STORIE

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SESSANTANOVESIMA STORIA-Lui era il mio migliore amico, ci conoscevamo da molti anni, 12 per l'appunto, con lui mi sentivo a mio agio era quasi un fratello per me, gli raccontavo i miei segreti e a volte confidavo a lui cose che non avrei mai detto ai miei genitori. Ci incontravamo ogni mattina e passavamo insieme tutta la giornata tra risate e segreti, finché un giorno non arrivò a scuola una nuova ragazza, si era appena trasferita da Milano, era bellissima, un altro segreto da raccontare, ero innamorato. Nel pomeriggio di quel giorno mi confidai con il mio amico, gli dissi che ero innamorato, e gli chiesi se potesse darmi una mano per conquistare quella ragazza, così andò da lei e le parlò. Credevo le avesse parlato di me, invece si era presentato e si era fatto dare il numero, numero che non voleva passarmi. Avevamo litigato, era la prima volta da adolescenti, siccome le altre volte che lo avevamo fatto eravamo bambini, non rispondeva ai miei messaggi, alle mie chiamate, alla mia voce, ero diventato un fantasma, un ricordo destinato a scomparire per una nuova arrivata. Ora lui e lei stanno assieme, e lui non mi rivolge ancora la parola, però non sono solo, sto confidando a te questo segreto, a te che sei il mio nuovo migliore amico.

SETTANTESIMA STORIA-Oggi è il tuo diciottesimo compleanno. Ti ho portato un regalo stupendo, è un album fotografico dove ho raccolto tutti i momenti passati assieme. Nella prima pagina ci siamo noi il primo giorno di scuola, la foto l'ha fatta mia madre, saltando quelle fatte da altri volevo mostrarti quelle fatte da me che partono da pagina 15, se non sbaglio. Sì, esatto, questa sei tu fuori dalle scuole medie, ti ricordi quella tuta buffa color rosso che ti metteva tua madre, e lo zaino con quei colori i proponibili? Questa è la foto più importante, c'è anche la data 23/05/2010 il giorno del nostro fidanzamento, abbiamo fatto un autoscatto al porto, la foto è accettabile dai, tu sei magnifica come sempre, io un po' meno, però in quest'altra al mare sono venuto meglio io. Ti ricordi qua? Era il nostro anniversario di un anno, ti avevo portata a cena fuori e avevo chiesto al cameriere di farci una foto, guarda la tua faccia eri rossa, avevi esagerato con il vino. Questa è una delle mie preferite, ci sei tu nella veranda, di spalle a guardare fuori con un bellissimo abito, fuori piove, la luminosità era perfetta e ha dato alla foto un effetto speciale. Ormai siamo quasi alla fine dell'album ci sono le nostre ultime foto, qua ci siamo noi al Duomo, questa invece l'abbiamo fatta durante una vacanza studio a Londra, avevi comprato uno di quei cappelli a forma di animale. Ecco l'ultima foto, ci sei tu nel giardino, seduta sull'altalena e fai un gesto come se stessi salutando, come se già sapessi che la tua malattia ti avrebbe portato via presto. Ora mi dispiace solo di una cosa, che dovrò continuare l'album senza te.

SETTANTUNESIMA STORIA-L'umanità viene spesso divisa in categorie, come se si potessero definire le persone descrivendole con un unico termine, come se ciò non fosse limitante e restrittivo. Per cinque anni Lei è stata definita anoressica, come se tutto quello che è stato significativo nella sua vita, il suo essere uguale e contemporaneamente diversa da ogni altra persona al mondo fosse annullato dal suo peso.Il suo problema non era solo esteriore, non lo si poteva catturare con uno sguardo, non si limitava alle sembianze scarne della ragazza o all'inquietante sporgenza delle ossa del bacino: il suo problema era ed è la sua angoscia.Un'angoscia che la prende e le attanaglia le viscere; è la paura di non piacere. È quella stessa paura che la spingeva a rifiutare il cibo in ogni sua forma e a chiudersi sempre di più in se stessa, imprigionata in una clinica che cercava di guarirle il corpo e la mente, con sofferente monotonia, giorno dopo giorno.Non parlava più, trascorreva le sue giornate immersa nel candore di quella stanza che puzzava di ospedale.Nessuno, nemmeno lei, saprebbe dire come tutto ciò ebbe inizio. Era sempre stata insicura, introversa, completamente incapace di costruire delle amicizie. Quando si guardava allo specchio si ritrovava a fissare un riflesso che considerava banale, privo di qualsiasi bellezza nelle forme e nel movimento. Era arrivata ad odiarsi, ad odiare il suo corpo e il suo carattere timido, che ogni qualvolta qualcuno tentasse di penetrare lo spesso strato di freddezza che si era costruita intorno, impaurita da qualsiasi tipo di relazione umana.La spaventavano le persone e, ancor più, l'idea di deluderle. L'unica soluzione era scomparire. Forse fu così che scoprì l'unico modo di sentirsi forte. Affamarsi era l'unica cosa da cui traeva l'energia per proseguire, era il suo motore, una potenza che la faceva sentire diversa, arrogantemente superiore. Sempre più magra e sempre più distante da quella che era stata la sua vita fino a quel momento.Fu così che si ritrovò rinchiusa in quella clinica, dove esisteva solo l'inverno: si potevano coprire le pareti di fiori, ma regnava un gelo perenne. Conduceva un'esistenza precaria, in equilibrio tra la vita e la morte, seguendo una dieta di mantenimento che la soffocava.Si era inconsciamente accorta di tutto, aveva scoperto il suo dolore e quello era stato il momento peggiore. Si sentiva cacciata dal suo paradiso, svuotata dalla potenza del suo malessere. Si era resa conto della sua follia e ora lottava contro di essa, anche se la malattia che l'aveva tenuta in pugno per anni tentava di riemergere e sovrastare la ragione.Ora quella ragazza è una donna, ha un peso normale, vive una vita apparentemente comune, ma non è guarita. Ci sono giorni in cui non vuole vedere nessuno, in cui le sembra di essere tornata l'adolescente che era, in lotta contro un mondo che non sempre accetta e spesso respinge.  

SETTANTADUESIMA STORIA-Inesistenza, quasi un fantasma per te. Ci incontriamo e fingiamo di non conoscerci, teniamo dentro di noi un rancore, o forse un senso di colpa non so. Siamo passati dal conoscerci troppo all'essere estranei, i nostri occhi si incontrano, nello stomaco un senso di vergogna, ma vergogna per cosa? Per essere stati assieme e ignorarsi, per essersi baciati e ora sputarsi in faccia? I nostri volti guardano in direzioni opposte, io non conosco te tu non conosci me, unico appoggio i nostri amici. Parlavo bene di te quando ci ero assieme, ora parlo male alle spalle, cerco ogni tuo lato negativo. I regali buttati, le foto strappate o cancellate dal telefono, gli stati di Whatsapp cambiati, le immagini di profilo eliminate. Stiamo cancellando un passato anche se entrambi sappiamo che rimarrà tutto nei nostri ricordi e quello non si può cancellare.



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