Capitolo 13

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[Pov's Josh]

Scesi in fretta le scale per stare dietro a una mia ultima conquista.
C'è chi dice che 'il lupo perde il pelo ma non il vizio' come la mia migliore amica -cretina- Sofia.
So di non cambiare facilmente, so che sarò sempre portato a essere scapolo per sempre, che non riuscirò mai a mantenere una relazione stabile senza non pensare ad altre cinquanta.

Non è un vizio, è semplicemente un mio obiettivo vitale. Dicono che dovrei cambiare, che prima o poi sentirò il bisogno della stabilità, di avere davanti agli occhi la stessa ragazza e di condividere finché non morirò letto e esistenza, ma non è che non ci abbia provato, non voglio e basta.

Per il mio viso perfetto le ragazze del college mi vengono dietro come la falena attratta dalla luce che ovviamente finisce per bruciarsi, così loro, che piangono cascate di lacrime quando le mollo su due piedi. Non mi diverte. Però lo faccio, sembra una contraddizione ma è la pura e semplice verità per chi mi reputa un Latin lover fascinoso senza sapere nemmeno il significato della parola. E poi io non capisco, cosa si trova divertente in un rapporto che dura da troppi giorni? Insomma non è stancante legarsi a una sola quando poi ve ne sono un milione in tutto il Minnesota che aspettano di conoscerti?
Bah c'è chi lo chiama 'colpo di fulmine' o per essere ancora più smielati 'amore vero'
Ti innamori, non capisci più nulla, perdi le capacità di controllarti e nel momento in cui succede questo diventi automaticamente stupido e succube delle dolci attrazioni dei sentimentalismi.

Primo stadio.
Ti ritrovi a seguirla in qualunque posto vada lei.
In un centro commerciale gli fai da consulente, da portapacchi, da spendi soldi. Le offri un gelato, un panino o bistecca, per renderti gentile, perché siete al primo appuntamento e vuoi fare una bella figura. Già sei a uno stato avanzato di stupidità cronica.

Secondo stadio.
Esci coi tuoi amici?
Serata alla play coi tuoi amici, lei ti prega, ti supplica di portarla. Se dici sì va tutto bene, sei il ragazzo dei suoi sogni, ma se dici no ti accusa, con la gelosia che sprizza da tutti i pori, di tradimento al vostro amore.
Se la contraddici un calcio bello assestato, tanto che ti viene da pensare di soprannominarla
'La spaccaculo' ovviamente il tuo.
Questo è lo stato in cui c'è il ricovero e all'ospedale la terapia intensiva.

Terzo stadio.
Quando te la sposi. Lì il massimo è la tomba già pronta al cimitero. Non c'è nemmeno bisogno di morire, ci pensa lei se non ricordi il vostro primo anniversario.

Questi sono i tre stadi.
Io non ho raggiunto nessuno dei tre e fortunatamente me la spasso ancora, con nessuna a farmi da guardia del corpo. È bella la vita da single anche se Sofia ha cercato mille volte di farmi capire che prima o poi anche io troverò la mia anima gemella e mi infatuerò, più tardi se fosse stato possibile.
C'è ancora molto da provare della vita di uno scapolo americano e non intendo assolutamente sacrificare il piacere, l'assoluta libertà di ubriacarmi o di fumarmi di fila oltre venti Punch alla volta, per una serata pallosa, dolce da far cariare i denti con l'amore della mia vita.

Non era proprio ciò che desiderava per il momento Josh Watson. Per ora rimanevo il tipico ragazzetto dai profondi capelli marroni, i ricci ben definiti e il fisico asciutto che bastava a far piombare ai suoi piedi tutte le ragazze. In quel periodo avevo intavolato una relazione, anzi un piccolo screzio, con Giulie Hobart.
Una ragazzina di un anno più piccola di me, ma più grande di Sofia. Non mi piaceva molto, però il suo fisico da modella non era da sottovalutare. Aveva la faccetta da angelo sceso giù dal Paradiso, ma dentro di sé nascondeva un'infida personalità da diavoletta.
Gli occhi piccoli e a mandorla e i capelli corti e a caschetto contribuivano a donarle ancora una certa aria da bambinetta.
Avevamo appena litigato come tutte le volte e fortunatamente non avevamo i corsi per quel pomeriggio, così avrei potuto chiarire e utilizzare il mio charme per farla sciogliere.

<<Dai, Giulie!>> le correvo appresso, giù per la grande scalinata che si attorcigliava man mano che terminavano i piani.
Giulie sembrava volermi sfuggire.
<<Fai così con tutte!>> puntualizzò furiosa. <<Sono stufa!>>
<<Ma dai, stai scherzando piccola? Io non mi comporto così con nessuna, solo con te e tu lo sai benissimo.>> Cercai di farle pena, anche se sentivo l'ossigeno abbandonare i miei polmoni.
<<Non mi interessa. Ti ho visto prima, non mentire che io non ti credo.>>
Potevo fare ciò che volevo.
Non era una storia seria, mi piaceva spassarmerla, non essere abbordato in qualche relazione che non mi soddisfava.
<<Non puoi essere gelosa.>>
<<Perché no?>> Mi domandò, frenandosi bruscamente alla fine dell'ultimo scalino dove una moltitudine di teste umane passeggiavano chiacchierando.
<<Non mi piace essere controllato, non voglio che mi stai appiccicata tutto il santo giorno, Giulie.>> le dissi. I suoi occhi brillarono di rabbia, al che indietreggiai perché mi venne in mente la pazza che voleva fucilarmi dal telefono.
Ma adesso perché mi era venuta in mente lei? Ah avevamo un piano da realizzare, e speravo tanto fosse fattibile visto che morivo dalla voglia di vedere la faccia di Sofia dinanzi alla sorpresa.
Forse questo è il motivo, Josh.
Vabbene lasciamo perdere, la psicologia non faceva per me.
Mi ero rimbambito, volevo che questo pensiero venisse rilasciato dalle mie membra, che evaporasse, insomma sparisca.
Giulie mi si avvicinò minacciosa.
<<Sì è vero non ti do la facoltà di respirare.>> Io feci di sì con la testa sottolineando l'ovvietà.
<<Ma si da il caso che sei il mio ragazzo, e ho tutto il diritto di farne ciò che voglio.>>
Bella? Mi aveva preso per un cane, lo diceco perché fino a prova contraria non avevo peli, nessun canino degli animali e non sapevo abbaiare.
Lei mi lesse nel pensiero.
<<È come se ti portassi a spasso come un cane.>>
Io spalancai la bocca sbigottito dalla prospettiva di immaginarmi con guinzaglio e corda rabbrividendo.
<<No, scordatelo!>>
<<Lo hai voluto tu Josh, mi costringi dal momento che ti baci con tutte.>>
<<Ma che bacio! Era solo a stampo e non ci ho messo nulla.>> precisai.
<<Non sono ceca. Vi ho visti chiaramente, le vostre lingue mi hanno fatto ribrezzo fino all'ultimo.>>
<<Tu non guardavi!>> esclamai con le braccia incrociate.
Jennifer era da urlo coi suoi baci sensuali ed erano una droga per me.
Era come un pelato senza il suo parrucchino o come un cantante senza voce. Mi poteva chiedere di rinunciare alla play ma non a baciare chi mi andava.
<<Oh, ti arrabbi pure? Dovrei essere io quella ad essere incazzata visto che si parlerà delle tue corna e anche delle mie in tutto il college.>>
<<Chiedimi di rinunciare alla play con Mark e Rodolfo ma non a baciare Jennifer! Quella bacia da Dio, cara.>>
Lei si accigliò.
<<Risparmiami i dettagli.>> fece Giulie, girandosi e dandomi le spalle. <<E comunque sei libero di fare ciò che vuoi.>>
<<Bene, molliamoci.>>
Lei ciondolò un 'si' incerto con la testa, mentre si inoltrava tra tutte quelle teste, a stento trattenendo qualche lacrima che voleva uscire prepotente sulla sua guancia.
Rimasi fermo vicino alla fine delle scale sospirando, 'un'altra arrivata alla fine' e intanto mi misi le mani nelle tasche dei pantaloni recuperando un mezzo sigaro della Punch che strinsi fra le fessure delle labbra.
Avvicinai la fiamma, ma non riuscii ad accenderla, perché mi ero sentito picchiettare sulla scapola. Mi voltai con ancora il sigaro spento nelle labbra e guardai dinanzi a me una figura di poco più alta di me, anche perché disposta sul penultimo scalino e altre tre persone che avevano le braccia strette al petto in posizione intimidatoria.
<<Tu devi essere Josh Watson, vero?>>
Io alzai un cipiglio. I tipi mi osservarono, sopratutto il primo con un sorriso malefico stampato sul volto.
<<Sì.>>
<<E sei anche lo stronzo che ha fatto soffrire la mia Giulie vero?>>
Parlò quel ragazzo con voce dura, portandosi un enorme ciuffo biondo all'indietro.
<<S-sì.>>
Sentii un rumore di qualcosa che schiocca e il ragazzo che alzò il pugno stretto tagliando l'aria.
<<Allora...>> si interruppe.
<<Cosa?>> ma non riuscii a prevedere in tempo che il ragazzo stava sferzado con velocità disumana il suo grosso palmo.
Poi un forte rumore di qualcosa che ne urta un'altra, il contatto col pavimento e poi il vuoto, il nulla.

Angolo dell'Autrice*

Salve mondo di Wappad!
La foto di sopra è Josh, ovvero lui come me lo sono immaginato io.
Fatemi sapere se vi piace.
Cosa gli sarà accaduto?
Ovviamente non si scherza con fuoco, speriamo che Joshi impari la lezione. Aspetto le vostre stelline e i commentini.
Baci
See you Later
Jo_14



Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora