capitolo ventiquattresimo

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Si svegliò nel bel mezzo della notte, con il freddo che le penetrava dentro le ossa, dentro l'anima. Rabbrividì e cercò di mettersi sotto le coperte, si accorse solo in quel momento di avere ancora il telefono in mano. Lo sbloccò e il messaggio che Cameron le aveva mandato ora fa era sempre lì.

Quel "torno" era lì a darle la speranza che lo avrebbe fatto davvero. Non aveva altri messaggi o chiamate e questo la preoccupò. Se non c'erano chiamate da Gina o da Sierra vuol dire che non era ancora tornato.

Guardò l'ora socchiudendo gli occhi per la luce dello schermo. Le 3.20.

Erano le 3.20 del mattino e non si era mai sentita così sola.

Erano le 3.20 del mattino e lui non era ancora tornato.

Si massaggiò le tempie e mise in carica il telefono, ormai al 10%, appoggiandolo sul materasso, accanto a lei. Tolse la vibrazione e mise il volume al massimo, non si sa mai.

Sentiva che qualcosa stava per accadere, che questo era solo l'inizio. Ma non si spiegava come mai avesse questa sensazione. Nella giornata aveva dato la colpa all'ansia, alla preoccupazione, ma ora non ne era poi così tanto sicura.

Guardò un punto buio in camera sua e si diede della pazza quando ci vide il volto di Cameron. Ma poi sorrise leggermente, sapeva che la notte ha la forma di chi ti manca. Da piccola suo padre glielo ripeteva sempre, e aggiungeva che di notte vedeva lei, perché nonostante fosse nella stanza accanto, le mancava.

Odiava sporcare quei bei ricordi, li voleva tenere dentro di sé, al sicuro. Ma ormai era passato e tutto passa, la tristezza passa, le persone e i bei momenti passano. E' difficile sapere che cosa rimane.

Ma infondo, si fidava di Cameron, se le aveva detto che sarebbe tornato, lo avrebbe fatto. Lo sperava.

Con questo pensiero si addormentò lentamente.

HELEN POV

«buonanotte honey» sentì la voce di Taylor dall'altra parte del telefono prima che attaccasse. Sospirò. Si strinse nel suo giacchetto di sensi di colpa. Non voleva mentirgli ma voleva andare a fondo a questa questione.

Si era inventata una scusa quel pomeriggio, dicendogli che si era sentita male ed era tornata a casa, lo aveva convinto a non venire da lei ed era rimasta al parco, per spiare Cameron e Richard. Si era messa dietro un albero mentre li guardava di sottecchi mettersi a sedere nel bar lì vicino, in silenzio.

Aveva aspettato per tutto il pomeriggio e non avevano fatto assolutamente niente. Non si erano nemmeno scambiati uno sguardo o una parola. Stavano entrambi al telefono. Helen si chiese perché Cameron non se ne fosse andato.

Il freddo le intorpidì i piedi e si mosse un poco sul posto, cercando di non farsi vedere. Quando il bar chiuse, loro si spostarono su una panchina. Guardò l'orologio e segnava esattamente le 20:00. Ora a cui sarebbe dovuto arrivare Aaron.

Come se lo avesse evocato, vide camminare velocemente la sagoma di Aaron verso i due che misero contemporaneamente in tasca il telefono.

«ce l'hai?» sentì chiedere Richard e il cuore di Helen iniziò a battere velocemente per la troppa vicinanza. Era esattamente dietro l'albero posto dietro alla loro panchina. Si sentiva esposta.

«ovvio» disse Aaron ma Helen non poté vedere se gli avesse passato qualcosa o meno.

«bene, ne basta una per mandare in panico tutti» disse e si alzò dalla panchina «e per risponderti a prima, Dallas, si, lo devi fare per forza o sai cosa ti può accadere» ghignò

Change || Cameron Dallas. [change's series #1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora