STORIE

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QUARANTACINQUESIMA STORIA-Mi sono senpre piaciuti i fiori, il loro profumo, la loro immensa coloritura e varietà. Sono una persona molto indecisa, pensate che una volta impiegai quasi tre ore per scegliere il regalo per la mia sorellina, ricordo bene il giorno del suo compleanno, il negozio dove mi trovavo stava per chiudere e dovetti tornare a casa a mani vuote, pianse tutta la notte, mi dispiaceva, ma la consolai il giorno dopo portandole un mazzo di fiori, un bellissimo bouquet di tulipani e rose. Sono sempre stato protettivo, era molto piccola perciò essendo io il fratello maggiore le facevo da balia, la accompagnavo a scuola, le preparavo da mangiare e pensavo io ad ogni sua esigenza, ho sempre cercato di non farla abbattere, non volevo vederla triste, meritava tanto. I ricordi affiorano nella mia mente come colorati fiori si aprono stendendo il loro manto ai raggi del sole, fiori, mi trovavo ancora dal fioraio ed ero ancora una volta indeciso su quali fiori prendere, ma avevo più tempo del previsto, non c'era fretta. Eccoli, dei bellissimi fiori gialli e rossi, colori molto accesi ma che portavano nella mia mente altri ricordi, brutti ricordi, ricordi che forse è meglio dimenticare, quel giallo acceso mi ricordava la giacca di mia sorella, la giacca che indossava quel fatidico giorno, il rosso il suo sangue, sparso sull'asfalto e sulla macchina che l'ha investita. Sono sempre stato protettivo con lei, forse quel giorno non avrei dovuto lasciarla sola, mi dispiace.

QUARANTASEIESIMA STORIA-Morte, scomparsa, inesistenza ma ricordo mantenuto vivo dalla memoria. Quanta importanza date alla morte? Quanti di voi ci pensano?

Alle volte diamo per scontato che la morte è una condizione umana, ma quanti di voi ne hanno fatto parte? La morte ci divide dal proprio caro, ma allo stesso tempo ci unisce in una sorta di conforto offerto da parenti, conoscenti, amici. Dentro di noi si crea un vuoto, un vuoto che non si riempirà mai, ma nella nostra mente si aggiunge una stanza, una bellissima camera simile a quella di casa nostra, alle sue pareti le foto del defunto disposte in maniera confusa ma viste nel loro insieme riescono a ricostruire bellissimi ricordi, purtroppo ci rendiamo conto che si tratta di ricordi, astratti, passati. Impariamo il valore di una cosa solo quando l'abbiamo persa, e ciò accade perché ci rendiamo conto di quanto abbiamo bisogno di quella persona nella nostra vita, quanto la sua presenza sia stata importante per noi. Ciò che ci turba è il fatto di essere impotenti di fronte a questa situazione, essere consci del fatto di non aver detto tutto a quella persona e di non poterlo fare mai più, perciò preghiamo, cerchiamo un qualsiasi contatto, parliamo con noi stessi, cerchiamo di entrare in quella stanza piena di quadri e da lì parlare alla stanza, come se l'anima del defunto vivesse in quelle pareti, in quei quadri, e attraverso quelle immagini ci fa rivivere i momenti più belli passati assieme.

QUARANTASETTESIMA STORIA- Pensavo che le amiche fossero brave a mantenere i segreti, invece dopo quel giorno cambiai idea, ma grazie a quel gesto conobbi il ragazzo dei miei sogni.  Avevo confidato alla mia amica e compagna di banco, di essere innamorata di un ragazzo della nostra classe, mi aveva promesso di mantenere il segreto e invece il giorno dopo pagai le conseguenze del mio gesto. Appena entrai nella classe capì che qualcosa non andava, tutti mi guardavano, ridevano, si scambiavano sguardi furtivi, tutti segni che mi fecero capire che non aveva mantenuto il segreto. Senza dire una parola, con la testa bassa andai al mio banco, e mi sedetti con il viso che man mano si colorava di rosso. Quel giorno la mia "amica" nonché compagna di banco era assente, tutti gli occhi erano rivolti verso di me, tutti si scambiavano piccoli giudizi per poi tornare di nuovo a fissarmi, finché una delle ragazze si alzò in piedi e cantò una canzoncina riguardante il mio interesse verso il ragazzo della prima fila, insieme a lei cominciarono tutti, e nel caos di quella cantilena uscì dalla classe piangendo, scappando da quel coro che oltre a riempirmi la testa mi feriva il cuore. Mi nascosi sotto la scala che da all'uscita, finalmente il silenzio, potevo consumare quelle poche lacrime che mi rimanevano. All'improvviso un rumore ruppe quel rifugio creato dal silenzio, un rumore di passi che si faceva sempre più vicino. Era lui, il ragazzo della prima fila, mi guardò negli occhi, volevo dirgli qualcosa ma il pianto mi aveva tolto il fiato, senza dire una parola si avvicinò a me e mi baciò e dopo avermi preso per mano siamo tornati assieme in classe, mano nella mano, e prese il posto della mia ex compagna di banco. 

QUARANTOTTESIMA STORIA-Nel 1927 nel Maryland aprì un negozio di bambole, molto in voga allora, con un' assortimento fantastico di ogni tipo di bambolotto. Le vetrine di questo negozio oltre ad essere estremamente affollate mettevano in vendita un bambolotto fatto apposta per le neo mamme, questa "bambola speciale" oltre ad avere le fattezze di un vero neonato aveva integrato dentro di se un dispositivo che emetteva suoni, suoni quali il pianto, e altri gomiti di bambini. Creato per le mamme inesperte il bambolotto fu acquistato fino all'esaurimento, creando così un insieme di famiglie quasi complete. 

Alla nascita del bambino la signora M. ormai sapeva ormai come gestirlo, era una mamma esperta, ormai il bambolotto era inutile, ma lo poteva sempre tenere per qualsiasi occasione. Il bambolotto anche se il suo compito era finito continuava a piangere, ogni giorno il suo pianto diventava sempre più violento, a tal punto che bisognava scuoterlo o addirittura sbatterlo contro il muro per farlo tacere.
Il pianto e gli schiamazzi allarmarono la vicina di casa di M. spingendo la signora a chiamare la polizia. All'arrivo degli agenti quello che trovarono era silenzio, un bambino con il cranio sparso sul muro, e una signora che coccolava una bambola.  

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