SETTANTASETTESIMA STORIA-Ti sto cercando, ti cerco in mezzo al marmo, un labirinto mi circonda, un labirinto di volti, di pietre, di fiori. Lascio dietro di me le lacrime, lacrime che segnano le mie colpe, colpe per non aver fatto nulla, avrei voluto aiutarti ma io non ero lì quel maledetto giorno, e ora sono costretto a percorrere queste strade fatte di sofferenze, di ricordi spiacevoli e di dolori. Ogni passo mi avvicina sempre più a te, ma non è una vicinanza fisica bensì spirituale, ad ogni passo aumenta il senso di colpa, sì, so che non c'entro nulla ma se quel giorno non ti avessi fatta andare forse saresti qui con me. Il labirinto è fitto, i volti mi fissano con crudeltà, come se volessero darmi la colpa, cammino a testa bassa guardando solo il sentiero di ghiaia che conduce a te. Gli unici colori vengono dati dai bellissimi fiori portati in segno di ricordo e rispetto, intanto cammino con la sensazione di colpa su quel sentiero di sofferenza. Anche io avevo dei fiori, quelli che avrei voluto portarti il giorno del tuo compleanno e non al cimitero.
SETTANTOTTESIMA STORIA-Sei nel letto, stai per dormire, nella tua camera regna il silenzio, è come riposare in una scatola ermetica. Gli unici rumori sono il tuo respiro e il battito del tuo cuore, anche fuori regna una pace quasi innaturale. Suona il telefono, la suoneria ti spaventa, troppo chiassosa per quella pace, rispondi, le uniche cose che senti sono il tuo respiro e silenzio, strano, il numero non è sconosciuto ma sopratutto perché chiamare a quest'ora. Riattacchi pensando sia uno scherzo, stai per addormentarti di nuovo, la pace è tornata, improvvisamente suona di nuovo il telefono, rispondi e chiedi chi è, senti solo l'eco della tua voce, chiudi la chiamata turbato e torni a dormire. Suona di nuovo, guardi il numero, è lo stesso, chiudi la chiamata e ti fermi a pensare, vuoi fare uno scherzo pure te, nascondi il numero prendi il telefono e richiami lo stesso numero, fai partire la chiamata.
Un telefono suona da sotto il mio letto.
SETTANTANOVESIMA STORIA-Ti ricordi? Ci siamo incontrati a dicembre, fuori nevicava, eravamo nello stesso bar, tu insieme alle tue amiche io solo a leggere un libro. Appena sei andata a casa ti ho seguito e ti ho parlato. Da quel giorno siamo usciti assieme fino al nostro fidanzamento, distante solo due settimane dal nostro primo incontro. La primavera siamo andati a scuola assieme, ti aspettavo sempre fuori casa, appena uscivi dalla porta e ti guardavo pensavo quanto fossi fortunato ad avere una ragazza come te. L'estate siamo stati al mare da me, è stato bello passare del tempo assieme e vedersi ogni giorno, ti ricordi invece quando eravamo a Roma e ci siamo persi? Pioveva e non avevamo l'ombrello, l'hotel era distante e ci siamo riparati sotto un porticato dove abbiamo aspettato che finisse. A settembre è arrivato il tuo compleanno, è stato il giorno più difficile, non sapevo cosa regalarti, ma alla fine lo trovai, un quadro con le nostre foto, lo stesso quadro che ti ho portato qua ora, quello che hai sul comò di fianco a te. A dicembre abbiamo festeggiato un anno, fuori c'era la neve, abbiamo passato un natale stupendo, ti avevo regalato una collana e un bracciale gli stessi che hai addosso ora, nascosti dal camice che ti hanno dato i medici. Spero che ti riprenderai presto dal coma e che ti possa ricordare un frammento di questi bellissimi ricordi. Ti amo.
OTTANTESIMA STORIA-Ogni giorno la solita routine, ci diamo appuntamento al parco, lei mi aspetta sulla solita panchina sotto l'abete e alle 15:00 esatte mi faccio trovare lì. Era la mia migliore amica, quasi una sorella per me, ma nel profondo provavo qualcosa per lei, solo che avevo paura di dichiararmi, non volevo sentire un no come risposta, un no che avrebbe rovinato la nostra relazione.
Quel giorno ero arrivato prima io, erano le 14:20, troppo presto, ancora 40 minuti, prendo un libro dallo zaino, mi siedo sulla solita panchina e aspetto. Dopo 10 minuti sento delle risate in lontananza, abbaso le mani, spostando il libro e guardo oltre, la vedo assieme a un altro, mano nella mano. Un colpo al cuore, una fitta allo stomaco, volevo piangere ma la rabbia era troppa, mi alzo e mi dirigo a casa. Dopo 30 minuti un suo messaggio: "Dove sei?", non le rispondo. Il giorno seguente la evito, non ho voglia di parlarle, era la prima volta dopo anni che non le rivolgevo la parola, vidi anche il ragazzo con il quale era uscita, l'aveva portata a scuola. Nel pomeriggio passo al parco, lascio un biglietto sulla panchina, e torno a casa.
Lei lo trovò, lo lesse e si sedette sulla panchina a piangere, dopodiché con uno scatto fulmineo si alzò, si asciugó le lacrime e corse verso casa mia, ma lungo la strada trovò degli intoppi che la fecero arrivare tardi, quali un incidente e il traffico. Volete sapere come facevo a saperlo?
Beh, da lassù vedi tutto.
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Teen FictionCiao a tutti so che sono nuova ma vorrei iniziare a scrivere qualcosa<3