Siamo da dieci ore in quest'autobus, ciò significa che la casa è abbastanza lontana. Dovrei essere felice, ma riesco solo a pensare al fatto che non ce la faccio più a stare seduta qua dentro.
Guardo Brian che ha tenuto per tutto questo tempo Ace in braccio, ora stanno dormendo entrambi. Cerco di prendere Ace per far riposare meglio il fratello più grande. Quando lo sto spostando Brian si sveglia afferrandomi il braccio, poi vedendo chi sono si rilassa lasciandom. Mi fa un sorriso di gratitudine e lo guardo riaddomentarsi. Mi sistemo Ace sulle gambe cercando di non svegliarlo, poi gli appoggio la testolina sul petto e mi appoggio allo schienale del sedile.
Non riesco a non guardarlo, lui e Brian si somigliano in una maniera esagerata. Sono tutti e due bellissimi.
Seppure Brian mi abbia sorriso io e lui non ci parliamo da stamattina. Dovrebbe chiedermi scusa.
L'autobus si ferma, questa è la dodicesima fermata, dobbiamo scendere finalmente. Pesto il piede a Brian fingendo di non averlo fatto apposta.
Lui si sveglia brontolando, poi siccome io continuo ad avere Ace in braccio, è costretto a caricarsi anche il mio zaino oltre che il suo e quello di Ace.Quando scendiamo dall'autobus è sera, il paesaggio è desolato, a dir poco, e diroccato. Un senso di inquietudine mi prende lo stomaco al pensiero di dover restare qui.
-Cosa c'è hai paura?- Mi chiede Brian con scherno.
-Non rivolgermi la parola- gli dico lapidaria.
La sua espressione cambia.
-Hai torto e vuoi anche fare l'orgogliosa, bene.-Mi giro di scatto verso di lui -Sai bene che non ho torto, se non avessi reagito così non sappiamo le cose come si sarebbero evolute-
-Anche tu sai benissimo che il mio discorso non fa una piega.-
E ha ragione, so bene che il suo non è un discorso sbagliato, ma non riesco tutt'ora a trovare un'altra soluzione a quello che è successo. Non lo rispondo.
-Bene, siamo passati dall'io ho ragione al mutismo selettivo, che razza di lunatica-
Lo fulmino con lo sguardo e lui ricambia poi si gira dall'altro lato, segno che la discussione è finita. Si incammina verso una strada di campagna affiancata da campi di grano, lo seguo.
All'improvviso lui si ferma, mi guardo intorno cercando la casa e, quando la vedo, un nuovo senso di inquietudine si impossessa di me.
È praticamente immersa in un campo di erbacce.
È a due piani.
Quando ci avviciniamo deduco che è da parecchio che non viene usata. È ricoperta da rampicanti ed ha un'aria trasandata. Brian caccia le chiavi e apre il portone, sono felice di poter finalmente posare Ace, mi fanno male le braccia.Entriamo. È tutto buio, ma contro ogni mia aspettativa, le luci si accendono. Probabilmente qualche allaccio illegale ad un generatore nelle vicinanze.
Osservo la casa: i muri sono pitturati di verde chiaro, rovinato dal tempo e dall'umidità, i mobili sono coperti da teloni impolverati.
Questo deve essere il salotto. Lateralmente c'è la cucina, poi ci sono le scale che conducono al piano di sopra.Salgo con Brian. Qui ci sono quattro stanze da letto e due bagni. Le finestre sono tutte sbarrate da assi di legno e la luce lunare che filtra dalle fessure dona alla casa un aspetto ancora più macabro.
Guardo i letti, coperti anche loro da teloni, poi guardo Ace mi sa che dovrò tenerlo ancora un po' in braccio. Non voglio svegliarlo, so che dovremo pulire la casa, quindi immagino che ci faccia più comodo da dormiente.
Brian come leggendomi nel pensiero mi dice appoggiando gli zaini a terra -Aspetta solo un secondo che gli sistemo il lettino e poi puoi appoggiarlo qui.-
Annuisco e lui come riferitomi toglie il telone dal letto e poi prende delle lenzuola che si era portato da casa con un coperta. Le sistema sul materasso, poi mi fa un cenno e io sistemo Ace nel letto. Mi sento le braccia di gelatina.
Brian in modo veloce toglie il resto dei teloni dai mobili e sistema al meglio la stanzetta facendo meno rumore possibile. Io intanto scivolo per terra riposandomi, non sono brava a non far rumore in questi casi.
-Dai vieni, ora mi serve il tuo aiuto- mi dice uscendo fuori, io lo raggiungo.
Scendiamo al piano di sotto e lui va in cucina.
Quando torna ha con sé due stracci e me ne porge uno, lo prendo.
-So che vorresti dormire ma se lo facessi da solo finirei fra tre giorni--Figurati, io pulisco il salotto.-
Mi sorride - Bene allora io pulisco la cucina.-
Così piano piano, puliamo tutta la casa, sono le cinque e mezza del mattino ed entrambi siamo sfiniti, ci buttiamo sul divano.
Dopo circa mezz'ora mi dice -Facciamo così, ora io ti faccio vedere una cosa però smetti di tenermi il broncio-Lo guardo perplessa. Poi lui si alza dal divano, con uno scatto di energia che non credevo gli fosse rimasta, e mi porge la mano. La prendo e saliamo al piano di sopra.
Arrivati alla fine del corridoio ci fermiamo. Non c'è nulla. Lo guardo mentre alza il braccio e si allunga per tirare una corda appesa al soffitto, una botola.
Inizia a salire le scale che ha fatto scendere, poi una volta arrivato in cima mi fa segno di imitarlo, così salgo anche io.
Quello che mi si presenta davanti è un panorama bellissimo, siamo sul tetto della casa ed il cielo non è più di quel blu intenso, si avvicina l'alba. In lontananza posso scorgere il profilo frastagliato delle montagne dalle vette appuntite.
Tutt'intorno è pieno di alberi, la maggior parte sono pini.-Vuoi vedere sorgere il sole con me?- mi chiede.
Annuisco sorridendogli. Poi lui riscende e mi dice di aspettarlo, quando sale ha due coperte.
Mi avvolgo in una di quelle e poi ci sediamo e appoggio la schiena al muretto.
-Fra quanto sorge?- gli chiedo.
-Dovrebbe fra una decina di minuti--Non ho mai visto l'alba- gli dico, ed è vero.
-Davvero? Invece io da piccolo, quando venivo in questa casa con la mia famiglia, la guardavo sempre da qui- mi dice con una nota malinconica.
Dopo qualche minuto, come preannunciato, la luce gialla del sole comincia comparire nel cielo indaco tingendolo di violetto e poi di rosa.
Mi sporgo per guardare meglio. Sono estasiata, uno degli spettacoli più belli della natura avviene ogni giorno e io non l'ho mai visto. Comincio a pensare di non aver mai vissuto appieno in questi 15 anni.
Con la coda dell'occhio vedo Brian che mi sta fissando sorridendo.
-Dovresti guardare l'alba, non sai cosa ti stai perdendo- gli dico continuando a fissare il sole che piano piano compare all'orizzonte.
-Dovresti guardare la tua faccia ora, decisamente meglio dell'alba, sei tu quella che non sa cosa si sta perdendo.-
Arrossisco e lo guardo, ma lui si è già girato.
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solo tu scrivi il tuo destino.
AcciónQuando ti accorgi che una scelta è sbagliata, ma ormai è troppo tardi, questa ha già danneggiato abbastanza le persone che ami. Può esserci una possibilità? Spetta solo a te scoprirlo e la scelta di cambiare strada o no dipende solo da te. Sei tu c...