Capitolo 25

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È passata una settimana dall'incontro con Thomas.
Ho parlato a Brian dell'idea che avevo, cioè quella di farci aiutare da Jonathan e dai suoi uomini per cercare la sorella di Sara.
Brian mi ha detto che sarebbe servita una somma considerevole di denaro.
L'abbiamo proposto a Sara e ha risposto che possiede dei risparmi e che farebbe di tutto pur di riavere la sorellina.
Per questo ora ci stiamo recando tutti e quattro allo spaccio d'armi.

Dopo aver esposto il nostro piano Jonathan sembra valutare la cosa.
-30.000 draghi per aiutarvi...- Ripete grattandosi la barba del mento appena cresciuta.
-Sono pochi soldi?- Chiede Sara.
-No, non è questo, sto pensando ai miei uomini, non so se potrebbero essere  d'accordo... La Double Hell è un'associazione abbastanza potente, in più se il piano fallisse...-
-Non fallirà- dico risoluta, poi aggiungo -O almeno non lo farà con il vostro aiuto-
Guardo Jonathan speranzosa.
Alla fine cede e si fa spiegare per bene il piano.
Sembra ancora perplesso quando ce ne andiamo.

-Non credevo accettasse- dice Brian sulla strada del ritorno.
-Già- risponde Marcus.
Io sto pensando ad altro. Penso alla missione. Penso a cosa andremo in contro.

Finalmente arriviamo a casa.
Ho un mal di testa incredibile.
Mi siedo sul divano e socchiudo gli occhi.

-Quindi è la settimana prossima...-
Dice Sara.
Apro gli occhi.
-Già, riabbraccerai tua sorella te lo prometto- rispondo sorridendole.

Il giorno stabilito arriva in fretta.
Passo la mattina a controllare le mie armi.
Un'abitudine che non perderò mai.
Quando ho finito passo nella stanza di Brian.
Mi fermo sull'uscio della porta e lo guardo.
È girato di spalle.
Tossisco volontariamente per annunciarmi e lui si gira.
-Oh, vieni- mi dice.
Mi avvicino e lui posa la foto che aveva fra le mani.
Una foto di quando era bambino e stava su un'altalena spinta dalla madre.
Probabilmente il fotografo era il padre.
Mi sento in colpa per averlo disturbato in questo momento.
-Devi dirmi qualcosa?-
-Ero venuta a chiederti di Ace riguardo a stasera-
-Non possiamo fare altro che lasciarlo qua, lo farò prima addormentare e poi andremo...- dice sospirando.
Gli bacio le labbra a stampo e gli dico che andrà tutto bene.
Annuisce, poi scendiamo a mangiare.

-Dafne sei a conoscenza del fatto che io e te dovremmo comprare qualcosa da mettere per stasera?-
Guardo Sara stranita.
-Perché?- Chiedo.
-Pronto? È una discoteca e sia io che tu non abbiamo niente di adatto e attireremmo l'attenzione se andassimo in jeans ti pare?-
Sono costretta a darle ragione e così il pomeriggio io e lei scendiamo in paese.

Entriamo in un negozio e vedo Sara prendere qualsiasi tipo di vestitino e vorrei scomparire o semplicemente correre via.
So che cerca di distrarsi dal pensiero di stasera. Ha paura che qualcosa possa andare storto.

Alla fine si dirige verso i camerini e mi fa segno di seguirla.
Mi siedo sullo sgabello mentre la guardo vestirsi.
Indossa vari vestiti, alla fine prende una minigonna nera e un top rosso.
-Avrai freddo- le dico.
-Tutti vanno vestiti così- mi risponde, poi aggiunge -Perché non provi questo?- Dice porgendomi un vestito nero che lei non ha provato.
Seguo il suo consiglio.
Il vestito è stretto, arriva appena sotto il sedere ed è scollato sulle spalle, dove poi partono 5cm di manica.
È semplice.
-Sembra una maglia- dico.
-È perfetto- annuncia Sara ignorando il mio parere.
-Prendilo-
-Se lo prendo prometti che ce ne corriamo a casa?-
-Certo- promette portandosi una mano al petto.

Torniamo a casa che sono le 18.00.
Passiamo circa due ore a ripassare il piano.
Dopo andiamo a prepararci.

Sara mi ha truccata.
Adesso ho le labbra bordeaux e un sottile filo di eyelianer sugli occhi.
Non mi sono mai truccata prima di oggi.
Ho lasciato i capelli mossi sciolti a coprire la schiena.
Metto gli anfibi neri ed indosso l'orecchino con la perla nera che mi ha dato Jonathan.
In caso ci serva aiuto devo distruggere la perlina.

Sara si lega i capelli biondi in una coda alta.
Ha gli occhi azzurri pesantemente truccati e le labbra rosso fuoco.
È bellissima.

Quando scendiamo giù Brian e Marcus ci stanno aspettando.
Brian indossa una camicia nera e dei jeans.
Mi aggiusto la pistola che ho legata dietro la schiena sotto il vestito.
Mi sento terribilmente in imbarazzo ad uscire così conciata.
Ace dorme.
Usciamo dalla casa e aspettiamo l'auto che Jonathan ha promesso per accompagnarci.

Soffia un leggero venticello che mi fa rabbrividire.
Dopo poco arriva un'auto tutta nera.
Saliamo e la macchina parte.

A mezza notte arriviamo al locale.
Il palazzo è di tredici piani.
Il capo è al tredicesimo, noi al primo.

Fuori c'è un buttafuori che ci fa segno di entrare.
Il locale dentro è poco illuminato.
Ci sono solo luci soffuse di vari colori e musica a tutto volume.
Gente che balla, sono tutti sballati o ubriachi. Comincia a mancarmi l'aria.

Brian mi prende per mano, poi avvicinandosi al mio orecchio mi dice di ballare.
Mi mette una mano in vita e io cerco di imitare i movimenti degli altri.

Dopo una mezz'ora ci dirigiamo al bancone degli alcolici per la prossima parte del piano.

Bevo un bicchiere per far in modo che, anche se poco, si senta l'odore di alcool.

Camminiamo fino alla porta che va sulle scale per il primo piano.
Lì avanti c'è un altro buttafuori. Mi fingo ubriaca.

-Abbiamo bisogno di una stanza- dice Brian al buttafuori indicandomi.
Lui annuisce e ci apre la porta.
Qui incontriamo un altro uomo che ci scorta ad una stanza al terzo piano, l'unica libera.

Una volta chiusa la porta mi tolgo il vestito rimanendo con dei pantaloncini neri elastici, che avevo messo sotto, ed il reggiseno.
Brian mi guarda perplesso.

Caccio fuori il coltello che ho infilato negli anfibi e taglio la parte inferiore del vestito che diventa una maglia.
La indosso.
Dopodiché taglio la gonna in due pezzi e li lego alle ginocchia.

-Nel condotto dell'aria non posso strisciare con le ginocchia nude- spiego e lui annuisce.

Sgancia la copertura che occupa l'entrata al condotto e mi fa segno di entrare.
Mi abbasso per terra e procedo seguita da Brian.
Per fortuna i condotti sono larghi, peccato che passino davanti ad ogni singola stanza.

La stoffa sul ginocchio destro si è spostata e quindi ogni movimento diventa una tortura.
Quando arriviamo alle scale del quarto piano Brian comunica a Marcus e Sara la nostra posizione.

Ci dicono che loro sono al secondo.
Mentre aspettiamo che ci raggiungano, mi siedo e tolgo la stoffa anche all'altro ginocchio. Sono diventate inutili.

Brian mi guarda le ginocchia insanguinate senza proferire parola.

Appena Sara e Marcus arrivano ritorniamo a camminare.
La parte più difficile sono le salite per muoversi da un piano all'altro.

Arrivati al dodicesimo piano i condotti si interrompono.
Siamo costretti ad uscire e a proseguire normalmente.
Le mie ginocchia sono ormai disintegrate.
Procediamo con cautela.
Nessun intoppo fino alla stanza del capo.
Sembra tutto troppo facile.
Sento l'ansia mischiata all'adrenalina prendere il possesso del mio corpo.

Chiudo gli occhi cercando di calmarmi.
Quando ci riesco faccio segno di aprire la porta.
Io punto l'arma tenendomi pronta a sparare.
Appena entriamo la porta si chiude dietro di noi.
Marcus cerca di aprirla, ma è bloccata. Siamo caduti in una trappola.
La stanza non è un monolocale con un bagno come tutte le altre.
È un vero e proprio appartamento.
Andiamo verso lo studio che, secondo la piantina dell'edificio, dovrebbe trovarsi sulla destra.
Lo troviamo.
Apriamo la porta. Sembra tutto velato da una calma piatta.
Poi la sedia dietro la scrivania si gira.
Un uomo vecchio e grasso vi è seduto sopra. Tiene in ostaggio una bimba bionda.

-Kimberly- urla Sara.
Poi le porte laterali si aprono ed entrano degli uomini armati.

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