Capitolo 27

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Scendo le scale facendo rimbalzare lo zainetto sulla mia schiena.
Quando esco in giardino noto che effettivamente è una giornata perfetta per andare al mare. Un po' troppo calda per essere una mattinata d'aprile.
Brian ed Ace mi stanno aspettando.

Quando arriviamo alla fermata dell'autobus in paese, sono le 9.15.
Il mezzo di trasporto arriva cinque minuti dopo.

Durante il viaggio, guardo i due fratelli.
Ace è felice perché stiamo andando in spiaggia.
Brian anche è felice, ma il motivo è un altro e credo di conoscerlo.
Io, invece, sono solo molto agitata.
So che ho aspettato troppo tempo, so che inizialmente non ero per niente intenzionata a rivelargli che facevo parte dell'EXWID. Ho avuto paura di dirglielo. Ne ho ancora. Mi spaventa la quasi certezza che lui possa allontanarsi da me, ma ha il diritto di saperlo.

Quando scendiamo dall'autobus ci separa dalla sabbia solo una ringhiera in ferro.
Da quanto tempo non vedevo il mare.

Ace dà un gridolino e vorrebbe iniziare a correre, ma Brian lo ferma.
-Non è questa la spiaggia dove andremo noi-
-Perché no?- Chiedo.
-Troppa gente- risponde.
Guardo meglio la distesa di sabbia, ci saranno si e no una decina di persone.
Guardo Brian perplessa.
Lui sbuffa -Non fate storie e venite!-
Così lo seguiamo.

Camminiamo per qualche chilometro sulla spiaggia, circa a metà strada inizia ad essere fiancheggiata da una pineta.
-Brian si può sapere dove...- Vengo interrotta da un suo -Siamo quasi arrivati-
Poco lontano da noi vedo una scogliera.
La aggiriamo e avanti ai nostri occhi compare una spiaggia piccolina ed isolata.
Dietro è coperta ancora dalla pineta.
Sorrido e per un attimo la visione di quello spettacolo mi fa dimenticare il motivo della mia tensione.

Ace corre direttamente in acqua.
È entusiasta mentre mi urla -Vieni anche tu Dafne-
Mi sfilo la canotta e i pantaloncini e mi tuffo in acqua anch'io.

-È gelida- dico ridendo.
Ace spruzza acqua ovunque, poi facciamo segno a Brian di raggiungerci.
Finisce di mettere a posto le cose e viene anche lui.

Dopo circa un'oretta i due fratelli vanno sotto l'ombrellone ad asciugarsi.

Io resto ancora in acqua. Mi sdraio e galleggiando mi lascio cullare dalle piccole ondicelle.

Il sole è forte, così chiudo gli occhi.

Ogni tanto li riapro per vedere se mi sono allontanata troppo e ritornare al punto di partenza.

Alla fine, quando decido di uscire dall'acqua sono quasi le 11.00 di mattina.

Con un telo avvolto addosso, mi posiziono all'ombra e scranocchio salatini sotto l'ombrellone.

Guardo Brian costruire un castello di sabbia per Ace. Non capisco come riesca a stare sotto il sole di tarda mattinata, è una cosa che non sono mai riuscita a fare. Io aspetto la luce tiepida del pomeriggio per uscire dall'ombra.

Verso mezzogiorno mangiamo. Dopo Brian prende un libro e si mette a leggere con la testa appoggiata alle mie gambe. Quando inizio a toccargli i capelli sorride -Mi fai venire sonno- dice alzando gli occhi su di me.

-Allora la smetto- 

-No, continua- risponde prendendomi una mano e riposizionandola sulla sua testa.

Gli do un bacio a stampo sulle labbra che sanno di mare e lui posa il libro mettendosi a sedere.

-Perché stamattina piangevi?- Mi sussurra spostandomi una ciocca ribelle dietro le orecchie.

-Brian, io volevo...-

Un urlo improvviso di Ace ci fa scattare in piedi. Corriamo verso di lui che, attaccandosi alla mia gamba, con le lacrime agli occhi ci indica un punto fra la sabbia.

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