Capitolo 21

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Il paese è molto diverso da quello dove siamo noi.
Qui ci sono molte più auto ed è molto più grande.

Mentre camminiamo per le strade ancora abbastanza affollate, noto i negozi dalle insegne illuminate e i fast food pieni di gente.
-Sara, sai di preciso dov'è il quartiere?- Chiedo.
-Dobbiamo camminare per un altro quarto d'ora.-

Infilo le mani nelle tasche bucate dei miei jeans per aggiustare il pugnale legato alla mia gamba, sotto i pantaloni.

Come preannunciato da Sara, dopo circa venti minuti di cammino, le case cominciano a presentarsi sempre più fatiscenti. Si iniziano a vedere le prostitute sull'uscio della strada e i bar sono pieni di gente già ubriaca.

-Mi lasci- sento urlare Sara.
Mi giro, un uomo le ha afferrato il polso. Marcus lo allontana e l'uomo ci mostra un sorriso sdentato.

Man mano che ci avviciniamo alla destinazione, avverto sempre di più la presenza del pugnale e della pistola.
Una volta arrivati oramai li percepisco come fuoco vivo sulla pelle.

-Coi dovete nascondervi ora- dico.
-Ma perché da sola?-
-Brian, ne abbiamo già parlato, per chi credi che possano avere più sospetti, per te che sei alto 1.90m o per me che sono trenta centimetri più bassa?-
-Sì ma...-
-Per piacere Brian, voi sarete qua, mi vedrete se succede qualcosa vi faccio un fischio ed interverrete-

Detto ciò loro vanno a nascondersi ed io sospirando mi avvicino, dove stanno spacciando.

Più cammino più la sensazione di essere osservata aumenta.
Quando sono abbastanza vicina, un ragazzo,poco più grande di me,mi ferma.
-Cosa vuoi?-Mi chiede.
-Devo comprare- dico.
-Bene, mostrami i soldi.-
Mentre prendo i cinquanta draghi nella tasca posteriore dei miei jeans, pianto i miei occhi scuri nei suoi del medesimo colore.
-Ecco- dico tenendo i soldi a debita distanza.
Mi sorride.
-Bene, vieni.-

Comincia a camminare e io lo seguo.
Svoltiamo l'angolo e arriviamo in un vicoletto mal illuminato.
-Tu per chi lavori?- chiedo mentre continuiamo a camminare.
Mi guarda assottigliando gli occhi.
-Non credo debba interessarti-
Alzo le mani in segno di resa e dico
-Semplice curiosità-

Più camminiamo, più ci allontaniamo dai miei amici, più i vicoletti che attraversiamo diventano spaventosi. Credevo fosse meno lontano.

Dopo un po' un dubbio si insinua nella mia testa e mi fermo di sbotto.
Il ragazzo si gira a guardarmi.
-Non credi che ci stiamo allontanando troppo?-
-Senti se vuoi comprare stiamo andando nel posto giusto-
-Non puoi semplicemente indicarmi la strada?-
Il ragazzo scoppia a ridere e mi dice -Non preoccuparti, non ho intenzione di saltarti addosso, non sei il mio tipo-
-Non hai risposto alla mia domanda-
-Punto primo non posso farlo, mi pagano per essere presente al momento della vendita e di intervenire nel caso di una rissa, anche se nel tuo caso, piccolina come sei, ti sto accompagnando più che altro per sicurezza tua-
Offesa per il fatto di essere stata sottovalutata dico -Non mi serve protezione-
-Ah no? Ti informo che in queste strade ci sono pervertiti e maniaci di ogni tipo, una ragazzina come te si troverebbe con le mani addosso in meno di cinque minuti se continuassi da sola, e io non voglio far perdere clienti al mio capo- mi risponde.

Rabbrividisco al pensiero di ciò che ho provato quando quell'essere mi ha messo le mani addosso.
-Ti è già successo vero?- Dice in tono saccente.
Non lo rispondo e ricomincio a camminare, mi segue poi mi chiede -È per questo che già usi quelle sostanze?-
-Non credo debba interessarti- rispondo facendogli il verso.
-Oh andiamo, non fare la permalosa, voglio dire quanti anni hai quattordici?-
Lo guardo offesa -Ne ho sedici e per me stai parlando troppo-
Comincia a ridere -Scusami, effettivamente sembri una bambina, ma nessuna bambina avrebbe quella ferocia negli occhi.-

Incrocio le braccia al petto. Mi sento in pericolo.
-Siamo arrivati- dice il mio accompagnatore.
Mi guardo intorno -Non c'è niente qui...-
Mi indica la fine della strada.
Cammino, stavolta da sola. Devo ammettere che è più inquietante.

-Sei qui per comprare?- Mi chiede una voce.
Mi giro di scatto vedendo un uomo sulla cinquantina seduto per terra. Annuisco mostrando i soldi.
Sorride e mi porge una bustina trasparente che contiene due pillole.
La prendo e gli do i draghi.

Guardo dietro di lui.
C'è una porta aperta e sopra vi è una lanterna.
-Cosa c'è qui dentro?- Dico mettendo le pasticche in tasca.
-Perché non entri?-
La sensazione di pericolo aumenta, tuttavia non ho scoperto niente e così decido di entrare.

Cammino per pochi metri nel buio, poi vedo, oltre una porta socchiusa, una luce violacea.
Varco la porta e mi trovo in un corridoio scarsamente illuminato.
Ci sono molte porte su entrambi i lati.

Più vado avanti più sento dei rumori.
Ansimi e urla.

Sbircio da una porta socchiusa.

Vedo un uomo sulla settantina ed una ragazza  minimo quarant'anni più giovane di lui, sicuramente una prostituta, dare sfogo ai propri istinti sessuali.
Indietreggio disgustata andando a sbattere contro qualcuno.
-Vuoi riproporre la scena?- mi chiede con voce rauca un uomo grasso dai capelli grigi e unti.

Sento il cuore che mi batte a mille e, mentre corro fuori dall'edificio, rivivo per un numero infinito di volte il motivo per cui ho quei graffi sull'addome.

Una volta fuori vedo l'uomo che mi ha venduto la droga guardarmi divertito, probabilmente dalla mia espressione.
Sono tentata di prendere la pistola e porre fine alla sua inutile esistenza.

Il ragazzo che mi ha accompagnata mi fa segno di tornare indietro distogliendomi dai miei pensieri.
Durante il ritorno continuo a rabbrividire nonostante non sia successo nulla.
Sto diventando paranoica.

Quando arriviamo dove ho lasciato Brian e gli altri, ho una sorpresa.
Si sono fatti scoprire e ora sono accerchiati.
Qualcuno urla al ragazzo che mi affianca un ''non farla scappare''.
Riesco appena a scansarmi dalle sue braccia.
Afferro velocemente la pistola e gli sparo al braccio.
Lo colpisco di struscio alla spalla.
-Piccola puttanella, sembravi tanto innocua- mi dice.
Sento qualche sparo alle mie spalle, hanno aperto il fuoco.
Spero che non si facciano colpire.
Anche il ragazzo caccia una pistola.

Con la coda dell'occhio vedo qualcuno puntare su Brian. Alla sua testa precisamente.
Prima di poter pensare a qualsiasi cosa sparo all'uomo. Un solo colpo.
Al cuore. Il mio primo omicidio.

Prima che riesca a formulare questo pensiero sento un altro colpo.
Poi un dolore lancinante mi sale per la gamba e cado per terra.

Il dolore mi appanna la vista.
Qualcuno spara alla spalla il ragazzo che mi ha scortata. Il ragazzo da cui è partito il proiettile che mi ha colpita.

Strizzo gli occhi mantenendomi la gamba.
Sento qualcuno afferarmi per la vita e prendermi in braccio.
È Brian.
-Correte!- Urla a Marcus e Sara.
Poi io perdo i sensi.

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