OTTANTUNESIMA STORIA-Adoro mia nonna. È stata lei a crescermi e ad esserci nei momenti più felici e più tristi della mia vita. Mi ha sempre sostenuto e incoraggiato qualsiasi cosa volessi fare. Ero l'unica persona rimasta insieme a lei siccome il nonno era scomparso mesi prima mentre i miei genitori erano deceduti in un incidente tre anni fa. Ha un carattere molto forte e affronta ogni situazione con il sorriso, infatti mi ripeteva sempre: "Se la vita ti lancia addosso il male tu affrontala con un sorriso", questa frase mi ha aiutato il molte situazioni eccetto in una. Era una fresca giornata d'autunno, stavo andando a scuola, salutai mia nonna e mi avviai alla fermata del bus. Arrivata a scuola presi il mio solito posto, oggi consegnano i temi, non ero preoccupata, la traccia chiedeva di parlare della propria vita, e io ho parlato appunto di mia nonna, quindi bene o male che sia penso che il tema le possa piacere. Suona la campanella, mi avvio alla stazione dei pullman, tema in mano, e un sorriso di soddisfazione stampato sul volto. Appena arrivata alla mia fermata scendo, una brezza soffiava intensa, un'aria talmente fresca che mi fece venire la pelle d'oca, non vedevo l'ora di scaldarmi a casa della nonna con uno dei suoi fantastici pasti. Ma quel giorno non riuscì nemmeno ad assaggiare una briciola del suo pranzo, e credo di non poterlo più fare. Un ambulanza era parcheggiata fuori dalla casa di nonna, i medici mi hanno detto che non ce l'ha fatta, un colpo di cuore. Volevo non piangere, sapevo che a mia nonna non sarebbe piaciuto ma non riuscì a trattenere le lacrime. Ora dopo un anno sono qui nonna a leggerti l'ultimo tema che mi hanno consegnato oggi, spero che da lassù tu possa sentirmi.
OTTANTADUESIMA STORIA-Goccia dopo goccia il sangue macchia le mie lenzuola, le mie braccia diventano lunghi binari di sangue, il coltello diventa il treno, un treno carico di brutti ricordi, ricordi che soffocano il dolore dei miei tagli. Mia madre guardandomi dice che sto sbagliando, mi sto distruggendo, ma credo che lei non sappia il perché io lo sto facendo, come nessuno di voi. Ogni taglio ha una propria lunghezza, una propria profondità, una propria storia, è come se stessi scrivendo il mio dolore sulle braccia, fa male all'inizio ma poi passa, guardo il sangue uscire, piango, ma non per il dolore, piango per la mia esistenza alla quale non ho ancora dato un senso.
Piango, le lacrime si mischiano al sangue, colorando le mie lenzuola di disperazione e sconforto. So che sbaglio, so che non è giusto ma so anche che devo farlo, non chiedermi il perché, non te lo dirò mai, forse per paura o forse perché non lo so nemmeno io.
OTTANTATREESIMA STORIA-Era una fresca giornata d'autunno e stavo andando in campagna a trovare mio zio, abita in una vecchia fattoria fuori città. Prima di quel giorno non lo avevo mai incontrato, ma siccome mio padre non poteva tenermi nascosto a lungo il fatto di avere un fratello quel giorno ha ceduto, anche se non ho mai capito perché non ha mai voluto presentarcelo. Arriviamo alla casa, una vecchia stamberga cadente che si reggeva solo per grazia divina, la vernice scrostata, alcune finestre rotte e lui, un uomo di mezza età nella veranda in piedi ad aspettarci. Scendiamo tutti e tre, io, mio padre e il mio fratellino, erano le 18:00, quasi ora di cena, il viaggio è stato lungo, la fame molta, lo zio ci venne incontro per salutarci, appena fu vicino notai subito il suo aspetto, aveva degli occhi incavati, la pelle era tirata ed emaciata, dimostrava molti più anni di quanti aveva.
Mio zio chiese a mio fratello di aiutarlo a cucinare la cena mentre io e mio padre ci gustavamo le bellezze della campagna, prese mio fratello per il braccio, coprendo quel suo tatuaggio tribale, e lo trascinò in casa. I minuti passavano lenti, la campagna trasmetteva una pace quasi innaturale. Dopo 40 minuti torniamo in casa, un profumo aleggiava nell'aria, ci sedemmo tutti a tavola, mio padre aveva un'aria turbata, ma non gli diedi importanza, avevo fame. Nel piatto una bistecca, senza pensarci affondai i denti in quella carne così tenera, ne mangiai altri bocconi prima di accorgermi di una cosa orrenda, sulla carne c'era un disegno, simile ad un tatuaggio tribale.
OTTANTAQUATTRESIMA STORIA- "Non voglio tornare a Torino, voglio rimanere qua". Durante le vacanze estive ho conosciuto un ragazzo meraviglioso, non è il solito ragazzo che conosci al mare e una volta tornato a casa amici come prima, lui è il ragazzo da "voglio un'intera vita con lui". Unico problema? La distanza. Io vivo a Torino, mentre lui in una località marina della Puglia a Bisceglie, frequenta la mia stessa spiaggia da anni, ormai lo conosco bene, solo che lo posso incontrare solo d'estate. Per scherzare mi ripeteva: "Guarda che la puglia è bella solo d'estate, nelle altre stagioni non è un granché". Una lacrima mi rigava il viso appena salì sul treno diretto per Milano Centrale, lo sentì sfiorarmi la mano, non ce l'avrei fatta ad aspettare un altro anno per rivederlo. Il viaggio di ritorno fu tragico, ogni chilometro che mi separava da lui fu un'agonia.
A Torino era nuvolo, era come se il cielo fosse lo specchio dei miei sentimenti.
I mesi passavano, e arrivò dicembre, e con esso la neve, sfruttando le vacanze presi il treno, destinazione Puglia.Appena tornata nella località di Bisceglie una scossa mi pervase il corpo, ero eccitata al solo pensiero di rivederlo. Così andai a casa sua, fortunatamente abitava vicino alla stazione. In questo momento sono davanti al suo citofono, suono, mi ha risposto lui: "Chi è?", gli dico "Ti sbagliavi" e lui: "Come scusa?", "La Puglia è bella anche nelle altre stagioni se sono insieme a te".
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Frasi Tumblr
Teen FictionCiao a tutti so che sono nuova ma vorrei iniziare a scrivere qualcosa<3