Capitolo 34

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Voglio essere il pensiero costante che non ti farà smettere di ridere, perché il tuo sorriso è più prezioso dei cherubini.

Cit. Sofia Baglietti


Riepilogando... in realtà non c'è niente che io possa dirvi che voi non sappiate già, visto che avete letto fino ad ora.

Quello che alcuni non sanno, dei precedenti capitoli, è che io e Alan ci siamo fidanzati in segreto.
Eravamo stanchi di ignorarci come bimbi capricciosi per tutto il tempo e dopo esserci concessi in quella casupola di legno al lago Shin, abbiamo mosso qualche passo traballante verso la soluzione al nostro problema.

Stiamo insieme, mi sembra un sogno divenuto realtà.

Dopo aver superato la contea di Assex, e anche il centro trafficato del Minnesota, eravamo giunti al parcheggio del Mc Nally Smith.
Osservai il mio professore spegnere la macchina e inserire il freno di stazionamento mentre sgangiava la cintura di sicurezza.
Va bene così, pensai cercando di non mostrarmi abbattuta per la messinscena che avremmo poi dovuto montare dinanzi a tutti, come grandi attori che recitano in una commedia. Lentamente allungai un dito sfiorandogli il dorso della mano, percorrendo la lunga conca formata dalla vena indugiando su ogni piccola crosticina di sangue represso, non fa niente, mentirò solo per averti accanto a fine giornata Alan.
Alan alzò la mano e la rigirò con scatto improvviso, facendo scivolare la mia nel palmo aperto.
«Tesoro.» i suoi occhi si incastrarono nei miei, mentre la luce della macchina si spegneva.
Mi faceva ancora un certo effetto, che quelle sue labbra e quella sua voce sensuale che sferzava con un colpo secco le tenebre che ci avvolgevano e mi accarezzava la guancia, si riferisse proprio a me.

Lui che di bellezza e di carattere ne poteva avere cinquantamila, ma aveva scelto me.

«Ehm.. io..» farfugliai intimorita di dire o fare qualcosa che non andasse bene, vittima di un attacco di dislessia.
«Tutto bene?» mi chiese e un distante coro angelico risuonò nei paraggi. Mi strinse la mano nel suo pugno, mentre si chinava sul mio minuscolo viso. Potevo avvertire, senza niente a rischiarare quei nostri gesti, il suo respiro caldo e lento accarezzarmi le gote, la stretta delicata e impacciata dalla ristrettezza della vettura immobile nello stallo e quei suoi occhi limpidi che non facevano altro che scrutarmi timorosi.
Una vampata di calore mi scaldò le guance, fino a poco tempo prima gelide per il maestrale del di fuori.
Dischiusi le labbra per rispondere ma sentivo un eccesso di saliva impastarmi le parole da renderle incomprensibili, come tutte le volte che provavo a dire qualcosa di serio a lui. In sua presenza però mi si azzerava il cervello e tutto ciò che proferivo erano lallazioni banali o piccoli mormorii a bassa voce. Non avevo il diretto controllo sulle corde vocali, che andavano sempre per conto loro quando Alan stava con me, cioè sempre.
«Ben-» mi interruppi per mordermi l'interno della bocca, cercando di trattenere un'esclamazione irritata.

Possibile, coscienza, che io debba sempre e solo balbettare in sua presenza come i neonati di poco più che un mese?

Inspirai profondamente, preparandomi a reclamare qualcosa di più compunto.
«Sto bene.»
Alan con un piccolo schiocco metallico aprì la portiera, chiudendo il giubbino che gli avevo restituito per combattere le sferzate fredde.
Lo fissai confusa, restando nel bollore concentrato della Porche, mentre Alan riapriva la portiera posteriore e vi introduceva metà busto per recuperare la valigetta da cui sfuggivano vari scomparti disordinatamente.
La richiuse energicamente.
«Tu vuoi restare in macchina, lumaca?» picchiettò un dito sul finestrino per attirare la mia attenzione. Mi voltai, ma il grande spessore del vetro mi isolava da quel suo avvenente timbro e gesticolai con indice e pollice in modo che lui capisse, ma niente.
«Alan, non capisco!» gli strillai con quanta forza avevo nei polmoni, ma lui nulla, continuava a scuotere il capo in risposta.
Lo vidi gonfiare le sue adorabili guance e fare un mezzo giro dalla macchina fino alla portiera opposta.

Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora