Capitolo 6

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[Pov's Sofia]

Era da una settimana che Alan era entrato nella mia vita come mio punto di ossessione oltre che prof.
I corsi al collage non erano mai stati così interessanti, e in pochissimo tempo avevo finito per spostarmi ai primi posti, anche se Josh non ne fu affatto felice e per circa due giorni continuò a tenermi il muso. Ma a me non pesò, Josh aveva finito poi per rompere il ghiaccio ritenendo che fosse troppo complicato arrabbiarsi con la sua migliore amica Sofia e aveva accettato, seppur con qualche riserva, la sua nuova ubicazione.
Alan era così vicino, la sua voce era un toccasana e non mi faceva rimpiangere la mia scelta di trasferirmi lì in Minnesota per studiare musica. Josh iniziò seriamente a pensare che il mio interessamento stesse diventando cronico, non faceva altro che ascoltarmi, prendendomi in giro, quando alla pausa, io continuassi a parlare di quanto stessi imparando con il prof Taylor, di quanto le sue lezioni fossero interessanti e della sua capacità di farmi amare ancora di più la musica, omettendo il fatto che quei suoi occhi visti da così vicino mi mandassero al manicomio.
<<Sofia, non è che.>> aveva provato a farmelo notare più volte, non era affatto normale il mio comportamento, sopratutto perché lui aveva circa otto anni di più.
<<Cosa?>>
<<Mi fai paura.>> mi confessò al trillo della campanella della seconda ora, mentre riponevamo i libri nella cartella e ci preparavamo al tanto atteso corso di musica di Alan.
<<E perché?>>
<<Be' perché se ti sentissi, anche tu diresti lo stesso. Non è normale che una ragazzina di sedici anni parli in questo senso di un ragazzo che ha per giunta ventiquattro anni ed è un professore.>>
Io lo guardai perplessa.
Non avevo detto nulla di straordinario.
<<Ah, giusto allora non ti ricorderai manco di tutte le volte che mi ripeti di quanto il prof sia carino, intelligente e che vorresti scoprire cosa lo tormenta in questo periodo.>>
<<Io ho detto questo.>> ammisi.
Josh sghignazzò.
<<Giulie ha perfettamente ragione, tu sei un'idiota.>>
Mi stavo arrabbiando, ma il motivo era che credevo potessi sminuire tutto, ma ciò che avvertivo su Alan non era per niente alla mia portata.
Dio mio perché a me?
<<Anche tu lo sei.>>
<<Scusa? Sì da il caso che io non ho un debole per il prof e non credo che Alan sia il mio tipo.>>
Josh sorrise.
<<Sei brava.>>
<<Oh, grazie.>>
<<Guarda, non era un complimento.>>
<<Eh?>>
Josh sospirò. Perché dovevo diventare amica di un deficiente che sapeva leggermi nel pensiero, invece che di un tipo con la testa apposto? No eh.
<<Sofia, per piacere, non sono un cretino.>> mi disse, con quella convinzione che avrei voluto prenderlo a schiaffi.
<<Ah, ero convinta del contrario.>>
<<Quella che è cretina sei tu e confessa, ti piace Alan!>> lo urlò così forte, che Valery e Kanny si girarono come avvoltoi con le orecchie tese ad ascoltare. In una frazione di minuti mi trovai tutte le ragazze del corso che mi accerchiavano il banco e minacciavano di bruciarmi al rogo se non avessi detto loro la verità.
La verità, ahimè, non la sapevo.
Navigavo disperata alla ricerca di qualche appiglio su cui avrei potuto aggrapparmi, ma non c'era e il mare della disperazione mi trascinava fin quasi ad affogarmi.
<<Allora Sofia!>> parlò una di quelle. <<Dicci immediatamente cosa c'è fra te e Alan?!>> aggiunse.
<<Spera per te che siano voci di corridoio solamente quel pasticcino dovrà essere soltanto mio.>> mi minacciò una delle ragazze più popolari del collage, muovendosi la folta massa di capelli mori a boccoli.
<<Sofia stiamo aspettando!>>
Tutte e dodici ragazze incrociarono le braccia al petto, mentre io lanciavo sguardi omicida indirizzati a Josh, che fischiettava con le braccia incrociate alla testa.
<<Questa me la paghi!>> sussurrai fra i denti, fissando poi i dieci corpi che creavano una barriera fra me e la cattedra ancora vuota.
<<Eh veramente io.>>
<<Allora, ragazze cosa fate in piedi?>> una voce alle loro spalle, maschile e molto forte le fece girare all'unisono stupefatte.
Era Alan. Anche quella mattina era come sempre affascinante e di bellezza unica, portava un pantalone blu scuro, appena stirato, una camicetta azzurra, con giusto due bottoni non abbottonati che mostravano il suo petto.
I capelli neri, lisciati e ben fissati con un po' di gel gli stavano divinamente come tutto il resto.
<<Ci scusi, prof.>> rispose Kanny.
<<Tornate a posto e non infastidite Sofia.>> ordinò, e loro ubbidirono prendendo posto nei loro banchi.
La lezione poté cominciare.

Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora