Capitolo 24

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Sono le 9.00 di mattina del cinque aprile.
La maglia bianca a mezze maniche svolazza mentre cammino per il corridoio.
Alzo gli occhi. La botola è aperta.
Mi porto una ciocca di capelli, sfuggita dalla coda, dietro l'orecchio e tiro giù le scale.

Quando le salgo la prima cosa che faccio è godermi la leggera brezza primaverile.
La seconda è osservare Brian accovacciato per terra.
Non si è accorto della mia presenza.

Mi avvicino lentamente e mi sporgo per vedere cosa fa.
Sta fissando per terra una scatoletta nera con delle viti.
Gli afferro le spalle improvvisamente, urlando per mettergli paura.
Perde l'equilibrio e si siede per terra.
Mi guarda fra lo sconcertato e l'incredulo mentre gli sorrido.
-Sei impazzita?- Mi chiede.
-No, è che sembravi così assorto...-
-Ah, davvero?-
Annuisco.
-Te lo faccio vedere io l'assorto- dice alzandosi improvvisamente.

Corro giù per la botola e mi fiondo sulle scale.
Arrivo in cucina e lui riesce a bloccarmi vicino i fornelli.

Infila le mani appena sotto la mia maglia e mi stringe la vita con le mani calde.
-Presa...- sussurra.
Gli sorrido maliziosa avvicinando la mia bocca alla sua.
Lui si spinge in avanti e mi alza facendomi sedere sul ripiano in marmo.
Poi unisce la sua bocca alla mia.

Comincia un gioco di lingue e labbra che viene interrotto da un -Oh, hei...-

Ci giriamo verso la fonte della voce e incontriamo un Marcus particolarmente divertito.
-Capisco la tempesta ormonale, ma ci sono dei bambini in giro, prendetevi una stanza- dice facendoci un occhiolino e uscendo fuori.

Brian si rigira verso di me.
-A cosa eravamo rimasti?- Chiede.

Gli prendo le mani e me le porto in vita. Poi gli avvolgo il collo con le braccia e mentre gioco con i suoi capelli, mi avvicino a lui e gli sussurro sulle labbra -A questo.-
Poi lo bacio.

Quando mi stacco per chiedergli cosa stesse facendo, sembra dispiaciuto del contatto interrotto.
-Sistemavo una telecamera- mi risponde comunque.

Gli sorrido e lo bacio a stampo, poi scendo dal ripiano e mi dirigo fuori.
Quando sono vicino alla porta lo guardo. È ancora fermo vicino ai fornelli.

-Vuoi per caso saltare gli allenamenti?- Chiedo.
Sorride raggiungendomi.

Mentre corro penso a ciò di cui abbiamo parlato con Sara.
Le abbiamo detto che sappiamo dove si trova il capo della Double Hell.
Le abbiamo parlato della missione che abbiamo in mente di svolgere, le abbiamo mostrato gli eventuali pericoli, fra cui quello di essere catturati o uccisi.
Lei tuttavia si è dimostrata sicura di voler continuare, cosa di cui non avevo dubbi.

Qualcosa mi gira nel cervello da un paio di giorni. Vorrei parlarne con Brian, ma dobbiamo stare da soli.

Quando ho finito di correre faccio qualche flessione e qualche esercizio per gambe ed addominali.
Mi fermo per bere un attimo e guardo gli altri.
Oramai ognuno si allena come vuole.

-Perché non ci facciamo una corsa fino al ruscello?- Dico riferendomi al fiumiciattolo vicino a dove io e Brian ci siamo baciati per la prima volta.
Gli altri mi guardano inzialmente smarriti.
Poi il primo ad annuire è Marcus seguito dagli altri.
Sorrido ed inizio a correre.

Quando arriviamo a destinazione qualcuno mi spinge nell'acqua bassa e limpida.
Guardo indispettita dietro di me e trovo Brian sorridente. Mi alzo ed inizio a schizzarlo.

-Beh mentre voi vi divertite, noi andiamo a fare una passeggiata- dice Sara facendomi l'occhiolino.
Io ricomincio immediatamente a buttare l'acqua su Brian.

Alla fine lui entra nel ruscello, l'acqua gli arriva al ginocchio.
La lotta continua.
Ad un tratto mi prende i polsi con una mano mentre l'altra mi avvolge la vita.
-Non pensi che stamattina sia stato interrotto qualcosa?- Mi dice.
-Uhm, in realtà non ricordo...- Rispondo stuzzicandolo.
Sposta le mie mani intorno al suo collo e poi mi bacia a stampo.
-Non ricordi?-
-Forse qualcosina, ma mi sfugge ancora...-

Qualcuno ci applaude.
Mi giro.
C'è un gruppo di sei ragazzi, tra cui riconosco immediatamente Thomas che mi fissa in cagnesco.
Brian sembra infastidito. Si leva la maglietta nera e me la porge.
Inizialmente rimango spiazzata dal gesto, poi capisco che la maglia bianca essendosi bagnata è diventata trasparente.
Arrossisco ed indosso immediatamente quella di lui.
-Ciao Thomas- dice con aria di sfida.

-Ti conosce?- Chiede l'amico a quest'ultimo.
-Già, lei è la ragazza di cui vi ho parlato- annuncia indicandomi.
Vorrei scomparire.
-Oh beh, mi sembra un po' troietta- commenta uno.

-Come scusa?- Chiedo infastidita.
-Hai sentito bene- risponde sempre lo stesso.
-Ritira quello che hai detto!- Dico facendomi avanti.
Brian mi blocca per un braccio.
-No-
Mi libero dalla presa di Brian con uno strattone.
Vado avanti al ragazzo che ha parlato e lo colpisco al volto con uno schiaffo.

Il rumore mi soddisfa.
-Vedi per caso la scritta ''proprietà di Thomas'' da qualche parte?- Dico infuriata.

Il ragazzo alza un braccio per colpirmi e Brian lo ferma prendendogli il polso.
Stringe tanto forte che il ragazzo apre la mano inizialmente stretta a pugno.
-Ora basta.- Dice con calma.

Riesco a vedere i suoi muscoli in tensione e le spalle rigide.
Vengo distratta da ciò che sta succedendo.
Poi Brian vien colpito alla guancia da qualcuno.
Questo mi riporta alla realtà.

-Andiamocene ragazzi- dice infine Thomas. È stato lui a colpirlo.
Brian lascia il polso ormai rosso del ragazzo e li guarda andar via.

Sembra particolarmente arrabbiato.
-Perché non hai reagito?- Chiedo e subito dopo, vedendo la sua espressione, mi mordo la lingua.

-Mi spieghi cosa avrei dovuto fare? Erano in sei di loro e se fosse scoppiata una rissa io sono sicuro che tu ti ci saresti buttata in mezzo, e sei appena guarita dallo sparo, non ci servono altri infortuni-
Sono meravigliata da quanto il suo ragionamento risulti essere logico.

Gli guardo lo zigomo che si sta gonfiando.
Allungo la mano per toccargli il graffio che vi è sopra.
Lui si allontana dicendo -Non è niente-
-Si sta gonfiando- gli faccio notare.
-Non è niente- ripete.
-Porca troia, puoi sederti un secondo?- Urlo innervosita.

Segue la mia proposta anche se sbuffando.
Mi tolgo la sua maglia nera, restando con la bianca che non si è ancora asciugata.
Immergo la t-shirt nell'acqua fresca del ruscello e poi gliela porto al viso, dov'è la tumefazione.
Faccio leggermente pressione e lui si mordicchia il labbro.
Sorrido al pensiero che ha il mio stesso tic nervoso.
Abbassa lo sguardo a terra evitando accuratamente il mio.

-Perché sei arrabbiato con me?- Chiedo.
Lui mi sposta la mano con la maglia bagnata dalla sua faccia e mi fa sedere.
Mi guarda negli occhi e mi dice -Perché? Mi chiedi anche il perché?-
Lo guardo stranita -Sì...-
-Perché tu non conosci il senso del pericolo!
Ti butti a capofitto in tutto, non preoccupandoti di cosa ti possa succedere o cosa possa succedere agli altri! Non so che vita tu abbia condotto prima, ma non ti hanno insegnato l'autoconservazione!
Non è la prima volta che te lo dico, cazzo ragiona prima di fare le cose!-
-Cosa avrei dovuto fare? Lasciarmi insultare senza far niente?-
-Se tu agissi in maniera meno spericolata, eviteremmo parecchi problemi-
Alzo le sopracciglia.
- Sei solo arrabbiato perché non sei riuscito a reagire contro Thomas.-
-Ti ho già detto perché non ho reagito-
-Io ti dico allora che non devi preoccuparti di me perché non sono un'incapace!-

-Lo so che non sei un'incapace, so che in un combattimento avresti fatto il culo a tutti quelli che stavano lì in mezzo, ma cerca di capirmi, sei una delle cose più importanti che ho ora, cosa posso farci se ho il riflesso involontario di proteggerti?
Mi rendi vulnerabile, non posso farci niente.-
-Non dovresti permettere a qualcuno di renderti vulnerabile.- detto questo faccio per andarmene.

-Dafne, non sai dirmi nient'altro?- Mi dice bloccandomi.
Mi giro lentamente.
-Che devo dirti più? Che mi sento terribilmente in colpa?-
-Perché dovresti sentirti in colpa? Sono io che non ho voluto reagire.-
-Non hai reagito perché c'ero io.-
-Ma la scelta continua ad essere mia.-
Lo guardo negli occhi e lui ricambia.
I suoi occhi mi fissano così intensamente che ho paura riesca a leggere i miei segreti e le mie insicurezze.
Li abbasso.

-Andiamo- dice poi avvolgendomi le spalle.
Ritorniamo a casa mentre il sole di mezzogiorno ci asciuga i vestiti.
Ed intanto gli pongo l'idea che ho avuto riguardo alla nostra prossima missione.

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