Capitolo 48

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«Comunque mi sembra una pessima idea.» spiegò il riluttante Josh Watson intento a guidare la seconda macchina rubata, ma questa volta era sua e non di altri.
Quei piani non gli piacevano più e ogni volta lo predisponevano a qualcosa di pericoloso. Avevano votato democraticamente certo, ma lui era solo contro due donne che creavano una coesione da non sottovalutare. Alla fine avevano vinto le ragazze e lui aveva dovuto assecondarle purtroppo.
«Scusa, in che senso?» chiese Sofia nascondendo un ghigno di vittoria mentre fissava la strada e l'orizzonte che si perdeva in centinaia e centinaia di chilometri a est dove quel sole pigro scintillava fioco tra gli ammassi di nubi nerastre. Si sistemò meglio sul sedile posteriore e ruotò il volto. «Stai semplicemente guidando. Non stiamo andando a rapinare una banca genio.»
«Ci mancasse pure questa!» esclamò battendo le mani sul volante. Tania sospirò e alzò gli occhi al cielo.
«Tesoro.» Josh si girò d'impeto verso la fidanzata e il desiderio di scambiarsi una bacio era lampante. Sofia storse il naso mentre le labbra dei due si sfiorarono in un timido contatto e si focalizzò sulla piccola tabella che riportava 'Wisconsin 2 km' due miseri chilometri che la dividevano da Alan e da tutto ciò che era significato per lei.

Non era passato un anno di college e già si erano salutati per un banale fraintendimento - se mai quello era stato - come le aveva ripetuto mille volte Alan nel corso della successiva giornata. Non era stata la riluttanza che l'aveva spinta a non riporre la stessa fiducia dei primi giorni, a non credergli e dirgli di sparire ma una sorta di aurea di protezione che infrangendosi avrebbe esposto il suo giovane cuore a soffrire.
Poggiò una mano sotto al mento. La sua coerenza era appena deceduta sotto il peso dell'istinto, allora per quale motivo stava raggiungendo il Wisconsin?
Non certo per commemorare la memoria della defunta Allison.
Strizzò gli occhi. Per vedere Alan?
Nella sua testa sgomitavano tanti ricordi su di lui, su quella strada, sul loro amore... amore? Era una parola troppo grande, e lei non era pronta a un simile fenomeno autodistruttivo. Magari era solo un temporaneo interessamento?
Certo, - riaprì gli occhi piano - cosa sennò?
Spostò la visuale ai posti anteriori, su Josh e Tania, che dopo tante incomprensioni si erano decisi a smantellare la trincea dell'odio e ricongiunti finalmente.
Dopo tanti caduti, dolore, patimenti l'amore era pronto a trionfare sulla morte e separazione ma non per Alan e Sofia che percorrevano due strade destinate a non incontrarsi.
Una coppia al lieto fine, l'altra sospinta verso un inumano disastro. La vita non era una favola.

Josh si staccò furtivamente dalla fidanzata per scansare un vecchio col bastone che protestò per l'incapacità dei giovani. Frenò d'istinto e con un gesto della mano lo fece passare dall'altra parte del marciapiede, poi ripartì.
«Fiu.» esalò un sospiro e si pose una mano sulla fronte. «Per fortuna quel vecchietto è sano e salvo.»
«Dovresti prestare più attenzione signor Watson.» lo rimproverò Tania, sfiorandogli il mento.
«Sei tu che mi fai perdere la concentrazione.»
Tania rise più forte. «Come è facile farti perdere il controllo»
«Solo per un secondo.»
«Un secondo che poteva valere la vita di quel povero pedone.»
«Sì brava continua pure.»
«Con piacere.» rispose lei all'appello del fidanzato, che si sistemava i ricci con una mano.
«Mi piace.»
«Cosa? Che uccido gli innocenti?»
«Pure questo, ma molto più quando ti comporti da pericolo pubblico. L'idea di essere la tua ragazza mi rende sempre più soddisfatta.»
«Posso fare molto di peggio.» mormorò lui cambiando da terza a quarta e poi quinta. La macchina sfrecciava come una Ferrari sulla pista, e seminava dietro di sé le sterpaglie, gli alberi, la campagna e bruciava il primo chilometro.
Il conta chilometri superò 70 km/h. «Ok, non voglio morire. Scendi adesso.» borbottò la rossa, e il fidanzato con abile maestria scalò riprendendo il controllo della vettura. «Visto quanto posso essere spericolato? La prossima volta faccio slalom così ti accontento amore.»
«Per me va bene. Hai vinto.»
Josh sollevò il mento. «Grazie.» e si attaccò alle labbra di lei come una piovra assassina.
Sofia era estranea al discorso dei due e il suo mondo, a un chilometro, aveva cominciato a ruotare intorno alla figura di Alan. Dalla prima volta al lago Shin in cui si era concessa in parte a lui fino alla dirittura d'arrivo quando si era trovata ad assistere alla morte apparente dei suoi sentimenti. Non era libera di immaginarsi nient'altro. Il canto degli uccellini, la vista della natura, il cielo scuro, il Wisconsin che si stava avvicinando.. niente, solo lui in ogni posizione davanti ai suoi occhi stanchi e rossi.
Chinò il capo per eludere le visioni e si trovò ad essere studiata dagli occhi scuri di Josh nello specchio retrovisore centrale. «Beh?» mugugnò infastidita.
«Beh?» ripetè il suo scrutatore.
«Questo lo chiedo a te.»
«No io lo chiedo a te, bella addormentata italiana.» replicò.
«Non posso manco pensare adesso!» «Pensare?» sollevò gli angoli della bocca. «Pensare ad Alan.»
«È proibito?»
Josh scosse il capo. «No figurati. Puoi pensare a quello che vuoi, ma vedi di non rincritinirti.»
Tania gli diede una leggera gomitata. «Josh
«Sta perdendo la coscienza e io voglio evitarlo ad ogni costo.»
«Dovresti fare un figlio.» la corvina guardò Tania, che a sua volta studiava il volto corrugato del Latin lover americano. «Possibilmente con Tania.»
La rossa arrossì di getto.
«Così smetteresti di infastidirmi.» concluse arrabbiata.
Non era una bambina questo doveva pur capirlo, suppose la giovane.
«Ok, ma poi non ti lamentare se finisci nei casini.»
«Fatti miei.»
«Lo vedremo.»
«Dai Sofia, Josh vuole essere solo carino nei tuoi confronti.» si intromise Tania.
«Cosa?» dilatò le iridi. «Adesso stai dalla sua parte? Non ci posso credere!»
«Siamo fidanzati.» puntualizzò lui apponendo un marchio di possesso sulla rossa che annuì.

Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora