STORIE

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NONA STORIA-"Caro diario: 04/11/2015

Sei l'unico su cui posso fare affidamento, l'unico a cui posso confidare i miei segreti più intimi senza che questi siano sulla bocca di tutti, nemmeno degli amici ci si può fidare. Quali amici? Sei tu il mio migliore amico, che immobile mi aspetti sempre sulla scrivania in attesa del mio arrivo, l'unico che presta ascolto alle mie parole e con il quale mi posso sfogare. Sì, sei solo un oggetto inanimato, e allora? Preferisco te a molte altre persone, tu non giudichi, non parli alle spalle, non tradisci, non fai del male, anzi, mi permetti di sporcare le tue bianche pagine con i miei sentimenti, assorbi nella tua carta le lacrime che invano verso su di te, sei capace di ascoltarmi pur non avendo orecchie, di capirmi pur non avendo sentimenti, e di consolarmi pur non provando affetto. Sei l'unica consolazione di una giornata piena di dolori, il mio riparo dalle sofferenze, la casa della mia anima. Sei il libro della mia vita, una sorta di autobiografia, che nessuno dovrà mai leggere, poiché questa è la mia vita, questi sono i miei ricordi e io li voglio salvare sulle tue pagine. Soltanto quando sarò giunto al culmine della mia vita farò leggere il diario agli estranei, facendo così capire la tua vera importanza, l'importanza di salvare i ricordi, di imprimere un momento particolare, come in una fotografia dove però l'immagine viene sostituita dalle parole, e l'insieme delle tue pagine costituisce l'album della mia vita."

DECIMA STORIA-Eravamo migliori amiche, anzi no di più, eravamo sorelle, inseparabili, insieme abbiamo trascorso diversi anni tra la gioia e il dolore ma nonostante tutto abbiamo sempre trovato il modo di rimanere assieme. Ricordi? Ricordi la nostra promessa? "Sorelle per sempre", e così fu, o almeno, così fu fino a qualche giorno fa, il giorno in cui tutto è cambiato, in cui la mia vita ha subito un mutamento. Perché mi hai lasciata? Perché hai rotto quel patto incorruttibile tra di noi? Che sorella sei? Le bugie, le promesse non mantenute, le ore passate ad aspettare un tuo messaggio invano, la tua mano che non stringeva più la mia, bensì quella di un'altra persona. Mi hai abbandonato, ormai ero abituata a non sentirmi figlia unica, a fare affidamento su di te, ma mi vedo costretta ad affrontare questa realtà, una realtà fatta di solitudine, sofferenze, pianti e ricordi. Sei uscita dalla mia vita troppo in fretta, neanche il tempo di abituarmi, mi manchi. Non siamo più "Sorelle per sempre", ormai siamo solo "Sconosciute per sempre".

UNDICESIMA STORIA-Perché l'amore ci fa soffrire? Perché non ci permette di realizzare i nostri desideri?

Sono ormai più di due anni che mi sento con una ragazza della Sicilia, in questi anni abbiamo imparato a conoscerci, abbiamo condiviso svariati momenti della nostra vita, foto, video, canzoni, sentimenti, ma nulla di tangibile. Tra di noi c'era sempre quello schermo, quella lastra di vetro che avrei voluto rompere per raggiungerla, ma il destino ha voluto separarci, farci nascere in due estremità lontane. Abbiamo sempre parlato di qualsiasi cosa, ma nessuno dei due ha mai voluto parlare della distanza, nostro comune nemico. Perché? Perché non vogliamo trasformare quei messaggi in parole, o quelle foto in ricordi oppure quelle canzoni in balli? Bello fantasticare su un qualcosa di impossibile, certo, potrei andare a trovarla, ma dovrei comunque tornare a casa prima o poi e aumentare di nuovo i chilometri che ci separano. Siamo vicini con i cuori ma lontani con i corpi, solo quello schermo che ci separa ci fa credere che la distanza si può battere, ma non è cosi, prima o poi dobbiamo tutti tornare indietro, e chiudere quel cerchio che è la nostra vita.

DODICESIMA STORIA-Quanti di noi hanno paura della perdita?

Sin da piccoli abbiamo avuto paura di allontanarci dai nostri genitori, erano le prime persone con le quali avevamo un rapporto, crescendo ci siamo staccati dalla famiglia, abbiamo iniziato a dare importanza agli oggetti, abbiamo pianto per la perdita di un gioco, di una carta, di qualsiasi cosa che oggi daremo per futile. Crescendo abbiamo iniziato a dare un determinato valore alle cose, abbiamo creato una gerarchia di interessi, e sopratutto abbiamo iniziato a capire veramente cosa significhi perdita. Il nostro interesse si è spostato dalla famiglia per cadere sulle persone, ogni persona ha un diverso valore per noi, ma non ce ne rendiamo conto, mentre siamo con loro tutto sembra normale, non conosciamo il valore di quella persona. Soltanto quando la perdiamo ci rendiamo conto del divario che crea dentro noi, e una volta fuori dalla nostra vita possiamo veramente capire quanto spazio essa abbia occupato al suo interno.  

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