STORIE

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OTTANTANOVESIMA STORIA-L'avevo conosciuto all'università, io frequentavo la facoltà di medicina, lui di legge. Ci siamo fidanzati agli inizi di settembre dell'anno scorso, e tutti e due, frequentando l'università di Milano, avevamo tempo a sufficienza per vederci. Fino a che, verso gli inizi di giugno, deve partire per l'America per una specializzazione in legge, quel giorno lo accompagnai all'aeroporto con le lacrime che rigavano il mio viso, andammo fino all'uscita, si voltò verso di me e mi disse: "Tornerò, e a qualsiasi costo staremo insieme".Il giorno dopo lo passai su skype, in video-chiamata con lui, mi raccontò di quanto fosse bello la e di come gli mancassi. Mi disse però che non aveva abbastanza tempo per sentirsi con me. Ero distrutta, il mondo mi crollava sotto i piedi, gli studi non gli permettevano di tenersi in contatto con me. L'estate passò lentamente, nella speranza del suo ritorno, ma nulla, nemmeno una chiamata, un messaggio, pensavo mi avesse dimenticata. Finita l'estate, e con essa ricomincia la scuola, quella mattina ero particolarmente triste, siccome lui non era più di fronte al mio appartamento ad aspettarmi, così dovetti fare la strada da sola. All'entrata, fuori nel giardinetto dell'università, prima di entrare sentì una voce alle mie spalle: "Tornerò, qualsiasi cosa staremo insieme".

NOVANTESIMA STORIA-Erano gli inizi di giugno e uscivo con una ragazza a dir poco stupenda. Passavo molte serate insieme a lei, serate in cui si parlava di tutto, senza segreti, di ex, famiglia, scuola. Stavo molto bene insieme a lei, e mi sembrava tempo speso bene quello passato insieme. Un giorno lei dovette partire per una vacanza, non molto lunga, 10 giorni, così quei giorni li passai con dei miei amici, pensando al suo ritorno. Il giorno previsto per il suo ritorno dovevamo incontrarci, ma non si sentiva bene perciò decisi di lasciarla in pace, forse è solo stanca. Finché l'indomani mi scrive un messaggio in cui mi spiega che non ero la persona giusta per lei, e che dovevamo smetterla di frequentarci. Fu una fitta al cuore, e anche oggi se penso al tempo passato insieme sento ancora quella mancanza.  Oggi non ci parliamo, non ci conosciamo, sembra tornato tutto come prima. Come prima di conoscerla.  

NOVANTUNESIMA STORIA-Lisa ha sempre sognato di diventare giornalista, le piaceva girare il mondo, era un'amante dell'avventura. Aveva solo 13 anni ma era una grande sognatrice, talvolta spariva dalla mia vista e la ritrovavo qualche isolato più in la, zaino in spalla, un enorme sorriso e occhi molto attenti, pronti a scrutare ogni singola parte di città. Nello zaino si portava sempre dietro dei fogli e dei pastelli, amava disegnare i luoghi esplorati e poi appenderli in camera. Quella sera non sapevo fosse ancora sveglia, era a letto da un po', e così sentì i discorsi tra me e suo padre riguardo la sua malattia terminale. Immagino abbia passato la notte sveglia a disegnare, perché il giorno dopo fu il più brutto della mia vita. Mi portò il suo disegno fatto la sera precedente, me lo porse e mi disse: "Guarda mamma, quella sono io da grande" io le risposi: "Che bella tesoro". Infine disse: "Siccome non ce la farò mai posso solo disegnarlo il mio futuro".  

NOVANTADUESIMA STORIA-

"Sei uno sfigato". Quante volte me l'hanno detto? Ormai ho perso il conto. E perché me lo dicono? Ah già, forse perché non sono "popolare come loro", io non ho i like su Facebook, i follower su instagram, e allora? Io chiedo solamente una vita semplice, ma per colpa di coloro che mi giudicano non posso averla. Mi danno del barbone perché non posso permettermi vestiti di marca, perché talvolta non ho i soldi per andare in discoteca, mi danno dello sfigato, perché non ho una ragazza, perché a scuola non sono il massimo pur impegnandomi, sempre meglio di quelle capre che copiano e si passano bigliettini. Però se c'è una cosa di cui vado fiero è di aver scelto gli amici giusti, leali e comprensivi, quelli che conoscono la tua situazione sia economica che sociale. Tutti coloro che mi prendono in giro lo fanno perché io non ho quello che hanno loro: Soldi, Popolarità, Vestiti di marca, e allora? Vanno a spasso vestiti tutti uguali, schiavi della società, gregge dello spreco. Non avete una propria vita, ma vivete in base a quello che la società vi propone come modello, siete degli zombie privi di cervello, ed è per questo che attaccate me, volete il mio di cervello, uno di quelli ancora sani e non succube. Potrete avere tutto ciò che volete ma vi mancherà sempre una cosa, la personalità, cosa che state perdendo.

"Siate originali, distinguetevi. Siate la rosa nel campo di margherite." M.

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