STORIA

12 0 0
                                    

QUARANTUNESIMA STORIA-La notte è il momento più bello della giornata. Durante la notte possiamo essere chiunque, diventare qualsiasi cosa noi vogliamo. Il bambino può diventare il suo supereroe preferito, il povero può diventare ricco, l'orfano può incontrare i suoi genitori e la vedova suo marito. La notte ci conduce in un mondo tutto nostro, creato dalla nostra mente dove spesso ci nascondiamo allontanando da noi ogni sorta di preoccupazione. All'interno di questo mondo, forse è meglio chiamarlo set, creiamo noi il luogo, scegliamo i personaggi e decidiamo le loro azioni, ma ci rendiamo conto che le scene si svolgono in luoghi conosciuti, questo ci fa capire che tutto avviene in funzione dei nostri ricordi, possono essere bellissimi ricordi i quali ci porteranno l'indomani a provare un senso di tristezza o nostalgia, come possono essere ricordi terribili i quali producono i famosi incubi, dove entra in gioco la fantasia. Spesso ci svegliamo e non proviamo nulla, ci sembra di non aver sognato, mentre invece lo abbiamo fatto ma non ci ricordiamo, lungo la giornata può accadere che un oggetto ci aiuti a ricordare, un oggetto che ha fatto parte del sogno e ce ne riporta alla luce un frammento. 

Allora dormi, spegni la luce e accendi la fantasia.
Buonanotte♥

QUARANTADUESIMA STORIA- Nessun messaggio, nessuna chiamata, nessuna notifica. Stai bene, o almeno fingi di esserlo, cerchi di allontanare da te quel pensiero che ti tormenta, non hai bisogno di nessuno, sei forte, no, non lo sei. Sei solo, dimenticato, invisibile, non hai amici, genitori, parenti, vivi in un limbo creato dalla tua mente anch'essa sola. I ricordi che affiorano nella tua mente sono piccoli aghi che pungono il tuo cervello, nemmeno tu sai cosa stai provando ma senti qualcosa, la solitudine ti logora, ti distrugge ogni giorno sempre più, ogni giorno piccole parti di te se ne vanno, scompaiono, come se mangiate da questo stato d'animo. Stai scomparendo, un vuoto si crea nelle foto, la tua sagoma scompare, le tue conversazioni eliminate, ma non l'hai fatto tu, questa solitudine ti sta cancellando.

La tua stanza ormai sbiadita, grigia, priva di qualsiasi forma di armonia ti sta lasciando, i ricordi del tuo passato non esistono più, ora la tua pelle sta perdendo colore, sei pallido, le tue labbra hanno un colorito blu, i tuoi occhi sono vuoti, la tua espressione rassegnata. Una lacrima cerca di cadere da quelle orbite prive di vita, e cade sul pavimento producendo uno degli ultimi rumori che sentirai nella tua vita, una vita caratterizzata da un passato inesistente e da un'assenza di futuro. Il tuo pallido corpo è sospeso, retto da una corda anch'essa sbiadita, ai tuoi piedi una sedia leggermente spostata sulla destra. Avrai una tomba, se solo il mondo si ricorderà di te.

QUARANTATREESIMA STORIA-È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.

-Fëdor Dostoevskij

Ho pensato molto a questa frase, la trovo ovunque, scritta sui muri, stampata sui libri, impressa nella mia mente. Non le avevo mai dato così importanza come ora. Questa frase riecheggia ancora nella mia testa ogni volta che penso a lui, a come mi ha trattata, a quanto mi ha fatto soffrire, ma allo stesso tempo rievoca bellissimi ricordi, ricordi appartenenti ad un passato, piccoli desideri irrealizzabili. Se dovessi descrivere la mia situazione, nonostante la sua complessità direi che è come trovarsi in una cucina, allo stesso tempo avere molta fame, ma non c'è cibo, questo descrive la mia complessità e il mio stato, dove la cucina rappresenta la mia mente, la fame il desiderio di averlo ancora con me e l'assenza di cibo l'impossibilità di rivivere quei ricordi.
Tra noi due si era creato un profondo varco che si allargava di giorno in giorno, i messaggi diminuivano, insieme ai baci e le carezze, al loro posto i litigi, la lontananza, ma non una distanza fisica bensì sentimentale, pian piano ci stavamo allontanando tornando a quello stato stato di incoscienza che c'era ancor prima di conoscersi.

È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.

Solo dopo che accade qualcosa ci rendiamo conto dei particolari trascurati. Solo dopo ci rendiamo conto di amarlo, dopo averlo perso.

QUARANTAQUATTRESIMA STORIA- Ho sempre pensato che il finale di una storia dovesse essere memorabile, allo stesso modo di come essere sensazionale. Se l'inizio del romanzo o del racconto avevano l'obbligo di catturare il lettore, il finale, o excipit, doveva salutarlo in modo epico, poetico, celebrativo. Come avete potuto notare dalle storie scritte ciò che vi ha colpito lo avete notato solo alla fine, fulcro del racconto, dove vi viene rivelata una sorta di verità o spiegazione che da una risposta a quei dubbi che si sono creati lungo la lettura. Proprio come in una tragedia, dove solo alla fine avviene una determina situazione che sconvolge la trama, anche in queste storie il finale ha la sua importanza. Gioco molto sull'effetto a sorpresa e vedo che spesso funziona, suscitando in voi una sorta di emozione, proprio quell'emozione e quell'interesse che man mano si creano nello scorrere del testo e che vi spingono a continuare fino alla fine. 


Fantasia, passione e creatività null'altro serve per scrivere un racconto.  

Frasi TumblrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora