La paura di non riuscire a tirare fuori le gambe da un problema è sempre quella che ti porta ansia e stress. Grace lo sapeva bene e sperava di non risentire quella sensazione mai più, invece eccola lì, a mordersi le unghie mentre camminava per il soggiorno di casa Dallas.
Aveva smesso di contare i minuti e i passi fatti in quel lasso di tempo, non sapeva se era passata mezz'ora, due ore o tutto il pomeriggio. Sierra aveva più volte cercato di calmarla, nonostante la preoccupazione fosse evidente anche sul suo volto, ma non era riuscita nel suo intento.
Grace iniziò a mordersi le cuticole, staccandole e facendo fuori uscire del sangue.
«Grace ..» la chiamò Sierra. Solo in quel momento si rese conto del sangue sulle dita e imprecò mentalmente, avrebbero bruciato un sacco sotto l'acqua. Sierra le porse un fazzoletto di carta e cercò di tamponare alla meglio il sangue.
Si sentiva come se fosse alla fila di un concerto, con la paura di non riuscire ad entrare, con la paura di rimanere sola, di essere l'unica. Aveva il terrore che Cameron non tornasse a casa, ma la straniva abbastanza il suo comportamento: era risaputo che Cameron Dallas fosse una specie di emarginato sociale, quindi che cosa diamine stava facendo fuori di casa per quattro ore?
«e se non torna?» chiese con un filo di voce a Sierra, che sbarrò gli occhi. Scosse la testa e provò a sorriderle «tranquilla»
Grace annuì e si sedette, non se ne sarebbe andata fino all'arrivo di Cameron.
Prese il telefono e rispose a sua madre, altrettanto preoccupata, dicendole che ancora non era tornato.
Avrebbe davvero voluto pensare a Richard, Helen e Taylor ma il suo egoismo le impediva di pensare ad altro che non fosse Cameron.
Cameron. Cameron. Cameron.
Si morse il labbro inferiore e passò una mano sulla faccia. Aveva provato a chiamare tutti i suoi amici, ma nessuno lo aveva più visto.
Le pareti della casa la stavano sopprimendo.
«Dovresti riposare» le disse la più grande. Grace scosse la testa e si sdraiò sul divano, cercando di fare dei grandi respiri. Sapeva che era strano, ma la paura che Cameron restasse fuori tutta la notte le attanagliava lo stomaco. In qualche modo il suo cervello collegò tutto questo alla comparsa di Richard, ma si diede della stupida subito dopo averlo pensato.
La porta di casa si aprì ed entrambe le ragazze si alzarono velocemente per dirigersi quasi correndo al corridoio principale, ma invece che il volto del ragazzo che stavano aspettando videro Gina.
Grace sospirò e tornò in soggiorno, provò a mandare dei messaggi a Cameron e persino a chiamarlo, ma attaccava quasi subito la segreteria telefonica. Sentì Sierra spiegare a Gina la situazione, le dispiaceva che si preoccupasse tanto dopo una giornata di lavoro.
Aspettarono insieme, in silenzio, sedute sul divano fino alle sette e un quarto. Gina costrinse Grace ad andare a mangiare qualcosa, dato che non aveva ancora mangiato. Grace era riluttante ma alla fine si arrese, mentre attraversava sperò di vederlo arrivare mentre camminava sul marciapiede.
Non mangiò molto, il necessario per non cadere a terra svenuta, e si rimise sul divano con il telefono tra le mani, piegò le ginocchia al petto e ci poggiò il mento.
La suoneria del suo telefono la fece sussultare e distogliere dai pensieri, guardò velocemente chi fosse e sbuffò
«Hel?»
«Grace! Sai niente?» chiese con voce acuta, tanto che Grace dovette allontanare il telefono dall'orecchio
«non ancora, non è tornato» disse, talmente piano che credette che Helen non avesse sentito.
«ma dove cazzo si è cacciato?» sbottò e Grace sospirò sistemandosi gli occhiali
«cambiamo discorso, con Ty?» non ne era davvero interessata, ma aveva bisogno di una distrazione in quel momento, e quale distrazione migliore di un'amica che ti straparla nell'orecchio?
«non stiamo ancora insieme, ma gli ho dato una possibilità» iniziò lentamente, per finire la frase molto più emozionata. Grace sapeva che aveva visto Richard ma sperò che quel ragazzo non avesse intenzione di tormentarla ancora.
«Hel, sono stanca, vado a letto»
«a domani Grace» e staccò
Non aveva davvero sonno, ma le faceva male la testa. Riportò il pensiero a Richard e ad Aaron, che aveva visto allontanarsi con il biondo. Se Aaron era come Richard, ora aveva timore anche per Maja.
Anche se a difendere Maja c'era pur sempre Matt.
Il suono della notifica di un messaggio la fece scattare sul divano
«torno.»
Cameron.
ORA MI UCCIDETE LO SO, SONO 17 GIORNI CHE NON AGGIORNO MA VI PREGO DI PERDONARMI E MAJA, NON UCCIDERMI.
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Change || Cameron Dallas. [change's series #1]
أدب الهواة[ #962 IN FANFICTION #842 IN FANFICTION #710 IN FANFICTION #101 IN FANFICTION ] Cameron Dallas era un ragazzo come tanti, nella scuola che frequentava. Andava bene a scuola e aveva un bella famiglia a casa. Non aveva tanti amici però, poteva conta...