Capitolo 24

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Un attimo prima dolore, angoscia, forse anche imbarazzo per un corpo scadente per uno così proporzionato.
Il momento dopo..
Piacere, estasi, paradiso e la tranquillità.

Era tutto concluso. Un momento prima una guerra di possesso che non riusciva mai a concludersi. Lui che con cadenza sempre più seducente mi accarezzava le spalle e mi faceva sentire un brivido, poi avanzava spedito verso la clavicola e vi lasciava un bacio a stampo per poi ripassare nuovamente alle labbra con la segreta paura di smarrirle.

Il momento dopo eravamo stanchi ma felici e il grosso peso si era dissolto. La tranquillità aleggiava intorno alle nostre due figure accasciate sulla lettiga e poneva fine a quel gesto di pazzia. Non era del tutto normale visto che Alan lo conoscevo a malapena da qualche settimana, ma già morivo d'amore per lui. Era forse un male, ma stava diventando come l'ossigeno.

Essenziale. Vitale come la stessa aria che incameravo nei polmoni.

Secondo Josh era anormale.
Ma non potevo di certo fidarmi di quello sciocco che se ne faceva una ogni due giorni e che non sapeva nemmeno cosa significasse provare a resistere a una cosa che in realtà non faceva altro che spingerti nella direzione più sbagliata. Nonostante Josh Watson fosse apparentemente uno stronzo laureato non era di certo così intelligente nella sua materia.
Per questo era meglio farsi consigliare da qualcun altro e possibilmente da uno che avesse
un quoziente intellettivo superiore.

Josh non capiva, semplicemente perché non amava. Chi non amava una persona così tanto, non poteva capire perché una cosa così banale come l'amore potesse portarti alla follia. E visto che Josh ne era immune non potevo contare su di lui. Magari avrei potuto affidarmi a Tania, la mia migliore amica, se solo avesse avuto la decenza di abbandonare per una volta quel suo dannato orgoglio.

Sicuramente era una consigliera migliore del mio amico Josh.

In tutti i casi però non credevo che mi avrebbe potuto aiutare, stava diventando una malattia cronica irrisolvibile. Avevo quasi paura di abbandonarmi nelle braccia protettrici di Alan senza riserve e di rimanerne delusa dopo.

C'erano due parti contrapposte che si sfidavano a colpi di cavalli di battaglia per ottenere la mia approvazione, come una sorta di parte benigna e parte maligna.

La parte benigna voleva che mi riguardassi sulle mie decisioni e che ci andassi coi piedi di piombo.

La parte maligna, quella più tentatrice, mi consigliava di godermi la situazione quanto più possibile adesso che avevo tutte le possibilità e Alan aveva smesso di porre muri al nostro rapporto.

Io come al mio solito mi sentivo tra due fuochi, non sapevo proprio nulla, più che chiarirmi le idee me le stavo confondendo. Decisi di seguire la parte maligna e di escludere la vocina che mi chiedeva di non fare inutili castelli di sabbia dopotutto provare non costava nulla e l'importante era solo questo.

Nella vita bisognava mettersi in gioco, giocare le proprie carte, perdere e qualche volta vincere ma con la consapevolezza di averci almeno provato.

Io volevo provarci, misurarmi, lanciarmi a capofitto in una relazione, anche se fin da subito sarebbe andata male. Beh, non importava. Inutile fasciare la testa prima di rompercela e creare inutili supposizioni non faceva altro che peggiorare il disordine anteriore, così lasciai perdere.

Ero su una lettiga e avevo un corpo attaccato al mio. Attorno a me il silenzio, quasi come se tutto, persino il tempo si fosse improvvisamente fermato.
La pioggia scrosciante sul melmoso terreno non si udiva più e le mie narici inalavano un forte profumo di rugiada.

Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora