[Pov's Sofia]
Ero dannatamente incredula!
Avevo Alan a pochi centimetri seduto nel posto adibito al conducente, il mio fondo schiena era comodamente semi seduto sulla tappezzeria nera del sedile della Porche e le nostre distanze venivano separate dal cambio.
Era così strano, lui non era solo un ragazzo per cui avevo deciso di sottrarre una macchina senza il permesso del proprietario, ma anche il mio professore. A scuola quel nostro viaggio sarebbe stato motivo inutile di gossip. Rabbrividivo al solo pensiero che la reputazione di Alan sarebbe stata rovinata per colpa mia.
Lui non meritava di finire sotto false accuse, perché non era accaduto niente. O forse sarebbe potuto accadere se solo il cellulare non avesse avuto la briga di disturbare. Ma era meglio così.
Non volevo finire in un pandemonio che non avrebbe portato che disastri e problemi.
È vero che questi non si possono evitare e che bussano alla tua porta, ma almeno c'era una minima possibilità di tenersene alla larga e una di questa era evitare avventure romantiche indesiderate.
Ciò valeva dire dimenticare. Dimenticare, cancellare quel momento che pareva essere stato così vicino per accadere. Io e Alan ci eravamo andati vicino, era forse la circostanza più naturale che avessimo trovato, bastava annullare tutto e considerare solo le nostre bocche che bramavano di possedersi a vicenda.
Ancora non riuscivo a rendermi conto di esserci andata così vicino, ma non abbastanza, perché potessi lanciarmi senza pensieri da un grattacielo.
E credo che Alan l'abbia capito dopo questo nostro 'quasi bacio' che dobbiamo allontanare da noi questa insulsa iniziativa di fare la coppietta con così tanto zelo davanti agli altri e mantenerci nei nostri rispettivi ruoli, anche se risulta difficile per me vederlo come un professore.
Non lo vedrò mai così.Chi lo avrebbe mai detto?
La mia vita a Caserta era senza alcun senso logico: professori noiosi e pallosi, in vena di interrogare ogni giorno, con alcuna voglia di fare bene il loro lavoro, con la bocca larga quanto una barca o la voce gracchiante.
Tipi che si impegnavano non per la gioia di essere insegnanti di vita, ma solo per intasare il cervello di menmoniche nozioni. Le ore sembravano non passare mai e quando sentivi l'ultima campanella era un vero sollievo, uscivi via come rincorsa dal diavolo. Poi casa, compiti, sporadiche uscite con Tania e infine letto.
Pareva tutto meccanico, la stessa melodia, lo stesso disco ma poi il Minnesota, la musica e Alan che hanno rivoluzionato la mia vita dalla prima volta.
Ancora ringraziavo quei ragazzi con le creste che mi spinsero a terra, lui che venne a soccorrermi e che io sia capitata nel suo corso.
Si chiama fortuna?
No, Alan Taylor.Come ho imparato da Titanic un film vecchio quanto il mondo e che ho rivisto centinaia di volte con Tani nella vita non puoi mai fare supposizioni, perché queste si rivelano infondate.
Devi semplicemente giocare, contro la Dea della fortuna e sperare di riuscire a spuntarla. Accetti e impari che col destino non c'è da scherzare. Prima ero a Caserta, tra quelle poche genti che conoscevo come le mie tasche, in luoghi che racchiudevano la mia infanzia e adesso sono in una città grande e multietnica con Alan.
Per questo: mai dire mai.
È un motto mio, che perseguo fin da bambina. Le cose accadono non per desiderio, ma per dovere.
Sono in Minnesota per una missione, il problema è che non so quale sia. Ho incontrato molti ragazzi, alcuni antipatici altri simpatici con cui ho stretto una bella amicizia come Josh, ma oltre a loro, Alan il mio professore e i suoi occhi azzurri che mi hanno stregato completamente.
Solo una domanda mi sono posta dal primo momento che Alan è piombato nella mia apatica vita da ragazza piena di complessi.
Lo avrei incontrato lo stesso se io non avessi fatto domanda per il Mc Nally Smith e fossi rimasta a Caserta?
Credo di no.
Alan e io saremmo rimasti estranei. Un po' mi avrebbe fatto piacere, la sua presenza mi rendeva nervosa e mi faceva perdere del tutto il controllo, ma al tempo stesso triste, perché Alan stava diventando qualcosa di incontrollabile dentro di me, qualcosa che mi preoccupava, qualcosa che non avevo mai sperato neanche tra un milione di anni di provare per qualcuno.
Io non maledivo niente.
Riuscivo benissimo a controllare ciò che provavo.
Tenevo sotto sorveglianza le catene che tenevano fermi i miei istinti, ma non so se riuscirò a resistere, visti i precedenti tentativi.
STAI LEGGENDO
Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]
Romantizm● Capitolo #1 ~ Perdono? revisionato il 05/03/16 Alessia si trasferisce in America per frequentare un college musicale. Incontra Josh che diventa suo amico e coinquilino, ma sarà l'incontro con Alan a stravolgerle completamente la vita... Pagina...