Capitolo 4

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In questi undici anni sono stata allenata nell'azione e nel comportamento di un soldato.
Da quando avevo quattro anni, la sveglia suonava presto, non venivi viziato, dovevi farti cinquanta giri di campo senza crollare a terra per avere un pezzo di cioccolato.
Sono venuta su con la mancanza dell'affetto dei genitori.
Sin da bambina ho imparato la crudeltà del mondo vivendola sulla mia pelle ed osservandola.
Ho assistito a uccisioni, massacri, torture.
Io stessa sotto visione di un superiore durante un interrogatorio ho dovuto torturare.
Se ti ferivi nessuno si prendeva cura di te, solo i tuoi amici se ne avevi.
Spesso mi son chiesta se quello che facevo fosse giusto.
Mi dicevo che questa era la gente che mi ha dato rifugio quando non avevo dove stare e cibo quando non avevo cosa mangiare.
Dovevo svolgere  i compiti che mi affidavano, mi sentivo in obbligo con loro.
Mi sento ancora in obbligo con loro.

La porta che si apre mi risveglia da questi pensieri.
Mi giro a guardare l'ora: 9.30.
Sposto gli occhi su chi è entrato, Logan.
Ha un'espressione che non riesco a decifrare, sembra arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo.
-Vestiti il superiore ti ha convocato.- Mi dice.
So già che riceverò un rimprovero, di sicuro.
Entro nel bagno della mia camera e mi lavo.
Alzo lo sguardo nello specchio, i capelli scuri sono arruffati sulla testa, ho le occhiaie sotto i miei occhi marrone scuro e sono pallida.
In poche parole dovrei restare a letto.
Invece mi infilo un jeans ed una felpa ed esco.
- Cosa c'è che non va?- Chiedo
-Vogliono parlarti- mi risponde distante.
Lo odio quando si comporta così, sembra che l'associazione venga per lui prima di tutto, devi essere fedele a quest'ultima o non puoi stargli vicino.
Attraversiamo il lungo corridoio bianco, poi lui bussa alla porta dell'ufficio del superiore che ci viene aperta.
Entriamo, non c'è solo il superiore ma anche il maestro di combattimento.
Quest'ultimo mi dice -Dafne, ieri hai saltato le lezioni, sei stata a casa di una persona che non conoscevi e per giunta lo hai portato qui, cos'hai da dire a tua discolpa?-
Vorrei dire che mi è salita la febbre e che quel ragazzo mi ha semplicemente aiutata, ma so che sarebbe inutile quindi dico -Nulla-
-Bene, allora accetterai la tua punizione che consisterà in un iniezione del siero della paura.-
Mi informa il superiore.
Il siero della paura, si tratta di un siero sperimentale che attiva la zona del cervello che stimola la paura causandoti allucinazioni.
Annuisco e usciamo dalla stanza.

Vengo portata  in una stanza dove c'è una sedia su cui mi fanno sedere, legando poi le mie braccia e le mie gambe rispettivamente ai polsi e ai piedi di quest'ultima.
Vedo il maestro venire verso di me con una siringa al cui interno vi è un liquido arancione.
Guardo Logan con aria di accusa, spero almeno che si senta in colpa per aver fatto la spia.
Il maestro mi sposta la testa di lato e spinge la siringa nel mio collo.

Ora mi trovo su un palazzo estremamente alto.
Allora è come temevo, le paure sono le mie.
L'altezza mi paralizza, lo ha sempre fatto.
Sento dei passi, mi giro.
C'è un uomo il cui volto è coperto dalla visiera di un capello.
Caccia un coltello.
Immediatamente mi guardo intorno alla ricerca di un'arma ma non c'è niente.
Cerco di convincermi che è tutto finto, ma cazzo sembra così reale.
L'uomo corre verso di me, cerco di muovermi ma ho le gambe piantate sul tetto.
Mi porto le braccia avanti per proteggere il viso.
Il coltello affonda nel mio braccio sinistro.
È tutto finto, mi dico.
Il dolore è reale.
Urlo.
Poi quest'uomo mi prende per il collo e cerca di buttarmi giù.
Con tutte le mie forze cerco di mantenermi.
Poi cado nel vuoto.

Invece di impattare al suolo sono in una gabbia in aria.
La gabbia viene lasciata cadere in acqua. 

Sto affogando, il dolore ai polmoni si fa sempre più forte, quando poi perdo i sensi, mi aspetto di tornare alla normalità e invece mi trovo in una stanza buia.

Una luce si accende e punta avanti a me.
Ci sono due sedie, su queste due sedie i miei genitori.
Poi una terza persona è in piedi davanti a loro.
Ha una pistola. Fa fuoco. Due volte. Li uccide.
Urlo e corro verso questa persona che scompare, lasciandomi da sola con i cadaveri dei miei genitori.
C'è qualcosa che mi impone di guardare.
I loro corpi sono riversati a terra, la testa spaccata in due.
Parti di quello che credo sia cervello sono sparse in giro.
Il cranio di fuori.

Non so cosa succede ma ritorno alla vita normale.
Sto tremando e piangendo. Odio questa gente.
Mi odio per aver pianto.
Odio Logan che avrebbe dovuto coprirmi.

-Confido che ciò che è successo, non accadrà mai più.- Dice in tono calmo il maestro. Non rispondo.

Mi vengono liberate le braccia e le gambe.
Esco fuori dalla stanza e Logan mi segue.
-Mi dispiace, ma dovevo farlo-
-Tu una sola cosa dovevi fare ed era farti i cazzi tuoi- gli urlo.
Ho la testa che mi scoppia deve essermi risalita la febbre.
Voglio Lasly.
Inizio a correre per i corridoi e quando la trovo le vado in contro.
Lei mi abbraccia.
Ha due anni in più a me e da quando sono in  questa associazione è lei che si è presa cura di me.
Mi faccio accompagnare in stanza.
Non le racconto nulla mi metto solo sotto le coperte.
Lei mi resta vicino e mi basta questo.

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