24. Il Potere e l'Inganno

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Lucien aveva imparato, nel tempo, che le piante non avevano niente di magico. Esse avevano, invece, delle proprietà intrinseche che permettevano di curare alcune malattie, e, nel caso servisse, di crearne altre, esattamente come era proprietà degli esseri evoluti di pensare o parlare, per consolare o minacciare.

Aveva quindi cominciato ad indagare questo mistero con occhio critico, creando pozioni, sperimentando intrugli di vario tipo e trovando il modo migliore per creare unguenti con varie funzioni.

Fu grazie alla perizia con cui negli anni aveva affinato la sua tecnica che riuscì a curare le ferite sue e di Valerie, lassù, sulle gabbie arrugginite. Contro il freddo, tuttavia, non c'era nulla da fare. Valerie era allo stremo delle forze, sia fisiche che mentali. Aveva ucciso il Behemoth, aveva cacciato una Bestia della cui esistenza si poteva credere solo nei peggiori incubi. Quello scontro l'aveva stremata, l'aveva svuotata e, in quel Mondo dominato dal buio e dalle ombre, il sole non scaldava la pelle ne l'anima. Ora era presto, ma aveva bisogno di una nuova vittoria, dell'unica che le rimaneva, poi si sarebbe ritirata a vivere fuori da Astrand e dal resto del Mondo, niente più Cacciatori, niente più Bestie ed Aladel.

Il ricordo di Eluay avvolse tutti i suoi pensieri in una volta sola, oscurandone qualsiasi considerazioni. Il ricordo di Eluay le scaldava il cuore. Tra loro le cose erano nate in poco e maturate subito. Forse era stata una sciocchezza, come sicuramente pensava suo fratello, o forse era l'unico modo in cui Valerie si sarebbe potuta avvicinare ad una relazione di quel tipo. L'amore e sentimenti affini non avevano mai attecchito nello spirito di una ragazzina irrequieta, nata tra armi e armature, cresciuta imparando la differenza tra i vari legni per la costruzione di un arco, che aveva assimilato la differenza tra vita e morte affilando frecce per uccidere mostri da incubo.

Anche Lucien cominciava a dubitare della sensatezza della loro missione.

Non era da lui farsi prendere dagli eventi in quel modo. Avevano attraversato senza pensare a un piano, senza informarsi sul dove e sul come. Erano semplicemente partiti, e gli eventi avevano guidato i loro passi. Era stata quell'ossessione a farlo partire senza pensarci su troppo, era stata quell'ossessione a guidarlo.

Era stata una fortuna essere rapiti dagli Aladel Oscuri ed aver incontrato Nauru. Forse li stava ancora ingannando, ma sarebbero già morti se non fosse stato per lui, sbranati dalle Manticore o uccisi dagli Orchi.

In uno dei pochissimi istanti in cui i suoi pensieri gli diedero tregua, riuscì ad addormentarsi.

Si trovò in una stanza dalle pareti squadrate di roccia scura, spoglie di vita, come l'aria piena di polvere e la luce grigia che penetrava dalla finestra squadrata. Lei era lì, nuda, bellissima. Lui era disteso dentro una vasca di pietra, anche lui nudo. La Dama Sorridente entrò nella vasca, con quel sorriso lievemente accennato, che le faceva le fossette ai lati delle labbra.

"Non ti fidare di nessuno" gli sussurrava

"Solo io posso darti quello che cerchi" cominciò a possederlo, sempre più intensamente.

"Vieni da me, Lucien. Vieni da me, e ti darò quello che vuoi"

Si destò di scatto. Valerie dormiva. Era ancora nella cella.

Ore dopo, erano entrambe in attesa, ancora non sapevano di cosa, e Lucien rimuginava su quello strano sogno.

"Chissà dove lo hanno portato" chiese Lucien riemergendo dai suoi pensieri.

Valerie, poggiata alle sbarre con gli occhi chiusi, sognava il caldo abbraccio di Eluay, si era quasi scordata di Nauru.

"Sempre che sia ancora vivo"

Le Cronache Delle Sei Armate - Vol.1:Sangue ConnorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora