nulla di interessante, sono arrabbiata e ho sonno.
Vado nella mia stanza e mi butto sul letto.
Guardo il mio orologio da polso.
11.30.
Gli occhi mi cadono sulla cicatrice ad X al lato del polso sinistro.

Ricordo ancora quel giorno.
Fu il giorno che mi unii all'associazione.
Il 6 dicembre di undici anni fa.
Il giorno dopo l'avviso della morte dei miei genitori in missione.

Mi furono risparmiati i dettagli, definiti troppo atroci per le orecchie di una bimba di 4 anni.
All'epoca mi chiesi cosa ci possa essere stato di più atroce del sapere che i tuoi genitori sono morti?
Me lo chiedo tutt'ora eppure non ho mai avuto il coraggio di farmeli dire una volta diventata più grande.
Mentre penso, cado in un sonno profondo.

Un sonno senza sogni, un sonno senza incubi.

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