Capitolo 42

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42

«Sono curioso.»
Josh Watson si appoggiava con un orecchio alla porta della classe sessantatrè.
«Ma che si staranno dicendo?» fissava la coetanea che non provava interesse a origliare e se ne stava in disparte col cellulare nelle mani. «Tu ne sai qualcosa?»
«No, non so nulla.»
Scrollò le spalle, e le sue dita si mossero veloci sulla tastierina. Josh si staccò dalla porta.
«Non vuoi dirmelo o non lo sai?»

«Non te lo voglio dire, ok!» lo snobbò riprendendo a scrivere, maledicendolo per averle fatto perdere la concentrazione.
«È di nuovo quello stronzo?»
«Sì.» affermò Tania. «Se questo ti fa contento.»

Guardò il display lei.

«Mi fa molto contento, perché se esci con quello stronzo patentato devi stare attenta e non farti abbindolare.»
«Sei solo geloso, perché tu non sei come lui.»
Josh cacciò una mano nella tasca dei pantaloni, e recuperò un pacchetto di Punch. Né prese una, e la strinse fra indice e pollice.
«Non sarò mai come quello. Casomai lui dovrebbe essere come me. Poco ma sicuro.» accese con la fiamma dell'accendino, e aspirò il filtro nicotico spingendolo nei polmoni.
«Un idiota?»
«Uno che non alza gonnelle a destra e a manca.» soffiò fuori una nuvola di fumo che si smaterializzò in un secondo.
«Tu non alzi le gonnelle, tu fai peggio.»
Si avvicinò lentamente con quella faccia che Tania avrebbe preso volentieri a schiaffi.
«Stai solo attenta. Lui gode della compagnia di una bella ma ingenua ragazzina.»
«So badare a me stessa.»
«Era solo per chiarire.» sottolineò il riccio buttando il mozzicone consumato a terra. «Uomo avvisato, mezzo salvato.»
Tania fece un sorrisetto, e posò il cellulare nella tasca del pantalone, prima che Josh glielo confiscasse.
«Dove ti porta quello stronzo?» chiese di nuovo il riccio.
«Ma che cosa ti importa? Vuoi per caso seguirmi come uno stalker
«Se servisse a salvarti si.» rispose convinto. «A occhi chiusi.»
«Te lo impedirei con ogni mezzo.» rispose lei con sicurezza.
«Io credo di no.» asserì togliendosi dalle labbra la sigaretta per mantenere i suoi pozzi scuri in quelli di Tania. «Quello di prima non lo hai evitato, mi pare.»
«Quello di prima, era solo un timido abbraccio di consolazione. Stavo male per Ale e tu hai voluto abbracciarmi.»
«Ti ho abbracciato e non hai opposto resistenza.»
Tania gonfiò le guance.
«Nei tuoi sogni
«Continua a resistere, prima o poi smetterai di osteggiarmi. E non dire che accadrà nei miei sogni, perché accadrà ma nella realtà.»
«Non accadrà.» ripeté concisa.

La porta dell'aula si spalancò, e la figura di Sofia sgusciò via sotto gli occhi di Tania e Josh.

Era come se volesse andare via alla chitichella per non dare spiegazioni a nessuno, come se volesse sparire come uno spettro, come se non volesse condividere il suo dolore con chi non l'avrebbe mai potuta capire, perché a stare male era soltanto lei, ma il suo tentativo andò a farsi benedire. Josh nonostante stesse intrattendo un litigio molto acceso con Tania si voltò e la vide allontanarsi verso il corridoio principale.
«Sofia!» la chiamò, ma lei non si girò e non gli diede risposta.
Accelerò il passo.
«Cazzo!» esclamò. «Tu capisci quella ragazza? Perché io no!» additò in lontananza la direzione presa dalla mora. Tania alzò le spalle. «Non voleva parlarci, genio. Dobbiamo rispettare le sue scelte.»
«Oh, oh.. questa mi è nuova!» urlò il riccio mentre faceva per andarsene. Tania lo raggiunse e lo tirò per un braccio. «Sei pazzo, vieni qui prima che ti dia una sberla che ti sistemi questo cervello bacato.» Lui si voltò di scatto avvertendo la stretta di lei intensificarsi accigliandosi.

Perché doveva restare lì, inerme, ad assistere come uno spettatore al dolore che consumava la sua migliore amica senza fare nulla?

«Voglio sapere che cosa è successo in quella maledetta stanza!» le ringhiò contro, e con uno strattone, la rossa perse il contatto con i muscoli del ragazzo. «Quindi se non me lo dici tu.» le agitò un dito contro nervoso. «Lo chiederò direttamente a Sofia, e se centra Alan do davvero di matto credimi. Nessuno può far soffrire Sofia.»
Tania si morse l'interno della guancia. «O-ok, purtroppo.. centra Alan in questa storia.»
Josh si portò una mano tra i capelli. «Ti prego, dimmi che non è quello che sto pensando..» Iniziò, reprimendo faticosamente la lava che voleva uscire dal suo corpo.
«Perché a cosa stai pensando?»
«Tradimento.» rispose lui in una parola addossandosi al muro, come se il muro avesse potuto risolvere qualcosa e fermare la furia omicida che gli pulsava in ogni vena. «Ecco cosa mi frulla in testa, e devo ammettere, che più che pensiero è quasi una certezza, giusto?» interrogò la rossa come l'aquirente in una caserma.
«Beh, se la mettiamo così.»
Tania riabbassò il capo, trovando divertente perdersi in ogni dettaglio delle sue converse, mentre il riccio si torturava il labbro con i denti e rideva come brillo. «Avevo ragione. Okay, prima parlo con Sofia.. e poi ammazzo Alan.»
Tania gli si fiondò contro, premendo le mani contro il petto.
«Ti prego, non fare nulla.» lo supplicò.
«Le cose peggioreranno. Sofia sta abbastanza male per sopportare i tuoi scatti di follia, e poi Alan ha un buon alibi se riesce a dimostrarle che non è accaduto nulla in quel maledetto ascensore.»
«Tu vuoi privarmi di questo piacere Tani
«Ti sto chiedendo di fare una cosa razionale almeno per il bene di Sofia. Spaccando il muso di Alan, cosa otterrai?»
In effetti, facendo questo il riccio non avrebbe ottenuto niente, solo beccarsi una nota di demerito per avere volutamente attaccato fisicamente un professore, considerando che poi era il suo ultimo anno.
«Hai ragione.» Cercò di liberare la mente da ogni impulso pericoloso, e la respirazione iniziò a diventare più lenta e profonda. «Forse sto correndo troppo, dovrei parlare con Sofia prima di liberare l'ira.»
«Sì. Dovresti.» concordò. «Il problema è che ci tieni troppo a fare il superuomo.»
«Voglio solo proteggere la mia amica. Ne ha passate fin troppe, prima con te che l'hai lasciata, poi la sua sbandata per questo ragazzo più grande di lei. Vorrei limitare i danni il più possibile.»
«È normale.»
«Sì. Io e lei non ci conosciamo molto, ma so di volerle bene come a una sorella.»
«Ti fa onore.» disse lei, lui sorrise perché in fondo sapeva che non era male confidarsi con qualcuno.
«Certo.» poi tacque fissando il pezzo di corridoio ormai deserto, visto che i ragazzi stavano a bighellonare in giro o a consumare qualcosa alla mensa. Spostò i suoi occhi profondi, in cui Tania volle specchiarsi dal primo momento, restando sospesa in una sorte di staticismo.
«Comunque sarebbe meglio andare a parlare con quella scema. Voglio chiarire le cose.»
Tania lo bloccò per le spalle. «Ehi.»
Lui si girò indietro a rallentatore.
«Cosa c'è ancora?»
«Vacci piano, Josh. Non partire in quarta.»
«Sto solo provando a decifrare il comportamento di una donna in questi casi.» fece lui.
Le labbra di lei si inarcarono in un lieve sorriso seguito da un cenno col capo. «Ok.» gli fece un gesto come a fargli intendere che aveva il suo permesso, e Josh alzò le spalle prendendo a camminare con flemma verso uno dei primi corridoi alla sua sinistra, dove si trovava la sua camera e dove, secondo la sua tesi innegabile, avrebbe scoperto la gracile figura della sua amica annaspare negli affanni, e così fu, dopo una stressante ricerca.

Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora