STORIE

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CINQUANTASETTESIMA STORIA-Sapevo di piacerle, anzi, l'ho sempre saputo sin dal primo giorno. Ricordo ancora quando mi spiava dalla porta della sua classe, e non appena mi voltavo si nascondeva dietro lo stipite, le lettere e i biglietti anonimi che mi lasciava sul banco, addirittura le domande anonime su ask. Sapevo che era lei, ma per una strana ragione fingevo di non saperlo, mi piaceva questa situazione, un po' come il pensiero di Leopardi: "Preferisco l'attesa piuttosto che una rapida svolta"per farla breve. Nel profondo lo sentivo, piaceva pure a me, ma non volevo correre troppo, le cose fatte di fretta di solito sono cose fatte male perciò preferisco aspettare, aspettare che lei mi conosca un po' di più, è impossibile innamorarsi di una persona a prima vista. Continuai a fingere di non sapere chi fosse il misterioso mittente, e la cosa un po' mi divertiva, è sempre bello sapere che c'è qualcuno in questo mondo reo che tiene a te. Continuai così per buona parte dell'anno, in un certo senso mi aiutò, questa sua preoccupazione mi ha tenuto su di morale per un intero anno, è così dolce, carina e premurosa, ma preferisco attendere, voglio che lei mi conosca di più. Non voglio farla soffrire, so che merita molto.

CINQUANTOTTESIMA STORIA-Alle superiori conobbi una ragazza, frequentava il mio stesso indirizzo, non mi ero mai reso conto della sua presenza fino a quel giorno. Ero rimasto a scuola per delle lezioni supplementari di matematica, pensavo di essere l'unico quel giorno in classe, invece poco prima che la lezione iniziasse bussano, era lei, o almeno, sarà lei, ancora non la conoscevo. Di li a poco iniziammo a frequentarci, all'inizio solo in ambito scolastico per delle piccole lezioni di matematica o per studiare assieme, ma dopo aver fatto conoscenza siamo usciti spesso anche la sera. Non lo so, c'era un qualcosa in lei che mi piaceva, forse la sua spontaneità, il suo essere semplice, ma so che queste particolarità la rendevano stupenda. Ci siamo fidanzati tre settimane dopo il nostro primo appuntamento. Insieme a lei il tempo scorreva velocemente, talmente veloce che la nostra lezione di recupero di matematica risale a due anni fa. Finita la maturità, potevo godermi l'estate, ma allo stesso tempo dovevo preoccuparmi per l'università che di li a poco avrebbe segnato un allontanamento da lei. E così fu, due mesi più tardi partì per Pavia, e la lasciai sola, ma prima di partire le dissi: "Basta il pensiero per starti vicino, e questo mi fa star bene". Pavia era stupenda, vivevo in un appartamento in affitto insieme a altri tre ragazzi, inizialmente sentivo la sua mancanza, ma con il passare del tempo feci l'abitudine, a tal da non sentire più il bisogno di scriverle sempre o chiamarla ogni giorno. Di rado rispondevo ai messaggi, alle chiamate, lo studio mi impegnava e ancor più gli esami. Restai per molto tempo a Pavia, talmente tanto che stavo per dimenticare il suo volto. Un'altra estate alle porte, finalmente si torna a casa, il viaggio fu abbastanza piacevole, appena scesi dal treno respirai a pieni polmoni l'aria di casa, ero tornato. Corsi a casa mia, non molto distante, salutai i miei genitori, feci una doccia e mi diressi verso casa sua. Non c'è nessuno in casa, le lascio un messaggio: "Basta il pensiero per starti vicino, e questo mi fa star bene".

CINQUANTANOVESIMA STORIA-Verso metà maggio come ogni anno organizziamo una festa nel mio piccolo paese, quest'anno alla festa ho conosciuto un ragazzo, abitava in un paese non molto lontano dal mio, passai insieme a lui tutta la sera, parlammo molto fino a che una settimana più tardi ci siamo fidanzati. È stato il giorno più bello, la scuola volgeva al termine, mi aveva portato a fare una passeggiata sulla pista ciclabile, si stava bene, si cominciava a respirare l'aria estiva, ci siamo fermati in un parco accanto alla ciclabile e in quel momento mi ha chiesto di stare assieme, inutile dire che entusiasta accettai. Giugno era stupendo, siamo usciti praticamente tutte le sere,facevamo aperitivo nel bar dei suoi genitori e verso il tardi andavamo in centro per passeggiare. Non abbiamo mai parlato di vecchi amori, di ex, di problemi e ciò mi piaceva, stavo al settimo cielo e non volevo avere preoccupazioni. Verso la fine di giugno lui partì per il mare, ma restava la solo per due settimane, mi disse che siccome era in vacanza non ci sarebbe sempre stato e che avrebbe risposto magari più tardi ai messaggi siccome voleva godersi l'estate e io lo capivo. Le due settimane erano passate veloci, appena tornato corsi a casa sua e lo abbracciai, era bellissimo vederlo di nuovo, mi era mancato. Ma il suo volto non ricambiava la mia gioia, infatti me ne accorsi nei giorni successivi, alle volte non rispondeva ai miei messaggi, altre invece rispondeva in maniera totalmente fredda. Un giorno, il 29 luglio, lo ricordo ancora bene, mi disse che non riusciva a mantenere una relazione, e che per non farmi star male era meglio non vedersi più. Rimasi senza parole, mi passarono per la testa mille cose, tradimento? oppure è stata colpa mia? perché? Finì luglio e arrivò agosto, e finalmente trovai risposta alle mie domande. Lo vidi passeggiare in città con un'altra ragazza, lei era.... più carina? più ricca? non lo so ma la cosa mi fece male e mi fa male ancora adesso che penso a tutti i momenti passati assieme cancellati dalle sue parole e da un suo gesto.

SESSANTESIMA STORIA-Sembrava andasse tutto bene, io con lui ero felice e lui anche, o almeno, così sembrava per i primi mesi. Era cambiato molto, quasi non lo riconoscevo, la fiducia non era il suo forte e non sempre potevo fare affidamento su di lui. Passavano i mesi e con loro aumentavano le bugie, i dolori, i pianti. Mi sentivo male, ma lo amavo, non volevo perderlo. Un fine settimana c'era una festa in una discoteca vicina, scoprì che durante la serata era andato con un'altra, inutile dire che scoppiai in lacrime, e come se non bastasse il pomeriggio dello stesso giorno mi arriva un suo messaggio, mi spiega che non se la sente di avere una relazione perché vuole più libertà. Più libertà? Come se non gliela avessi data. La mia camera era un cumulo di fazzoletti bagnati dalle mie lacrime, il mio telefono irraggiungibile, volevo rimanere sola con me stessa. Il giorno dopo rimasi a casa, non avevo voglia di uscire, accesi il telefono, nessun messaggio, inesistente. Vado nella galleria e scorro le nostre foto, ripenso ai bei momenti passati assieme, mi manca, mi manca il suo profumo, la sua voce, lo stare insieme a lui. Però allo stesso tempo soffro per il suo tradimento. Mi manchi.

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